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mercoledì 21 dicembre 2011

Meshuggah - "ObZen"

Nuclear Blast Records, 2008
I Meshuggah sono forse la band che meglio rappresenta il concetto di “evoluzione musicale”. Hanno saputo crearsi uno stile unico e immediatamente riconoscibile, e una volta fatto ciò invece che sedersi comodamente sugli allori intasando la loro discografia con album tutti uguali si sono sempre presi il loro tempo e hanno partorito qualcosa di sempre diverso dalla volta precedente. Sono passati dalla placida claustrofobia degli acclamati None e Destroy Esare Improve al Post-Thrash metallico e super-aggressivo di Chaosphere, per poi rallentare nuovamente incupendosi e appesantendosi col machiavellico Nothing e quindi trovare una nuova svolta dinamica e progressiva con i magistrali I e Catch 33. Tre anni dopo i Meshuggah sono di nuovo in pista, e stavolta tocca ad ObZen.

Questo ObZen non è né un punto di arrivo né tantomeno l’inizio di qualcosa di nuovo: è semplicemente un ulteriore gradino evolutivo nella lunga storia di questa band, gradino evolutivo che si configura come un punto di cospicua confluenza di tutte le caratteristiche citate sopra, che sapientemente mescolate e composte l’una con l’altra divengono ora le sfumature di un tutt’uno che definire picassiano è un eufemismo. ObZen continua a coltivare l’attitudine machiavellica dei lavori più recenti, ma lo fa con un approccio decisamente più diretto ritrovando l’impatto dei primi dischi, approccio che oscilla costantemente tra la ferocia rabbiosa di Chaosphere e l’andamento inibitorio di Destroy Esare Improve, il tutto riccamente speziato di Jazz come è sempre stata tradizione per i Meshuggah. ObZen sembra quindi il crocevia di tutte le differenti fasi creative che la band ha attraversato negli anni, neanche fosse il punto triplo dell’acqua, ma non si tratta solo di sintesi: no, è anche progressione, innovazione, ed è un’ulteriore passo che ci proietta in un futuro discografico ancora tutto da scoprire.

Fin dall’inizio ci si accorge che, ancora una volta, qualcosa è cambiato: Combustion, perfetta come opener, è un brano davvero atipico e per certi versi quasi orecchiabile che ha il merito di richiamare l’attenzione fin da subito. E che dire della scoppiettante Bleed? Un autentico capolavoro, forse il momento dell’album più vicino ai primi lavori della band - come si può ascoltarne l’assolo senza richiamare alla mente il fantastico Destroy Erase Improve? Proseguendo ci si immerge sempre più in una musica labirintica e asfissiante, un Math invalicabile dal sound sempre più moderno ed enigmatico che ormai ha definitivamente soppiantato il vecchio Post-Thrash, Math che prende totalmente il sopravvento in quello che è decisamente il punto più alto di tutto il disco: la coppia finale di brani, Pravus e Dancers To A Discordant System, gli Scilla e Cariddi da superare se si vuole terminare l’ascolto, le Colonne d’Ercole che dividono il futuro ancora ignoto della band da questo loro grande presente che continua a regalarci capolavori. E già che siamo arrivati in fondo è sufficiente citare la strofa sulla quale il disco si chiude per farci un’idea delle tematiche toccate dalla band:

“We believe - so we're misled
We assume - so we're played
We confide - so we're deceived
We trust - so we're betrayed”


I Meshuggah portano con sé ancora una volta un messaggio forte, e concettualmente e musicalmente, due facce queste di una stessa moneta che vi offrirà da un lato la testa dell’umanità su un piatto d’argento e dall’altro la croce dell’inerme cecità che noi tutti, in fondo, scegliamo di caricarsi sulla schiena: un perfetto ritratto dell’umana specie, debole e timorosa, superstiziosa e credulona, intenta a fuggire dalle proprie paure invece che affrontarle e nel frattempo messa sempre più alle corde dalla claustrofobia che nutre nei confronti della realtà, realtà che ormai la avvolge e la paralizza nelle sue gigantesche spire, le spire di questo serpente dispettoso che prima o poi la asfissierà, la sterminerà, la sradicherà.

01 - Combustion (04:11)
02 - Electric Red (05:53)
03 - Bleed (07:19)
04 - Lethargica (05:49)
05 - ObZen (04:26)
06 - This Spiteful Snake (04:54)
07 - Pineal Gland Optics (05:14)
08 - Pravus (05:12)
09 - Dancers To A Discordant System (09:36)