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giovedì 27 gennaio 2011

Sentenced - "The Cold White Light"

Century Media, 2002
Esiste uno strano teorema nel gothic metal, che non si può spiegare a parole (o perlomeno io non ci riesco): la sottile linea che divide un gruppo ispirato da un gruppo che è sì capace, ma non riesce a scollarsi di dosso l'etichetta di "commerciale". Penso agli Evanescence, autori di alcune hit davvero mirabili, ma che non sono mai riusciti a prendermi più di tanto, forse per via di un'attitudine fin troppo semplice e, per l'appunto, "commerciale" (passatemi il termine). I Sentenced si muovono in bilico tra le due categorie, ma per quanto riguarda loro propendo di più verso la categoria di "ispirati", anche se non saprei proprio spiegare cos'hanno in più rispetto a un gruppo come gli Evanescence.

Partiti come band death metal grezza e cattiva, i finlandesi si sono via via evoluti in direzione di un alleggerimento del sound, che li ha portati vicini al classico stile gothic metal da classifica, dotato però di sufficiente credibilità da non scadere nel commerciale o nel banale. "Down", "Frozen" e "Crimson" erano tre ottimi album, che se da un lato peccavano di una certa ripetitività e staticità a livello di soluzioni, dall'altra sapevano come conquistare i cuori degli ascoltatori grazie a melodie avvolgenti, brani sempre trascinanti e ricchi di malinconico pathos. "The Cold White Light" si muove sulle stesse coordinate, guidato dalla profonda voce di Ville Laihiala, che a metà tra il triste e l'ironico spazia su temi suicidiari, amorosi e insomma i soliti che possiamo trovare nel genere gothic metal. Undici tracce che variano molto l'una dall'altra:  troviamo ad esempio episodi irruenti e robusti come "Cross My Heart And Hope To Die", ma soprattutto "Neverlasting", un pezzo in pieno stile rock suonato però con chitarre molto più potenti e distorte, e dalle tematiche tipicamente "vivi la vita al massimo", in apparente contrasto con lo stile della band, cupo e introspettivo; ballate di grande effetto come "Brief Is The Light" e "Everything Is Nothing"; episodi ironici e canzonatori come "Excuse Me While I Kill Myself" e "The Luxury Of A Grave". Dimostrazione che la band riesce a non prendersi troppo sul serio, ironizzando anche sulla propria dichiarata mania per le tombe, il suicidio e in generale la depressione, che qui viene rivisitata anche in chiave divertente. I brani si muovono tutti su strutture piuttosto immediate, ritornelli che fanno subito presa, sporadici passaggi di atmosfera e un generale amore per tutto ciò che è disperatamente romantico e "gotico" (senza arrivare agli eccessi commerciali di band come H.I.M. e soci, però). Ottima "Guilt And Regret", dove fa capolino un pianoforte molto azzeccato nel creare un'atmosfera appunto di "colpa e pentimento", mentre il vero brano "forte" dell'album è a mio avviso la traccia conclusiva "No One There", forte di un'interpretazione vocale davvero convincente e di una tensione emotiva stavolta più che palpabile, mentre in altri brani (come "Blood And Tears", punto debole del disco) poteva essere un pò artefatta.

Tirando le somme, non si tratta certamente un capolavoro, ed è un disco che a qualcuno potrà sembrare eccessivamente smielato, ma che io a dispetto di tutto continuo a ritenere un album valido e maturo, anche se non complesso nè elaborato. Chi l'ha detto che la musica per essere bella debba essere per forza difficile e cerebrale?

01 - Konevitsan Kirkonkellot (1:40)
02 - Cross My Heart And Hope To Die (4:06)
03 - Brief Is The Light (4:23)
04 - Neverlasting (3:35)
05 - Aika Muitaa Muistot (Everything Is Nothing) (4:32)
06 - Excuse Me While I Kill Myself (3:49)
07 - You Are The One (4:15)
08 - Blood And Tears (4:30)
09 - Guilt And Regret (3:44)
10 - The Luxury Of A Grave (4:43)
11 - No One There (6:15)