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domenica 1 aprile 2012

Orrenda Acciaieria - "Orrenda Acciaieria"

Cosmic Swamp Records, 2011
Quante sorprese dalle band italiane! Ultimamente ne stiamo scoprendo parecchie di interessanti, anche perchè sempre più spesso riceviamo proposte di recensioni, e qualche volta ci capita di trovare elementi davvero anomali come questi Orrenda Acciaieria, band proveniente dai dintorni di Como (a due passi da casa mia, tralaltro). Dietro l'interessantissimo monicker si nascondono tre folli musicisti, Simon Ferrante, Stefano Marangoni e Juri Rossi, i quali assemblano una musica davvero difficile da etichettare e soprattutto da capire: l'unica cosa di cui possiamo stare certi è che il nome della band non è stato scelto a caso, poichè la musica stessa evoca potenti immagini "metalliche", frastornanti, alienanti e frenetiche come può essere il lavoro in un'acciaieria. Clangore incessante dei macchinari, odori peculiari e acri, sbuffi di vapore bollente, atmosfera malsana e tesa: questo si trova sia nell'acciaieria vera che nel disco in questione, che musicalmente si colloca nel filone stoner - hardcore - post metal, ispirato a gruppi come i Pelican, i The Ocean, i Neurosis e altri grandi nomi del genere. Evito però di etichettare in maniera univoca l'originale proposta musicale dei comaschi, in quanto credo che all'origine essi vogliano evitare di essere incasellati in un unico genere.

Il disco si compone di tre brani, a loro volta suddivisi in più parti, cosicchè il totale dei pezzi diventa di otto. Sonorità dure, compatte, dal sapore malaticcio e paranoide, fanno la parte del leone in un disco che non concede nulla alla melodia e si propone come obiettivo quello di frantumare i timpani di chi ascolta, disorientandolo al massimo. Suggestioni noise e momenti di puro caos elementale, chitarre distortissime e ricche di effetti "rumoristici" come per simboleggiare i tremendi e continui fragori delle industrie dell'acciaio, una voce raschiata e quasi completamente sepolta sotto il marasma strumentale, una sezione ritmica pesantemente calcata e onnipresente che spesso e volentieri si perde in binari paralleli, ritmi che continuano a cambiare senza apparente motivo; quasi una sorta di versione modificata dei Meshuggah di "Chaosphere" o di "Nothing". Non c'è spazio per la sanità mentale, in questo blob sonoro che afferra alla gola e trascina inesorabilmente nella follia: bisogna essere preparati per ascoltarlo tutto di fila senza uscire di senno. Dietro titoli visionari come "Il Morbo", "Octopus Vulgaris" e "Lento Per Sigaretta" si nascondono brani assolutamente contorti e convulsi, che cercano il proprio senso nel non - senso e nella continua destrutturazione di sè stessi, così da assicurare al massimo l'effetto straniante del lavoro moderno nelle fabbriche.

Ascoltando questo disco vi sembrerà davvero di essere in tuta da lavoro dentro un'acciaieria, mentre cercate di capire cosa ci fate lì dentro tra tutto quel frastuono e quelle grida continue dei vostri colleghi. E magari mentre vi accorgete che l'attrezzo che avete in mano potrebbe essere usato in maniera impropria, dentro quest'acciaieria pazza, insana, schizofrenica... Una tale atmosfera, mai piacevole da vivere, ora si può ascoltare anche in versione musicale. Decisamente è un'esperienza che vi consiglio di fare, perchè non conosco molte altre band che siano riuscite a partorire dischi così particolari. Un lavoro che lascia il segno, in un modo o nell'altro.

01 - Il Morbo I (2:18)
02 - Il Morbo II (3:11)
03 - Il Morbo III (3:55)
04 - Il Morbo IV (2:48)
05 - Octopus Vulgaris I (6:01)
06 - Octopus Vulgaris II (2:00)
07 - Lento Per Sigaretta I (3:25)
08 - Lento Per Sigaretta II (4:08)