Pagine utili del blog

giovedì 18 agosto 2011

Esoteric - "Metamorphogenesis"

Eibon, 1999
Metamorphogenesis è il loro salto di qualità compositivo: non ci sono più quegli sporadici momenti morti dei pur ottimi dischi precedenti, l’evolvere dei brani è fluido e spontaneo, più scorrevole che in passato, e lo si afferra con piacevole facilità nonostante l’estrema ricercatezza strumentale e atmosferica. Per chi non l’avesse capito stiamo parlando dei padri del Funeral Doom britannico, gli Esoteric, e più nello specifico del loro terzo-full-length Metamorphogenesis che lungi dall’essere un punto di rottura col passato segna l’inizio di quello che è il loro stile moderno, una tappa che dà continuità alla ricerca musicale della band pur rinnovandola nell’approccio al songwriting. Quasi tutte le caratteristiche musicali del disco precedente sono state portate avanti ed approfondite, come i riff lunghi e complessi, le melodie intricate, i sinistri arpeggi e i noise che sfaccettano la musica in mille modi diversi. E a proposito dei noise non si potrà mai descrivere quanto sono importanti per dare spessore alla musica degli Esoteric - essi la prendono, la plasmano, rendono vividi i suoi chiaroscuri facendone un complesso oggetto tridimensionale. Stavolta ce li ritroviamo anche sottoforma di opportuni stacchi inseriti tra un brano e l’altro, come una sorta di cuscinetti che fanno emergere meglio ogni singolo pezzo e permettono di prendere quella piccola necessaria boccata d’ossigeno che permette di apprezzare con più lucidità quanto seguirà.

A mio avviso merita elogi speciali The Secret Of The Secret, uno dei brani Funeral Doom più incredibili che io abbia mai sentito - per quanto mi riguarda il migliore che gli Esoteric abbiano mai scritto fino a prima di The Maniacal Vale (2008) - con i suoi strati musicali che scorrono l’uno sull’altro e si rimescolano continuamente. La prima metà del brano è un misto melodico variegato, un millefoglie delizioso dai differenti sapori su un tappeto ritmico che dà la continua illusione di esplodere, riuscendoci solo in corrispondenza di quello che con un po’ di fantasia potremmo chiamare “ritornello”. Segue un respiro evocativo ben contestualizzato che scosta il sipario in vista della seconda metà del brano: qui si distende un lungo assolo di chitarra che compenetra in modo inscindibile la musica cantata; o forse più che un assolo di tratta di una chitarra melodica che fluisce pacata ma implacabile, quasi fosse una figurazione dell’etere luminifero che secondo i fisici pre-einsteiniani permeava la materia tutta. E così, scivolando via lentamente insieme alle fantasie che furono, si arriva alla fine con quel tipico appagamento postprandiale che però non impedisce di alzarsi in piedi e chiedere il bis a gran voce. Signore e signori, questi sono gli Esoteric. E il tutto fila via ordinato, composto, scorrevole.

C’è un aspetto che secondo me è particolarmente degno di nota: guardando la discografia degli Esoteric potrebbe a priori sembrare che questo corto dischetto di appena tre brani sia quasi una sorta di EP, che sia solo un dischetto di transizione pubblicato giusto per far numero...la cosa che invece colpisce è che da solo è infinitamente migliore di tutti i - numerosi - lavori Funeral Doom moderni. Io non sono un nostalgico che si aggrappa alla musica datata, ma ascoltate questo Metamorphogenesis...ascoltate con quanta minuzia gli strati sonori si sovrappongono l’un l’altro, con quanta minuzia le singole melodie si scompongono in mille frammenti quasi fossero un quadro prismatico dell’ultimo Cezanne, ascoltate le sapienti striature che gli Esoteric sanno dare alla loro musica quasi fosse un vaso di creta duttile e malleabile in fase di modellazione, e respirate avidamente l’atmosfera che essa crea tutt’intorno a sé rivestendo la sfera emotiva dell’ascoltatore. E’ brutto dirlo, ma dischi di una tale raffinatezza e ricercatezza in ambito Funeral Doom non se ne vedono più.

L’unica cosa che non comprendo è la scelta da parte della band di accorciare così brutalmente la durata dell’album: dall’ora e mezza dell’esordio Epistemological Despondency, e dalle quasi due ore dell’ultimo The Pernicious Enigma, siamo passati a tre quarti d’ora scarsi. Ma in fondo la qualità musicale è alta, e il disco ha un senso compiuto così com’è; ed è questo tutto ciò che conta. Quando l’alta marea degli Esoteric si ritira, quello che ci lascia stavolta sono tre nicchie scavate nel nostro inconscio che avranno arricchito qualitativamente il nostro personale patrimonio musicale.

01 - Dissident (17:17)
02 - The Secret Of The Secret (15:11)
03 - Psychotropic Transgression (11:47)