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giovedì 19 gennaio 2012

If These Trees Could Talk - "Above The Earth, Below The Sky"

The Mylene Sheath, 2009
Sono settimane che cerco di reperire questo CD, navigando sulla rete e cercando un sito dove ordinarlo, ma la mia ricerca purtroppo deve dirsi conclusa senza successo. Come spesso accade quando si scopre una band talentuosa e interessante, ma ancora appartenente all'ambito underground, il destino è crudele e ha decretato che tutte le poche copie disponibili sono già state vendute ad altri fortunati che se le sono accaparrate in tempo. Lo so, sono arrivato tardi, ma che ci posso fare se questi cinque ragazzi americani hanno pubblicato il loro secondo album con un'etichetta underground come la Mylene Sheath? Probabilmente sono già stati fortunati a trovare una label che li pubblicasse, provenendo dal completo anonimato. Tuttavia, il fatto che non li conosca praticamente nessuno non deve trarre in inganno: questo "Above The Earth, Below The Sky" è uno dei prodotti più interessanti e suggestivi che mi sia capitato di avere tra le mani. In senso figurato, ovviamente, dato che sto ancora aspettando una caritatevole operazione di ristampa che mi permetterà finalmente di possederne copia fisica.

Etichettarli come post rock (o post metal, data la non trascurabile pesantezza delle chitarre in diversi frangenti) è semplicemente riduttivo e non renderebbe giustizia ad una musica poliedrica e variegata come questa. I liquidi e ipnotici insiemi di suoni racchiusi in questo CD sono un qualcosa che a mio parere trascende la classificazione per generi, anche se il post rock in sè può essere considerato l'emblema della contaminazione musicale. Il poetico nome della band rimanda inevitabilmente a qualcosa che ha a che fare con la natura e la poesia che essa racchiude: se gli alberi potessero parlare, chissà se suonerebbero così. Di certo la musica del quintetto è molto adatta a pennellare scenari ameni e a trasportare con la fantasia verso luoghi dimenticati e meravigliosi, esplorati con gli occhi di chi ancora sa emozionarsi per le piccole cose. Totalmente strumentale e basata solo su chitarra, basso e batteria, la musica è un lungo e psichedelico fiume di melodie impetuose e torrenziali, mutevoli e corpose, che si compenetrano l'un l'altra in un continuo collage di linee melodiche sovrapposte e differenti. Contrappunto, per chi mastica i termini della teoria musicale. Suggestioni agallochiane ed echi dei migliori Pink Floyd, per citarne solo un paio, sono rimandi piuttosto evidenti: essi, tuttavia, non inficiano minimamente la personalità e l'abilità del gruppo. Sfido chiunque a partorire un album strumentale che riesca a tenere incollato l'orecchio alle casse dello stereo. Con sorprendente maturità e naturalezza, i cinque strumentisti (tutti dotati di una tecnica e di una padronanza di tutto rispetto) ci ammaliano dal primo all'ultimo secondo di questa affascinante release, senza che la mancanza della voce si faccia notare come difetto: la musica è già perfetta così, pienamente espressiva e ricchissima di timbri, abbellimenti, effetti e soprattutto note, quelle vere. Guai a pensare che siano solo di un po' di delay sulla chitarra e qualche rullata controtempata a fare di questo disco un gioiello: questi sono solo elementi che impreziosiscono ulteriormente una composizione già di per sè elaboratissima. Fin dai primi brani si viene catturati da sonorità avvolgenti, con chitarre sempre in bilico tra il pulito e il distorto, tremolo picking parossistico frammisto ad arpeggi delicati e introspettivi, potenti stoppatone e momenti di furia elementale, sotto i quali un tappeto ritmico sempre indaffarato compie un lavoro eccellente. L'album va ascoltato tutto di fila, non ci sono santi: spezzettarlo rovina irrimediabilmente la magia che scaturisce dall'ascolto globale, nel quale ogni composizione sta al suo posto e contribuisce a rendere il disco un'esperienza completa sotto tutti i punti di vista.

Ascoltarlo in mezzo agli alberi, immaginando che siano gli alberi stessi a produrre i suoni, è un'esperienza da provare: ma anche se non avete a disposizione un bosco, vi basterà mettervi le cuffie e come per incanto vi sembrerà di trovarvici in mezzo. Fatelo dunque vostro senza alcuna remora, ma prima aspettate che lo trovi io! Non potrei farmelo sfuggire una seconda volta. E perdonate l'egoismo, ma devo campare pure io...

P.S: dopo aver atteso con pazienza, ho scoperto che la band ha infine ristampato tutta la propria discografia, e sono quindi riuscito ad entrare in possesso delle copie fisiche...ma non posso rinnegare ciò che provavo quando ho scritto la recensione...per cui, anche se ormai è anacronistica, non la modificherò!

01 - From Roots To Needles (6:42)
02 - What's In The Ground Belongs To You (4:14)
03 - Terra Incognita (0:57)
04 - Above The Earth (2:19)
05 - Below The Sky (7:21)
06 - The Sun Is In The North (5:45)
07 - Thirty Six Silos (4:40)
08 - The Flames Of Herostratus (5:34)
09 - Rebuilding The Temple Of Artemis (5:06)
10 - Deus Ex Machina (2:24)