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lunedì 20 febbraio 2012

Abstrakt Algebra - "Abstrakt Algebra"

Megarock Records, 1995
C’era una volta una grande band chiamata Candlemass che nel giro di pochi anni arrivò al successo più alto e incondizionato ispirandosi alla musica dei Black Sabbath e inventando di fatto il Doom Metal. Ma la perdita del loro cantante, fulcro e uomo simbolo Messiah Marcolin fu l’inizio della fine: seppur di buona fattura, il disco successivo fu un totale fallimento dal punto di vista delle vendite sicché la band decise di sciogliersi. Ma poiché il bassista, leader e fondatore Leif Edling era già ai tempi troppo vulcanico e ispirato per potersi tenere lontano dalla musica, mise in piedi - circondandosi di nuovi musicisti - un nuovo progetto chiamato Abstrakt Algebra, l’inizio di una nuova storia.

C’erano una volta gli Abstrakt Algebra dunque, che si presentarono con una proposta ambiziosa, sicuramente di nicchia se si pensa che proveniva da un musicista che aveva abituato il proprio pubblico ad uno stile più semplice e diretto, più epico e teatrale. Infatti l’influenza dei Candlemass è qui ridotta all’osso, confinata a radi e sparuti episodi. Si tratta piuttosto di una musica molto difficile da etichettare nonostante non sia molto complessa, una musica di matrice Heavy Metal classico e pur sempre oscura, opprimente, ma completamente priva di quel pathos fortemente epico che caratterizzava i Candlemass e che qui cede il passo a toni enigmatici, astratti, estranianti. Il più grande merito degli Abstrakt Algebra è però quello di aver introdotto un’intelligente ed ampia varietà come purtroppo di rado la si può ammirare, otto brani tutti diversi tra loro seppur uniformati sotto lo stesso mood futuristico. Si va dalla liturgica Stigmata all’isterica Bitterroot, passando per la funerea April Clouds che invade con disinvoltura l’oscuro mondo del Funeral Doom. E che dire se immediatamente dopo un simile episodio si passa a Vanishing Man, un brano dalle tendenze addirittura cyber? Stupenda è poi la titletrack, tanto nella memorabile prestazione canora quanto nelle atmosfere e nel ponte in pianoforte. Una carrellata di brani da levare il fiato perfino al divino Eolo...specialmente alla luce del fatto che non v’è traccia di uno solo di essi che scenda sotto la soglia dell’eccellenza! Le danze si chiudono che meglio non si potrebbe con Who What Where When, un brano al quale a dispetto del titolo non manca affatto un perché: un’immensa suite che ad un certo punto si infossa nelle profondità di un antro oscuro per poi tornare a nuova vita con una prestazione chitarristica da pelle d’oca e con tante altre emozioni. Dopodiché cala il sipario. Che dire? Beh, se il seguito alla gloriosa esperienza coi Candlemass dev’essere questo, ben venga! A mio modesto e soggettivo parere si tratta di uno dei dischi più belli di sempre in ambito Doom classico. Peccato però che contrariamente a quanto la qualità di quest’opera lascia presagire gli applausi dalla platea furono scarsi e freddi, e vuoi per la grande ambiziosità della musica proposta, vuoi per il nefasto riferimento alla matematica, il sipario non si rialzò più.

C’era una volta una piccola band chiamata Abstrakt Algebra che morì ancor prima dell’alba del suo secondo full-length, registrato ma mai pubblicato, condannata forse dalla sua qualità sopraffina, forse dalle inevitabili aspettative in chiave Candlemass. Per poter pubblicare tale materiale Leif Edling fu costretto a ritoccarlo e a riformare i Candlemass - sebbene con una formazione fittizia che nulla aveva a che vedere con quella che conquistò il mondo sul finire degli anni ottanta - così usando in modo inopportuno questo monicker altisonante. Inutile dire che il risultato fu penosamente ignorato...ed ecco che anche i risorti Candlemass tornarono nella bara dopo breve tempo, e tutti morirono infelici e scontenti.

Post Scriptum. A differenza di tante altre storie, questa in qualche modo ha un lieto fine: i Candlemass risorsero per la seconda volta grazie all’omonimo album pubblicato nel 2005 che vide il ritorno di Messiah Marcolin, e anche se questi lasciò di nuovo poco dopo Leif e soci continuarono in grande spolvero, approdando addirittura in Nuclear Blast. Per quanto riguarda gli Abstrakt Algebra essi non videro mai più la luce, ma per chi dovesse essersi appassionato a questo loro singolo capitolo consiglio di seguire i Krux, un altro side project di Leif Edling che riprende musicalmente proprio quanto egli iniziò a sviluppare con gli Abstrakt Algebra.

01 - Stigmata (05:42)
02 - Shadowplay (05:19)
03 - Nameless (05:34)
04 - Abstrakt Algebra (07:24)
05 - Bitterroot (07:34)
06 - April Clouds (07:26)
07 - Vanishing Man (05:31)
08 - Who What Where When (15:22)