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venerdì 5 agosto 2011

Vomitory - "Opus Mortis VIII"

Metal Blade Records, 2011
Tra i palati più raffinati appassionati di Metal è talvolta manifesta l’opinione secondo la quale le band davvero grandi cambiano stile di album in album, compiendo sempre un nuovo passo avanti e aggiungendo qualcosa di nuovo al proprio stile, cercando di non ripetersi mai. Per certi versi mi trovo d’accordo con questa idea, ma nondimeno riconosco che esistono band fenomenali che sono riuscite a costruire la propria grandezza senza mai modificare nemmeno le virgole del loro approccio musicale. Tra queste band, una delle migliori in assoluto sono i Vomitory.

I Vomitory sono una di quelle band che, pur suonando la stessa roba da più di quindici anni, riescono ogni volta a trovare nuovi riff interessanti che vanno a comporre brani ispirati e trasportanti. “I Vomitory cambiano giusto nome alle canzoni da album ad album, son sempre le stesse”, dice saggiamente un mio amico, “però so fighi oh, che ci vuoi fare?”. Tutto ciò è ben udibile nelle maciullanti staffilate di turno quali le iniziali Regorge In The Morgue e Bloodstained, un grandioso biglietto da visita, o ancora Torturous Ingenious e Forever Damned, forse due dei brani migliori del platter. Pezzi che tolgono il fiato, motoseghe perpetue che non si danno mai pace. Ma in mezzo a tutte queste mazzate sonore, queste subitanee rasoiate senza schiuma da barba, fanno la loro comparsa anche episodi più lenti ricchi di riff schiaccianti come ad esempio la spettacolare Shrouded In Darkness e The Dead Awaken, pesanti come macigni, fino ad arrivare a Hate In A Time Of War, brano dal titolo suggestivamente agghiacciante che si apre e si chiude addirittura con un arpeggio. Già nelle ultime uscite i Vomitory avevano lasciato spazio a momenti di maggior lentezza, così che ora forse qualcuno si chiederà: meglio i Vomitory alla velocità della luce, oppure meglio i Vomitory più lenti e macchinosi? Ma, dico io, visto che le due parti si integrano bene esaltandosi a vicenda, è davvero necessario scegliere? Forse sul singolo episodio preferisco i brani più veloci, ma un album non è semplicemente una successione di singoli episodi, giacché conta anche l’ordine in cui sono messi e l’interazione reciproca - e in questo l’alternanza veloce-lento di Opus Mortis VIII è vincitrice assoluta. Se poi si aggiunge che col passare del tempo la tecnica strumentale dei quattro è inevitabilmente migliorata si colgono anche quei dettagli minimi che arricchiscono la loro proposta, come i precisi passaggi di batteria su piatti e piattini, oppure riff alla massima velocità suonati con estrema precisione, o ancora assoli di chitarra più strutturati rispetto ad un tempo, come già si era potuto ammirare nel precedente Carnage Euphoria - ciò che è tutto figlio di un’aumentata padronanza dei propri mezzi.

I Vomitory perseverano a ripercorrere le loro stesse pesanti orme che li hanno da tempo consacrati come una delle maggiori e più personali realtà in ambito Death, e - cosa incredibile - continuano a viaggiare a livelli stratosferici. Opus Mortis VIII è l’ultima avventura narrata da questa leggenda vivente che sembra davvero non volersi fermare più.

01 - Regorge In The Morgue (02:32)
02 - Bloodstained (03:03)
03 - They Will Burn (04:03)
04 - The Dead Awaken (05:03)
05 - Hate In A Time Of War (04:06)
06 - Torturous Ingenious (03:31)
07 - Forever Damned (03:32)
08 - Shrouded In Darkness (03:36)
09 - Combat Psychosis (03:41)
10 - Requiem For The Fallen (03:17)