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mercoledì 26 gennaio 2011

Bathory - "Twilight Of The Gods"

Black Mark Productions, 1994
Lo svedese Tomas Forsberg, in arte Quorthon (deceduto nel 2004 per via di un attacco cardiaco all’età di soli 38 anni), è stato un cantante e polistrumentista che tecnicamente non era eccelso nè con gli strumenti nè con la voce. Tuttavia, come capita spesso, queste lievi pecche non gli hanno impedito di entrare negli annali del viking metal, facendosi  ricordare come un artista capace di trasmettere emozioni forti e ricreare scenari fantastici, in particolar modo con l'arrivo del cosiddetto “periodo epico”. Infatti, dopo la pubblicazione del seminale “Under The Sign Of The Black Mark” (caposaldo del black metal pionieristico), il trio Bathory si sfalda e il gruppo rimane composto da un unico membro: Quorthon. Ormai solo, il nostro eroe si occupa sempre di comporre tutti i pezzi, collaborando anche con altri musicisti, ma che restano per l'appunto solo collaborazioni, continuamente mutevoli. Questo è l'inizio di una nuova, splendida era, che permetterà al musicista di esprimere il meglio di sè, anche grazie ad una lenta ma costante maturazione tecnica e artistica.

I primi sprazzi di epicità arrivano con “Blood Fire Death”, ancora grezzissimo, ma già capace di ricreare epici scenari di battaglia tramite composizioni memorabili come “A Fine Day To Die” e “Blood Fire Death”, vere e proprie cavalcate metalliche intrise di spade e sangue. Seguì il fondamentale “Hammerheart”, e poco dopo arrivò questo “Twilight Of The Gods”, probabilmente il miglior album viking metal della storia (anche se non tratta solamente di tematiche vichinghe, ma tocca anche temi sociali come lo sfacelo dell'uomo moderno). Abbandonando quasi del tutto l'aggressività degli esordi e le rocciose composizioni che ascoltavamo sul precedente album, la musica si fa ancora più squisitamente epica e maestosa, decisamente improntata alla melodia e alla solennità, due caratteristiche che colpiscono immediatamente e seducono con estrema efficacia. Con i suoi programmaticamente brani lunghi e lenti, la sua voce possente e melodiosa, i suoi cori ormai onnipresenti, le sue atmosfere magnifiche e le sue sapienti alternanze tra chitarre acustiche ed elettriche, il disco richiama grandi spazi aperti, epocali battaglie e tragici avvenimenti, scolpiti permanentemente nei secoli.

La tecnica strumentale è abbastanza irrilevante, in quanto non è certo sul virtuosismo che la musica punta; la produzione è volutamente sporca e povera, facendo guadagnare mille punti al disco in materia di atmosfera e fascino "antico". Ogni traccia è un mastodonte da brividi lungo la schiena: nessuno come Quorthon è stato capace di trasportare l’ascoltatore nel mondo dei tremendi Vichinghi, che ora rivivono grazie alla sua musica. L’album procede imperterrito per quasi un’ora, tra suite maestose come l'opener "Twilight Of The Gods" o la splendidamente melodica e trascinante "Blood And Iron", per concludere con l'epilogo di “Hammerheart”, che riprende il titolo del precedente album: un vero e proprio inno al Nord, stavolta senza distorsioni (è un estratto de "I Pianeti" di Gustav Holst, liberamente re - interpretato da Quorthon). Tutto splendido dall'inizio alla fine, nessun momento noioso nonostante la ripetitività dei brani, solo tanta emozione pulsante e tanto furore epico. Il migliore brano viking metal mai scritto, secondo me, è proprio la title track posta in apertura: quattordici minuti di epicità granitica, irripetibile. Inizia tutto in sordina, come una preparazione alla battaglia che aleggia nell'aria; si prosegue in crescendo tra cori possenti e linee melodiche superlative; dopo la "narrativa" parte centrale arriva il climax, costituito da una lunga e struggente sezione strumentale, nella quale l'epopea battagliera trova il suo compimento e l'apice della drammaticità evocativa; e infine l'odissea si chiude con una chitarra acustica spaesata e malinconica, incerta nel suo vagare, come un'anima persa che percorre il campo di battaglia quando tutto è ormai finito, raccogliendo le anime dai corpi morti che giacciono in terra per portarli nel Valhalla.

"Twilight Of The Gods" è un capolavoro, un'irripetibile gemma del metal di stampo immaginativo e cinematografico, una perla che resiste al passare degli anni con fierezza e non teme confronti nè rivincite. Nessuna persona che dica di apprezzare la musica metal può permettersi di non possedere questo disco. Fate onore alla memoria di Quorthon e comprate quest'autentica leggenda musicale.

01 - Twilight Of The Gods (14:00)
02 - Through Blood By Thunder (6:15)
03 - Blood And Iron (10:24)
04 - Under The Runes (5:58)
05 - To Enter Your Mountain (7:36)
06 - Song Of Blood (7:34)
07 - Hammerheart (4:56)