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sabato 28 gennaio 2012

Unexpect - "Utopia"

Autoprodotto, 1999
E’ dalle lande di una terra incantata sconosciuta forse mai realmente esistita, da un lontano sperduto tempo senza tempo, che paiono provenire i sessantacinque minuti di echi e melodie di cui mi accingo a parlare, come se fossero un prodotto della fantasia, il lieto fine di un sogno felice che per un attimo si afferra e si stringe tra le mani ma che inesorabilmente svanisce quando pochi istanti dopo lentamente riapriamo i nostri occhi. Giusto il tempo di un battito di ciglia, per poi ricadere nel nulla dell’amnesia eterna.

Fu proprio così che sembrò iniziare la carriera musicale degli Unexpect: come un fantasioso fugace prodotto della nostra mente, una delle tante fantasie con cui trastullarsi e poi riporre nel cassetto delle cose che non verranno mai più ricordate. Vennero a noi nel lontano 1999, timonieri di un vascello spaziale autoprodotto con le vele ammainate, un artwork che non può fare a meno di richiamare generi quali il Power e il Symphonic Metal; non fosse altro che fin dall’inizio si capisce che la situazione non è così semplice come potrebbe sembrare. Le influenze musicali che Utopia ospita facendo convivere dentro di sé sono molteplici: non già un semplice Power sinfonico, ma uno strano ibrido in cui si passa dalle scorrazzate tipiche del Power Metal a riff più taglienti che sembrano tendere al Metal estremo in stile Cradle Of Filth, dalla soave ebbrezza della musica sinfonica - si vedano soprattutto Metamorphosis, Shades Of A Forbidden Passion e The Flames Of Knowledge Forever Lost - ad ebbrezze più violente e difficilmente classificabili. Anche gli stili canoro e compositivo suggeriscono questa sorta di lacerazione del Symphonic Power alla volta di lidi più aspri e impervi, dato che un clean femminile e uno scream acido alla Dani Filth si cedono il passo vicendevolmente, e dato che le strutture dei brani sono estremamente cangianti e irregolari. Ampio uso è fatto inoltre del violino - si vedano in particolare gli ultimi due brani -, tanto che nella lineup della band figura un musicista celato dietro il curioso soprannome Le Bateleur, Il Giocoliere, che si occupa unicamente di quello. Ad aggiungere perplessità a questa singolare sublimazione del Symphonic Power, o se preferite a questa sorta di powerizzazione di Cradle Of Filth e affini, fanno capolino una produzione grezza abbastanza casareccia e degli arrangiamenti sinfonici che troppo facilmente tradiscono il loro esser figli del sintetizzatore. Ma nonostante ciò gli Unexpect, l’equipaggio di questo vascello spaziale con le vele ammainate, le marionette che animano gli spettacoli della nostra più fervida fantasia, la creazione suprema dell’enigmatico SyriaK, riescono ad entusiasmare alla grande in molteplici momenti e passaggi musicali - davvero troppi e troppo diversi tra loro per poter essere citati tutti.

La conclusione che traggo ascoltando Utopia è che fu chiaro fin da subito che gli Unexpect avevano talento da vendere, un talento tanto compositivo quanto strumentale; semplicemente dovevano ancora trovare una loro precisa identità che gli permettesse di utilizzare completamente la straordinaria potenza della loro stramberia incanalandola in modo efficace sul pentagramma e poi su disco; dovevano ancora sciogliere le vele del loro vascello. Sta di fatto che Utopia fu un tuffo nel vuoto: nonostante una critica entusiasta e un rapido sold-out, con le sue appena cento copie stampate non lasciò né segni né tracce, tanto che per risentire la band bisognerà aspettare un mini EP datato 2003, e per un successivo full-length si dovrà attendere addirittura fino al 2006 - anche se c’è da dire che qui quel frutto buono ma ancora un po’ acerbo chiamato Unexpect subirà una piena succosa maturazione. In ogni caso Utopia non fu mai ristampato da nessuna casa discografica. Utopia rimase in un certo senso proprio un’utopia...giusto il tempo di un battito di ciglia, per poi ricadere nel nulla dell’amnesia eterna.

01 - Vespers Gold (07:32)
02 - Constellation And Mysticism (05:38)
03 - Metamorphosis (02:45)
04 - Shades Of A Forbidden Passion (06:46)
05 - Palace Of Dancing Souls (02:55)
06 - The Fall Of Arthrone (07:29)
07 - Ethereal Dimensions (07:47)
08 - The Flames Of Knowledge Forever Lost (07:16)
09 - In Velvet Coffins We Sleep (08:55)
10 - The Revival (08:31)