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sabato 15 giugno 2013

Summoning - "Old Mornings Dawn"

Napalm Records, 2013
Sono passati ben sette anni da quando i Summoning pubblicarono il loro ultimo album, l'acclamato ed epico "Oath Bound" che venne presto considerato come uno dei massimi picchi artistici della band. Poi, più nulla: sembrava quasi che per il duo austriaco fosse arrivata l'ora di sparire dalle scene, forti di un sound ormai talmente consolidato da risultare quasi immodificabile, e di una discografia prolifica e di livello qualitativo sempre alto. Avrebbero potuto chiudere la loro parabola artistica senza rimorsi nè rimpianti, e il lungo periodo di silenzio lasciava sempre più dubbi sul fatto che prima o poi sarebbero effettivamente tornati: e invece eccoli qui, con un nuovo lavoro intitolato "Old Mornings Dawn", prodotto anche in edizione limitata a mille copie e contenente due tracce inedite in più. Il disco è nato già pronto per essere eviscerato e analizzato con particolare attenzione dai fan e dalla critica: la domanda non può essere che "sarà la stessa minestra riscaldata, oppure un inaspettato punto di svolta?"

Dopo averlo ascoltato bene, direi che propendo di più verso la prima ipotesi, ma con qualche riserva. "Old Mornings Dawn" si presenta infatti come il classico, classicissimo disco dei Summoning, un black metal epico e melodico, dai ritmi cadenzati e maestosi, ricolmo di tastiere ed effetti, capace di evocare alla perfezione le atmosfere descritte dai capolavori di Tolkien (scrittore al quale il gruppo si è sempre ispirato per la creazione della propria musica, e dal quale provengono anche buona parte dei testi). Rispetto agli ultimi lavori della band, anche se risalgono a molto tempo addietro, non è cambiato praticamente nulla: i più critici diranno, e a ragione, "sette anni di attesa per avere un disco uguale a tutti gli altri!". Certo, è vero che i Summoning non hanno mai fatto dell'evoluzione e della sperimentazione le loro principali bandiere: il loro manifesto ideologico è invece la coerenza, e i fan sanno bene che questo è ciò che possono aspettarsi da loro, nulla più e nulla meno. Con la parziale eccezione del primo album "Lugburz", ancora improntato al black metal diretto e scarno, e del breve extended play "Lost Tales" che aboliva le chitarre e le sostituiva unicamente con le tastiere, si può tranquillamente dire che i dischi dei Summoning sono tutti equivalenti, con variazioni non particolarmente significative tra uno e l'altro.

Clone senza idee, quindi, da bocciare senza appello? No, questo no. "Old Mornings Dawn", infatti, oltre ad essere un disco che ancora una volta fa sognare con la potenza delle sue atmosfere e delle sue evocative melodie, e che quindi sarebbe già un bel disco di per sè, mostra anche qualche minimo segno di cambiamento, qualche timida apertura verso sonorità diverse, qualche elemento di novità che lo distingue, seppur in minima parte, dai suoi predecessori. Si possono segnalare per esempio i respiri celtici di "Caradhras", nella quale compare un violino introduttivo che rappresenta una novità per la band; si fanno notare i cori di voci pulite, che acquistano uno spazio leggermente maggiore e che non vengono usati solamente per sottolineare la drammaticità del brano di chiusura, come accadeva nei precedenti lavori; inoltre, la vera star del disco è a mio parere la produzione. Più grezza, più sporca, più ruvida e approssimativa, con suoni di batteria più secchi e chitarre più abrasive (ascoltate per esempio il riffing di "The White Tower") rappresenta un'inversione di tendenza rispetto alla raffinatezza di "Oath Bound" e anche di "Let Mortal Heroes Sing Your Fame", preferendo invece un sound crudo e rugoso che esalta il sapore antico e leggendario delle composizioni dei Summoning. Con questi piccoli elementi in più, sommati alla consueta classe e maestria del duo austriaco, ecco che un nuovo disco è ampiamente giustificato ed è più difficile da considerare come un semplice disco fotocopia. Con questo non voglio dire che in "Old Mornings Dawn" si trovi materiale imperdibile, nè tantomeno innovativo: semplicemente, è un disco che potrà piacere sia ai fan storici (che sono sempre contenti di avere del nuovo materiale da parte della loro band preferita), sia a chi si avvicina per la prima volta a loro, essendo che comunque la coerenza stilistica è mantenuta e non ci sono stravolgimenti che possano ingannare un neofita.

Chi ama farsi avvolgere dall'epos e dalla pomposità, lasciando che la musica pennelli liberamente paesaggi fantastici e viaggi interminabili attraverso terre mitiche, troverà un buon motivo per acquistare "Old Mornings Dawn", passando sopra al fatto che i Summoning avrebbero potuto anche impegnarsi un po' di più, considerato tutto il tempo che hanno avuto a disposizione. Ma ormai ci siamo affezionati a loro per quello che sono, perché chiedergli di cambiare? Squadra che vince non si cambia, anche se la vittoria a volte può essere un pelo ripetitiva. Questo i Summoning l'hanno capito bene, non c'è dubbio.

01 - Evernight (2:49)
02 - Flammifer (7:08)
03 - Old Mornings Dawn (9:30)
04 - The White Tower (9:36)
05 - Caradhras (9:32)
06 - Of Pale White Morns And Darkened Eyes (8:22)
07 - The Wandering Fire (8:02)
08 - Earthshine (9:33)