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mercoledì 13 luglio 2011

Kauan - "Lumikuuro"

BadMoodMan, 2007
Se il Metal fosse una pittura, che tipo di pittura sarebbe? Mi vengono in mente le forti tinte dell’espressionismo, le violente pennellate di Michelangelo e i suoi vividi chiaroscuri; oppure per quanto riguarda il Metal più estremo potrei citare la pittura infernale di Bosch, il simbolismo di Bruegel, o ancora l’inquietante surrealismo di Salvador Dalì; il Black Metal potrebbe essere riassunto ne “L’urlo” di Munch e nella sublime freddezza paesaggistica di Friedrich; infine l’Avantgarde potrebbe trovare un suo corrispettivo nel futurismo. C’è da sbizzarrirsi. Ma una cosa è certa: l’acquarello, col Metal, non c’entra niente.

Un bel giorno però salta fuori una band che emerge dal freddo della Russia, che canta in finlandese (!) e che decide di chiamarsi Kauan in onore dei Tenhi: ed ecco che il Metal ha trovato il suo acquarello. La gamma cromatica di cui la band si serve non è molto ampia, ma ciascuno dei pochi colori pastellati che usa è ricchissimo di mille sfumature diverse, testimoniando ancora una volta che le opere monocromatiche o comunque con pochissimi colori sono infinitamente più suggestive di quelle che utilizzano l’intera tavolozza. E tra questi leggeri tocchi di pennello troverete una “vita” sonora paragonabile alla brulicante fauna del sottobosco, una miriade di strumentazioni che sembrano direttamente collegate con l’armonia della natura, con il delicato equilibrio della vita, come le innumerevoli tastiere xilofonate che rivestono il disco e in particolare la titletrack, come il tenue sognante assolo di chitarra in Syleilyn Sumu, come il preludio in pianoforte allo spettacolare violino che chiude Villiruusu. Trova spazio anche una versione “acustica” di Syleilyn Sumu, anche se è difficile parlare di acustica: l’unica cosa che manca è la chitarra elettrica, perché per il resto compare comunque un’ampia gamma di strumentazioni. Sintetizzatori delicati e una sbiadita chitarra rauca sono la trama e l’ordito di questa stoffa pregiata, chiamata Lumikuuro, con cui i Kauan tessono un nuovo abito per un Post Black molto d’atmosfera. Un abito che calza a pennello, perché l’effetto delle chitarre è davvero speciale: col loro sound abbastanza sporco e sempre secondario creano un contrasto splendido con l’estrema pulizia delle tastiere e degli arpeggi, sempre cristallini. Stessa cosa vale per la voce: uno scream basso e torvo si mescola ad un clean gentile.

Immaginate di essere in un bosco d’inverno, e di vedere attorno a voi una distesa di bianco rotta solo dalle sporadiche scaglie di corteccia che emergono qua e là come pennellate impressioniste acquarellate. Intorno a voi il silenzio più glaciale, increspato soltanto dai soffi di vento freddo e dalla neve che scricchiola sotto i vostri scarponi. E in questa sorta di natura morta boreale immaginate che sotto la bianca spessa coltre ghiacciata è già tutto un fermento di futuri semi che metteranno le radici e piccoli animaletti andati in letargo, preludio ad una prossima primavera. Questo è Lumikuuro.

01 - Alku (02:08)
02 - Aamu Ja Kaste (07:01)
03 - Lumikuuro (07:28)
04 - Savu (04:11)
05 - Koivun Elämä (06:27)
06 - Syleilyn Sumu (05:14)
07 - Villiruusu (05:17)
08 - Syleilyn Sumu (Akkustika) (05:11)