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martedì 19 aprile 2011

Nyktalgia - "Nyktalgia"

No Colours, 2004
Tout l'hiver va rentrer dans mon être: colère,
Haine, frissons, horreur, labeur dur et forcé,
Et, comme le soleil dans son enfer polaire,
Mon coeur ne sera plus qu'un bloc rouge et glacé.

Si presentano così i Nyktalgia all’interno del booklet del loro disco d’esordio, con una strofa del “Canto d’autunno” di Baudelaire, non lasciando dubbi sulla loro attitudine musicale maledetta, disperata. Il nome della band trae origine dalla nictalgìa, che pare essere un dolore notturno che colpisce le ossa in particolare di chi è afflitto dalla sifilide. In effetti non potrebbe esserci nulla di migliore per descrivere il loro approccio musicale: glaciale e terrificante, un urlo di dolore nel freddo della notte, l’incarnazione dell’impotenza senza rassegnazione: non a caso sulla copertina compare un uomo nell’atto di suicidarsi. Abbiamo qui un album che non va fuori tema ricercando chissà quale atmosfera, un album che non si perde in composizioni poco oculate, quaranta minuti di Depressive Black Metal ben fatto e concreto che si concentra tutto sull’impatto emotivo diretto. I brani sono interamente costruiti sui riff di chitarra, cavalcanti e strazianti riff impregnati di tristezza esistenziale che oscillano tra momenti blandi e momenti violenti. Il sound è gracchiante e a tratti sgangherato, e il tessuto sonoro già sbrindellato di suo viene definitivamente lacerato da un ottimo scream acutissimo lancinante, uno dei migliori che io conosca. E tra un brandello e l’altro emerge una forza che tiene tutto insieme: la melodia. Ogni singolo riff è pervaso dalla melodia, ma non una sbrodolata pret-a-porter in stile Melodeath da quattro soldi: la forza dei Nyktalgia è saper produrre un riffing melodico splendido e dannato, raffinato e al tempo stesso 100% puro Black.
Cerco di rendere meglio l’idea. Ricordo che un giorno, parecchio tempo fa, decisi di andare alla scoperta del Depressive Black (e dintorni): passai tutta la giornata a spulciare su Youtube sentendo non meno di trenta band diverse che non conoscevo, tra cui Striborg, Vinterriket, Paysage D’Hiver, Trist, Sterbend, Wedard, Deep-pression, Thy Light, Make A Change...Kill Yourself, e altri. Ricordo di aver trovato solo due nomi che mi colpirono davvero: gli Hypothermia e i Nyktalgia. La forza di questi due gruppi, e specialmente dei Nyktalgia, sta tutta nel riffing: un Depressive così concreto, così ricco di riff diretti senza risultare antimelodici, così intriso di splendida melodia senza bisogno di fare uso di improbabili uscite in Ambient, così disperato senza bisogno di risultare macabro, quel giorno risultò unico fra tanti. Con ogni probabilità ciò va additato alla mia scarsa conoscenza del genere, e affermare che questo album porta qualcosa di nuovo al Depressive Black potrebbe far urlare indignati alla menzogna i fan esperti e accaniti del genere...così preferisco limitarmi a dire che io, personalmente, un disco Depressive come questo non l’avevo mai sentito; perlomeno in nessun disco precedente a questo dei Nyktalgia.

Nyktalgia è un disco che dipinge il silenzio con un colore disperato, un disco che col suo stile musicale va dritto nel profondo rivangando le nostre pulsioni rimosse più recondite dalle quali si sprigiona una nera angoscia distruttiva. Non ha senso puntare i riflettori su una canzone particolare: si tratta di quattro capolavori, quattro tele di un cupo blu notte in ognuna delle quali potrete fruire tutta l’impotenza esistenziale. Un disco davvero bello, la No Colours ci ha preso ancora.

01 - Misere Nobis (11:06)
02 - Lamento Larmoyant (09:56)
03 - Cold Void (07:33)
04 - Exitus Letalis (11:51)