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lunedì 6 febbraio 2012

Skepticism - "Lead And Aether"

Red Stream 1998
"Lead And Aether" è il secondo disco degli Skepticism, uscito nel periodo d'oro del funeral doom, quando era un genere neonato e al pieno delle possibilità espressive, dato che ancora nessuno o quasi aveva esplorato quei lidi. La Finlandia è terra prosperosa in tale senso, dato che sono finlandesi le due band alle quali è attribuita la paternità del genere: una sono i Thergothon, e l'altra gli Skepticism. Mai nessuno è riuscito ad eguagliare questi ultimi in fatto di atmosfere ricreate, di depressività intrinseca della loro musica, di contemplativa pacatezza che richiama alla mente l'immagine di una persona morente, ormai completamente rassegnata al proprio destino. Gli Skepticism non hanno mai suonato musica pesante in senso stretto, a parte alcuni capitoli isolati della loro discografia (peraltro esigua, se si considera che sono attivi da più di vent'anni). Loro hanno sempre preferito puntare su un minimalismo atmosferico che mette i brividi, che risucchia in un contesto lugubre e cancella completamente ogni spiraglio luminoso. Il tutto senza mai spingere sulle distorsioni nè sul cantato: le chitarre sono sempre gentili, la voce è un catacombale growl che pare quasi un distante sussurro, i rintocchi di batteria sono eterei e freddi, e dulcis in fundo compare l'organo ecclesiale che conferisce quell'alone "sacrale" e liturgico che da sempre contraddistingue la band. Sono stati i primi a usarlo nel filone doom, e sono stati largamente imitati: tuttavia, nessuno a mio parere è riuscito ad eguagliarli, nè credo che ci riuscirà mai.

"Lead And Aether" è un lento monolite che procede stancamente, quasi a tentoni, in un terreno paludoso e oscuro. Tamburi ovattati e melodie funeree ci prendono per mano e ci avvolgono dalla prima all'ultima nota, mentre l'organo declama l'assenza totale di voglia di vivere ed esprime al meglio la caducità dell'esistenza, facendoci sentire sperduti e soli in mezzo a un mare di nebbia. Ogni brano è pervaso da questa tristezza impenetrabile, ma in particolare sono due gli episodi che colpiscono in mezzo ai sei brani dell'opera. "The March And The Stream" e "The Falls" sono le due summe compositive dell'album, pietra d'angolo di un intero genere musicale, il funeral doom. La prima, una lentissima ed esasperante nenia funebre che ricorda mestamente la morte di Iia, moglie di uno dei membri della band, la quale si spense a soli vent'anni di età. Sonorità spettrali e sotterranee, ritmi pachidermici, atmosfere plumbee da pelle d'oca, un finale di archi tremebondo e mortifero: tutto in sordina, senza mai fare troppo rumore e senza mai uscire dalle righe. "The Falls" è un lento fiume di lava che poco alla volta riempie tutti gli spazi disponibili, sommergendoci in un mare di cenere ardente: le chitarre e l'organo pennellano melodie delicatissime e soffuse, nello stacco centrale rimane solo una chitarra acustica spaesata e timida, mentre nel finale ci troviamo al cospetto di un megalitico monumento che ci osserva dall'alto con silenziosa disapprovazione per la nostra natura mortale ed effimera. Per quanto la musica sia impressionante nella sua tragicità, trasmette comunque una sensazione nettissima: la calma. Non quella serena sensazione di appagamento, che ti fa sentire al tuo posto nel mondo; piuttosto una calma innaturale, composta, agghiacciante, come quella che prova una persona distesa a terra mentre esala silenziosamente l'ultimo respiro. 

Non aspettatevi niente di diverso, o di più positivo e solare, nei rimanenti brani: vi basterà ascoltare la severa introduzione di "The Organium", o le larghe e monolitiche aperture strumentali di "Edges", per rendervi conto che in questo terreno si respira solo aria di morte, a tratti pesante e greve, a tratti pacata e soffusa come il delicato tocco della Mietitrice. Capolavoro del suo genere, probabilmente il più significativo album Doom della storia: non possederlo è un delitto, per chi vuole possedere una decente discografia doom. Per chi ha tendenze suicide o maniaco - depressive, invece, è un disco da evitare: sarebbe la colonna sonora perfetta per l'estremo atto.

01 - The Organium (6:41)
02 - The March And The Stream (10:34)
03 - The Falls (8:43)
04 - Forge (5:49)
05 - Edges (6:10)
06 - Aether (9:49)