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mercoledì 5 gennaio 2011

Death - "Symbolic"

Roadrunner Records, 1995
Un insieme di tecnica sopraffina, aggressività e rabbia, pensieri profondi ed emotività incontenibile: questo a mio parere è "Symbolic", penultimo album in studio dei Death, band che conosciamo tutti per la triste storia che ha visto protagonista il geniale leader Chuck Schuldiner, deceduto prematuramente per via di una neoplasia cerebrale che non gli ha lasciato scampo. "Symbolic" prosegue la linea evolutiva iniziata con "Human", che cominciava già a differenziare il death "ignorante" e grezzo degli esordi arricchendolo con soluzioni tecniche e stilistiche nuove, e proseguito poi con il seminale "Individual Through Patterns", che portava tecnica e sentimento ad un livello ancora superiore. Qualcuno ha definito "Symbolic" un disco freddo e macchinoso, ma non sono affatto d'accordo: l'ingresso del funambolico Gene Hoglan alla batteria, autore di una performance semplicemente sbalorditiva, e una maggiore attenzione per i dettagli non significa per forza essere macchinosi, ma semplicemente più raffinati. Anche l'ingresso dei nuovi membri, Kelly Conion al basso e Bobby Koelble alla seconda chitarra, potrebbe causare rimpianti, ma non è questo il caso: i nuovi arrivati non si fanno certo problemi e massacrano comunque le nostre orecchie con scariche di violenza spaventose e mai banali. Nonostante l'evoluzione che li ha portati lontani dai pesantissimi esordi di "Scream Bloody Gore" e "Leprosy" e dalla morbosità di "Spiritual Healing", i Death non hanno deciso di ammorbidirsi: questo è un album che pesta duro dall'inizio alla fine, viaggiando sulla doppia cassa, tempi dispari e riff taglienti, come si può notare già nella sinistra opener che porta il nome del disco, teatro di  ferali loop chitarristici e di improvvise e devastanti accelerazioni sostenute dal consueto screaming acido di Chuck, tra i più espressivi che io ricordi nel genere death metal.

Le strutture dei brani si fanno più complesse, talvolta ai limiti del progressive metal, e si fa notare anche il lavoro solistico, che stupisce come al solito per precisione e incisività, senza mai scadere nel virtuosismo fine a sè stesso. Interessante novità dell'album è la presenza più massiccia di spunti melodici e di sezioni addirittura malinconiche, in brani come "Sacred Serenity", "Without Judgement" e la conclusiva "Perennial Quest", dal meraviglioso finale acustico pennellato qua e là da tocchi di chitarra elettrica, sperduta e desolante. Ogni brano ha una particolarità che lo rende speciale, e il disco non è affatto monotono come si potrebbe pensare per un album death metal: basta ascoltare per esempio la ben conosciuta "Crystal Mountain", diventata uno dei simboli della band: fughe chitarristiche si affiancano ad una batteria quasi impazzita, che viaggia spesso e volentieri sulla doppia cassa, ma senza rubare spazio ad alcune sezioni melodiche di ottimo gusto, che donano un ampio respiro al brano. Ma il brano che mi ha colpito di più è "1000 Eyes", dannatamente mordente con la sua velocità e il suo drumming fuori dall'usuale, e con il suo ritornello in impennata, memorabile. Ogni brano contribuisce a rendere questo album un capolavoro del genere, assolutamente irrinunciabile per qualsiasi appassionato di Metal, poiché con questo album i Death hanno rasentato la perfezione assoluta, sotto tutti i punti di vista: tecnico, stilistico, emotivo ed esecutivo. Crudo, spiazzante e dannatamente vero: questo è "Symbolic", un album da avere.

01 - Symbolic (6:35)
02 - Zero Tolerance (4:50)
03 - Empty Words (6:24)
04 - Sacred Serenity (4:28)
05 - 1000 Eyes (4:30)
06 - Without Judgement (5:30)
07 - Crystal Mountain (5:09)
08 - Misanthope (5:06)
09 - Perennial Quest (8:20)