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lunedì 10 giugno 2013

October Falls - "A Collapse Of Faith"

Debemur Morti Productions, 2010
Non sono un fan appassionato degli October Falls: la loro proposta musicale mi affascina e mi ascolto sempre volentieri i loro album, ma la loro musica soffre di alcuni difetti di fondo che mi impediscono di considerarla eccellente. Sappiamo che la band ha una doppia anima, che si è manifestata negli anni con due tendenze musicali precise: da una parte gli album totalmente acustici, dall'altra quelli elettrici e propriamente metal. I capitoli acustici, pur essendo indubbiamente piacevoli e ben costruiti, hanno il difetto di essere eccessivamente prolissi e statici, due difetti che ne riducono la longevità; i dischi elettrici, invece, hanno la stessa piacevolezza melodica e le stesse atmosfere boschive e naturalistiche, pregne di malinconia e di introspezione, ma a volte non sanno bene che direzione prendere, sembrano perdersi in inconcludenze. Tuttavia, a parte il deludente "The Womb Of Primordial Nature", i dischi venuti dopo sono abbastanza belli da meritarsi una recensione: oggi è il turno di "A Collapse Of Faith".

Terzo album in studio della band se escludiamo i numerosi extended play, il disco si presenta come un brano unico, suddiviso in tre parti per pura formalità, in quanto la separazione è del tutto ininfluente sul risultato musicale. Facile da inquadrare fin dal primo ascolto, si presenta con una musica che intreccia chitarre elettriche e acustiche in un black metal melodico debitore delle atmosfere naturalistiche degli Agalloch così come delle ruvide sonorità dei primi Ulver, senza dimenticare consistenti dosi di melodia che invece potrebbero essere fatte risalire agli Empyrium, come stile. Un collage di influenze che la band, stavolta, riesce ad amalgamare in un disco passionale, intensamente introspettivo e a tratti anche rabbioso, un disco che sbatte in faccia all'ascoltatore melodie appassionate e ritmi violentemente travolgenti, nei quali la batteria pesta con una rabbia carica di malinconia, più che di pulsioni distruttive fini a sè stesse. Basta ascoltare i primissimi minuti del disco per avere una chiara idea di cosa si troverà in questi quaranta minuti: un delicato arpeggio acustico introduttivo che lascia quasi subito il posto ad un assalto di batteria, condito da un'espressiva voce a metà tra il growl e lo scream, mentre le chitarre tessono trame molto semplici e dirette e pennellano temi trasudanti pura emozionalità, cosa che spesso va di pari passo con l'assoluta elementarietà delle armonie e dei giri melodici. Mentre il protagonista ci avvolge con il suo canto aspro ma ricolmo di nostalgia, che talvolta è controbilanciato da evocativi accompagnamenti corali, le melodie piano piano si evolvono, si aggiungono nuove trame alle precedenti, per poi tornare di nuovo a pause acustiche, a riprese dei temi precedenti, e così via, in un continuo andirivieni di linee melodiche che ha comunque un andamento tendenzialmente ciclico. Ripetitivo, forse, e anche un po' ridondante: i brani avrebbero potuto essere snelliti di qualche minuto, evitando di ritornare sui propri passi più volte, ma sta di fatto che ogni secondo di questa composizione è intriso di quel mood che ti lascia subito sulla pelle una sensazione forte, di quelle che non vanno via facilmente, una sensazione di dolorosa mancanza di qualcosa, di atroce sofferenza per la perdita di qualcosa di amato, di comunione con una natura che rappresenta l'ultimo baluardo in cui rifugiarsi per trovare un po' di pace esistenziale.

A mano a mano che i minuti proseguono, la triste storia di questo "crollo di una fede" prosegue sugli stessi toni, aggiungendo un po' di varietà melodica ma senza cambiare di una virgola la natura emotiva della propria proposta. Le chitarre seguitano a pennellare soffici arabeschi di melodie tristi e sconsolate, basso e batteria (specialmente la seconda) si impegnano a trasmettere con i loro colpi frenetici l'ineluttabilità di questa condizione dolorosa, che si dibatte per tentare di liberarsi ma senza successo; la voce del protagonista non conosce pace, e dall'inizio alla fine ci dilania l'anima con la sua inguaribile tristezza. "A Collapse Of Faith" è tutto qui, dal primo all'ultimo secondo non c'è altro. Tuttavia ha un'anima, quell'indefinibile entità che fa sì che il cuore batta più forte mentre ascolta certe note, mentre rimanga indifferente per altre note simili ma prive di tale elemento magico. Ecco perchè "A Collapse Of Faith" riceve il mio apprezzamento, al di là di tutti i suoi limiti tecnici e compositivi: lo apprezzo perchè ha saputo sublimare un'emozione, un insieme di sentimenti e stati d'animo reali, trasponendoli in musica con passione e onestà. Non c'è nulla di più che possano offrirvi gli October Falls: ma tanto vi basti.

01 - A Collapse Of Faith Part I (18:49)
02 - A Collapse Of Faith Part II (17:42)
03 - A Collapse Of Faith Part III (5:28)