Pagine utili del blog

venerdì 6 aprile 2012

Arckanum - "ÞÞÞÞÞÞÞÞÞÞÞ"

Debemur Morti Productions, 2009
Shamatee, la gnostica mente pensante che si cela dietro la one-man band Arckanum così come anche ad un inquietante look pagano sciamanico, produce una musica che potrebbe essere definita come l’arte di fare molto con poco, di comporre buona musica usando pochi riff, pochissime soluzioni stilistiche e nessun tipo di sperimentazione. Ed è sempre stato così. E’ vero che da quando Shamatee ha ripreso pubblicare full-length nel 2008 con Antikosmos ha modificato il suo vecchio Black Metal di stampo Pagan inserendo evidenti elementi Melodic Black, ma l’attitudine di fondo è rimasta la stessa: fare molto con poco. Questo vale anche per il nuovo full-length dal curioso titolo ÞÞÞÞÞÞÞÞÞÞÞ. Esso è così elementare, primordiale e scarno nei suoi elementi musicali che se fosse il prodotto di una grande multinazionale alimentare probabilmente assisteremmo a spot del tipo: “Compra la genuina musica di Arckanum. Essa è ottenuta usando solo riff di prima scelta attentamente selezionati dai nostri esperti, concepiti in ambienti naturali e senza OGM”.

E allora scendiamo nei dettagli di questo disco, cominciando con l’andare oltre la copertina che nelle sue linee da bozzetto dimostra un gusto grafico davvero notevole. Onestamente non so cosa significhi il titolo, ma il simbolo Þ è una lettera usata nell’antica lingua scandinava e deriva da una runa. Nel titolo esso compare undici volte, tante quanti i brani del platter i cui titoli iniziano proprio con tale lettera. Ne ignoro il significato, quindi muovo un altro passo e giungo alla musica. Troviamo subito molti brani diretti e semplici, ma proseguendo con l’ascolto fanno la loro comparsa opportuni inserti d’atmosfera come Þyrstr, Þjazagaldr e l’outro Þyteitr che a mio avviso sono come manna dal cielo ed evitano di annoiare - perché quando si ascolta il Metal estremo melodico il rischio è sempre dietro l’angolo. Ma per fortuna Shamatee ha saputo fare meglio ancora: ad una prima metà veloce e melodica, assolutamente catchy e culminante con la bellissima Þjóbaugvittr, segue una seconda metà più lenta, macchinosa, avvolgente, che in qualche tratto ricorda di più i vecchi lavori dello svedese. Questa scelta intelligente rende il disco equilibrato, evitando da un lato una compilation di stancanti canzoncine easy-listening, e dall’altro una mazzata machiavellica priva di highlights. E non solo: la coesistenza di questi due approcci antitetici permette loro di esaltarsi a vicenda: il disco parte in quarta colpendo subito nel segno, ma giusto appena prima di risultare noioso cambia registro incanalando altrove l’attenzione dell’ascoltatore - lezione questa che molte altre band che sciorinano ingenuamente il loro Metal estremo melodico non hanno ancora imparato. Questi accorgimenti, che magari potrebbero passare inosservati, hanno invece il grande merito di rendere interessante e sempreverde un disco che per lo stile musicale proposto rischiava fortemente di essere un flop. Così ancora una volta Shamatee dimostra di essere un mago nel creare tanto servendosi di pochi strumenti, e ancora una volta riesce a proporre un disco piacevole che merita di essere ascoltato. Non un capolavoro, né un disco indimenticabile, ma sicuramente molto buono e potenzialmente in grado di soddisfare sia gli amanti del Melodic Black che i blackster più intransigenti.

01 - Þórhati (03:59)
02 - Þann Svartís (04:06)
03 - Þyrpas Ulfar (05:36)
04 - Þursvitnir (05:49)
05 - Þyrstr (01:33)
06 - Þjóbaugvittr (04:45)
07 - Þjazagaldr (04:54)
08 - Þá Kómu Niflstormum (07:47)
09 - Þrúðkyn (04:29)
10 - Þríandi (04:16)
11 - Þyteitr (02:47)