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martedì 16 agosto 2011

Empyrium - "A Wintersunset..."

Prophecy Productions, 1996
Le band si dividono in due grandi categorie: quelle che sono partite da album ottimi e piano piano sono andate sempre declinando, e quelle che sono partite in maniera un po' incerta e hanno poi migliorato progressivamente il loro sound. Posso senza dubbio includere gli Empyrium in quest'ultima categoria: evidente è infatti l'impegno che hanno messo nella creazione di questo dischetto, ma il risultato non è ancora pienamente soddisfacente. Dovremo attendere ancora qualche anno prima che gli Empyrium pubblichino i dischi più riusciti della loro carriera, che però si allontaneranno sempre di più dal metal, diventando praticamente solo acustici.

I tedeschi Empyrium, con questo loro primo lavoro "A Wintersunset...", ci propongono un folk - dark - gothic metal dalle tinte fortemente sinfoniche, estremamente poetico e romantico, carico fino al midollo di melodia, per nulla aggressivo e anzi tendenzialmente rilassante e pacato. I lunghi brani, apparentemente complessi e ricercati ma in realtà piuttosto semplici a livello di soluzioni melodiche, vorrebbero cullarci attraverso atmosfere decadenti e autunnali, riuscendoci però solo in parte. Seppure l'idea sia molto interessante e l'album sia buono nel suo complesso, riuscendo ad essere struggente nella sua costante malinconia, soffre di alcuni difetti che gli impediscono di diventare un classico. Inizialmente, un pezzo come "Under Dreamskies" può risultare davvero emozionante e far gridare al miracolo, ma con il progredire dell'ascolto è impossibile non notare l'eccessiva presenza del tappeto di violini, pressochè costante marchio di fabbrica dei primissimi Empyrium. Tutti questi tastieroni sono certamente suggestivi, ma francamente soffocanti: non si azzittiscono mai, con il risultato che le chitarre quasi non hanno spazio e rimangono inghiottite. Inoltre, spesso le tastiere non hanno un ruolo proprio, ma si limitano a ricalcare la melodia principale suonata dalla chitarra, che così diventa davvero pesante, specie quando tale soluzione si prolunga per minuti e minuti. Ciò toglie respiro alla musica, anche perchè le varie parti dei brani sono attaccate le une alle altre senza mai una pausa, senza un momento riflessivo: è un continuo susseguirsi di roboanti orchestrazioni e melodie in pompa magna. E non è una cosa che troviamo solo nell'opener, bensì in tutti i brani, per cui se si possono reggere due o tre pezzi fatti così, l'album intero risulta un po' un mattone. Altro difetto è l'eccessiva ingenuità delle linee vocali, molto profonde e recitative: vorrebbero essere sentimentali e commoventi, ma risultano spesso un po' forzate (per capire di cosa parlo, ascoltate "Autumn Grey Views). Per non parlare dello screaming, che onestamente sfiora il ridicolo: grugniti senza nerbo come questi non hanno assolutamente ragione di esistere in un platter così spiccatamente sinfonico e straricco di melodie pompose e romantiche. Può essere che gli Empyrium volessero aggiungere una punta di rabbia e disperazione nelle proprie composizioni, ma più che espressivo, questo scream sembra il verso di un gatto a cui hanno pestato la coda. Davvero brutto, mi spiace dirlo, specialmente quando rovina composizioni altrimenti meravigliose come "The Yearning" (poche volte ho sentito una linea melodica così spettacolare come in questo brano!).

A volte, inoltre, si ha l'impressione che i brani non sappiano di preciso dove andare, come se si perdessero nel nulla. Ne è un esempio "The Franconian Woods Inwinter's Silence", bel pezzo, niente da dire, in cui le chitarre distorte appaiono pochissimo se non in un appassionato break centrale: dove ci vuole portare questa gran pomposità musicale, ripetuta per minuti e minuti? Piacevole, senza dubbio, ma nulla più. E dire che alcune melodie e alcune soluzioni sono davvero splendide: è un peccato che il tutto sia amalgamato male, in maniera sbilanciata e, in definitiva, approssimativa. Un po' più di equilibrio e un po' meno voglia di strafare avrebbero sicuramente giovato a questo lavoro, che non è malvagio, ma semplicemente pecca di ingenuità e di probabile mancanza di esperienza.

Tuttavia, dopo aver elencato le numerose piccole pecche di questo disco, trovo doveroso sottolineare i suoi punti di forza. L'emotività, la bellezza delle linee melodiche, la gentilezza dei suoni e delle atmosfere, la delicata poesia che permea la musica. Questi elementi ci sono, anche se non riescono a esprimersi nella maniera migliore. Il margine di miglioramento è quindi enorme, e infatti gli Empyrium hanno dimostrato di sapersi evolvere e di saper creare dischi notevolissimi, a cominciare dal successivo e acclamato album "Songs Of Moors And Misty Fields". Esattamente il contrario di come fanno molte band, che dopo uno o due album ispiratissimi perdono la vena compositiva e si mettono a partorire banalità immani, forse per vendere più dischi. Facendo un bilancio generale, voglio quindi promuovere questo album, che seppur pieno di difetti è tuttavia un disco godibile, che sa regalare delle emozioni, anche se bisogna prenderlo per quello che è e non aspettarsi un capolavoro. Per chi volesse conoscere gli Empyrium consiglio vivamente di partire dal secondo album e andare avanti, si troveranno sicuramente delle belle sorprese: ma quando avrete conosciuto il lato più maturo del gruppo, il tuffo nelle avvolgenti sonorità di "A Wintersunset..." sarà un viaggio molto interessante.

01 - Moonromanticism (2:00)
02 - Under Dreamskies (10:09)
03 - The Franconian Woods Inwinter's Silence (10:55)
04 - The Yearning (8:41)
05 - Autumn Grey Views (3:54)
06 - Ordain'd To Thee (11:14)
07 - A Gentle Grieving Farewell Kiss (2:00)