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venerdì 10 febbraio 2012

Septicflesh - "Communion"

Season Of Mist, 2008
Strana band i Septic Flesh.

Dopo un ottimo solitario EP uscito nel 1991, che pare anticipare le caratteristiche musicali del Melodic Death, i Septic Flesh sono stati capaci di produrre nella seconda metà degli anni ’90 quattro album in quattro anni, tutti di qualità sopraffina, continuando a perfezionare la loro miscela di Death, melodia e atmosfera caratterizzata da quel sound piacevolmente antiquato tipico del Metal greco estremo. E’ forse inutile dire che un simile splendore rimase praticamente privo di attenzioni. L’anno seguente è il 1999: il nuovo subitaneo Revolution DNA apporta grandi stravolgimenti, e la band prende un’inaspettata - e a mio avviso sgradevole - svolta più elettronica e sempliciotta. Un album comunque acclamato dai più che pare puntare finalmente qualche riflettore sulla band. Risultato? Quattro anni di inattività discografica. Inattività rotta nel 2003 con Sumerian Daemons, che torna a sconvolgere tutto e ad innalzare gloriosamente la bandiera della band: le contaminazioni elettroniche sono presenti solo in piccola quantità, e il risultato musicale sembra essere una fusione tra il sound robusto e moderno di Revolution DNA, il loro genere composito dei primi quattro full-length e una violenza sonora tutta nuova. Si tratta di un disco acclamato da tutti, fans e critica, che pare dare inizio ad una lunga epoca di successi. Risultato? I Septic Flesh si sciolgono. E si sappia: no, non è una barzelletta. Si riformano però nel 2007, modificando il loro nome in Septicflesh - bah... - e giungendo al loro settimo disco: Communion. Se gli ultimi quattro anni di stop avevano portato alla grande innovazione di Sumerian Daemons, quale sconvolgimento apporterà stavolta Communion?

Il lettore attento avrà ormai afferrato la logica inversa dei Septicflesh, è saprà quindi soddisfare da solo la propria sete di curiosità: nessuno. Eccoli infatti incunearsi nuovamente con rinnovata possenza negli arcani meandri della mitologia delle civiltà antiche, i cui plurimi risvolti dalle diverse interpretazioni si prestano meglio di ogni altra astrazione a ritrarre le multiple direzioni di Communion. Pur presentandosi come la naturale continuazione di Sumerian Daemons - quasi che tra i due fosse trascorso solo un anno - Communion è a tutti gli effetti un nuovo capitolo nella discografia della band, la quale impiega per la prima volta una vera orchestra che va ad intrecciarsi ad un sound pesantissimo, moderno ed impeccabile, ad atmosfere oscure fortemente sacrali, ad una batteria bombardante e a diffuse aperture melodiche parecchio orecchiabili. E se è vero che brani quali Anubis, Sunlight/Moonlight, Sangreal e Narcissus potrebbero tranquillamente essere stati estratti da Sumerian Daemons, gli altri cinque risultano essere molto più pesanti e generalmente più veloci, neri come la pece e intrisi fino a sgocciolare copiosamente di quelle esalazioni mitologiche e leggendarie che rendono tanto affascinante la cultura antica. Brani brevi e tremendamente feroci, con particolare attenzione al geniale sperimentalismo di Babel’s Gate, fino all’apice orchestrale di Persepolis che col suo sacrale rallentamento rimanda con decisione alla gloriosa epoca dell’Antica Grecia. Communion risulta quindi un disco dalle mille facce che alterna episodi melodici molto orecchiabili a brani estremi, orchestrali, inquietanti.

In Communion ce n’è per tutti i gusti: se vi piace il Melodeath easy-listening probabilmente passerete intere ore a fischiettare Sunlight/Moonlight e Narcissus, mentre se come me preferite i brani più aggressivi e sperimentali probabilmente non potrete più fare a meno di Babel’s Gate e della titletrack. Se poi vi piace la musica orchestrale, quella bella ricca e pomposa, Persepolis vi lascerà a bocca aperta. Episodi eccellenti quali Anubis e Sangreal cercano infine di fare da tramite alle varie estremità citate, a queste differenti manifestazioni di quell’unica entità che è Communion. I Septicflesh sono tornati alla grande con un mega disco da cineteca, un disco che incarna alla perfezione la tendenza moderna ad interpretare il Metal estremo come un crogiuolo di idee attinte da ambiti diversi, il tutto in fortissima chiave epica, tendenza grazie alla quale già si sono affermati gruppi come Behemoth e Nile. Che i Septicflesh siano i prossimi? Ormai ci sono.

01 - Lovecraft’s Death (04:08)
02 - Anubis (04:18)
03 - Communion (03:25)
04 - Babel’s Gate (02:58)
05 - We, The Gods (03:50)
06 - Sunlight/Moonlight (04:09)
07 - Persepolis (06:09)
08 - Sangreal (05:17)
09 - Narcissus (03:59)