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domenica 17 aprile 2011

Disarmonia Mundi - "The Isolation Game"

Coroner, 2009
I Disarmonia Mundi sono stati un'eccellente sorpresa quando li scoprii con il loro debutto "Nebularium", un album totalmente autoprodotto, che per qualità compositiva e songwriting non aveva nulla da invidiare a gruppi come Opeth e Novembre. Quel debutto, dalla freschezza genuina e ricchissimo di idee interessanti, che rielaborava i classici canoni del death metal melodico e li mischiava con numerose influenze diverse, andando a costituire un lavoro di tutto rispetto, è rimasto purtroppo un episodio unico nella discografia della band italiana, che è poi scivolata progressivamente verso l'appiattimento stilistico e compositivo.

"The Isolation Game" è la naturale prosecuzione di quest'evoluzione discendente: dopo un secondo album molto più violento, e tutto sommato ancora abbastanza feroce da essere considerato di buon livello, e successivamente dopo un terzo album come "Mind Tricks", che sembrava un disco fotocopia degli ultimi Soilwork (con i quali il gruppo effettivamente condivide uno dei cantanti), ecco arrivare questo quarto lavoro, che non aggiunge veramente nulla a tutto quello che è stato già detto in passato da band che suonano questo genere musicale. Potenza, velocità, chitarre schiacciasassi, melodia, voce alternata tra uno scream (talmente artefatto, esasperato ed "elettronico" da essere ormai privo di senso, ampiamente fastidioso) ed un cantato pulito discreto, ma non sufficientemente incisivo (in alcuni tratti irritante, come nella title track). Nulla più. Un disco che, pur non essendo assolutamente scadente, non ha veramente nulla che lo elevi dalla normalità generale che si riscontra comunemente in un genere inflazionato come il death metal svedese. Un genere del quale ormai sono state abbondantemente tracciate le linee, e che è diventato un po' una catena di montaggio. Episodi buoni non mancano in questo album, come "Structural Wound" dal refrain accattivante, "Blacklight Rush" con le sue violentissime accelerazioni, "Ties That Bind" con le sue melodie di facile presa, "Digging The Grave Of Silence" con il suo finale epicheggiante. Il problema è che i brani, oltre ad essere più o meno tutti uguali tra loro (se escludiamo i due tranquilli intermezzi acustici "Glimmer" e "Beneath A Colder Sun"), esaltano solo nel breve periodo, e mano a mano che si prosegue con gli ascolti, ci si accorge che dopo l'impatto iniziale c'è ben poco materiale che valga la pena conservare. Tutto sa di già sentito, e sostanzialmente è privo di quella personalità che aveva reso "Nebularium" un debutto eccezionale, tra i migliori dischi di death metal melodico / progressive di mia conoscenza. Niente da fare: di quelli che erano i Disarmonia Mundi ormai è rimasta solo una pallida copia, con poche idee e molti clichès. Un vero peccato.

01 - Cypher Drone (4:29)
02 - Structural Wound (3:18)
03 - Perdition Haze (4:20)
04 - Buiding An Empire Of Dust (4:23)
05 - Stepchild Of Laceration (5:01)
06 - The Isolation Game (4:05)
07 - Blacklight Rush (3:47)
08 - Glimmer (2:01)
09 - Ties That Bind (4:05)
10 - Losing Ground (4:14)
11 - Same Old Nails For A New Messiah (3:58)
12 - Digging The Grave Of Silence (4:18)
13 - Beneath A Colder Sun (1:25)
14 - The Shape Of Things To Come (4:10)