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mercoledì 5 gennaio 2011

Forest Of Shadows - "Where Dreams Turn To Dust"

Rage Of Achilles, 2001
"Where Dreams Turn To Dust" è forse l'esempio più calzante e perfetto di come si possa suonare un Doom metal caldo, avvolgente, malinconico e introspettivo senza cadere nella pochezza artistica e nella faciloneria, ma al contrario utilizzando pochissimi elementi per creare composizioni meravigliose.

I Forest Of Shadows nascono dalla mente di un'unica persona, che risponde al nome di Niclas Frohagen, polistrumentista svedese che si occupa di tutto, con poche collaborazioni esterne e molto impegno personale. L'EP che ho tra le mani, impreziosito da due bonus track provenienti dai precedenti demo della band, è a mio parere uno dei migliori dischi Doom che siano mai stati suonati: l'atmosfera che Niclas riesce ad evocare in questo lavoro è semplicemente unica, irripetibile. L'attitudine della sua musica è un feeling maestoso, autunnale, sempre estremamente melodico e dalle linee facilmente riconoscibili, ma mai banali nonostante la loro semplicità. A dimostrarlo c'è il primo brano, "Eternal Autumn", dal titolo programmatico: una meravigliosa introduzione di flauto lascia improvvisamente esplodere una melodia evocativa, grondante rugiada, impregnata di colori e suoni di un bosco autunnale. Tempi lenti e solenni, stacchi acustici di pregevole fattura, voce alternata tra un growl insospettabilmente caldo ed un cantato pulito di grande espressività, quasi panteista nella sua gentile pacatezza. Più volte il brano varia il tema portante, per poi tornare sul tema precedente, confezionando nove minuti e mezzo di viaggio attraverso l'ammaliante bellezza della stagione fredda e decadente che risponde al nome di autunno. La successiva "Wish" è un viaggio stavolta più sognante, che inizia in modo duro con un growl stavolta più severo e aspro, ma che si perde successivamente in lunghe strofe cantate in pulito e coadiuvate da una chitarra acustica che sa ritagliarsi perfettamente il suo spazio, senza mai passare in primo piano. Strofe rilassanti e bucoliche, che conducono per mano lungo un sentiero di foglie secche, come fosse l'ultimo viaggio che ci è concesso su questa Terra. Concludendosi con una frase emblematica "So i close my eyes, and I sigh", arriviamo a "Of Sorrow Blue", brano ancora più malinconico e mesto, nel quale fanno capolino alcune spettacolari sezioni di archi, che spezzano la rocciosa progressione della chitarra ritmica con alcuni break melodici da commozione istantanea. Ma le sorprese non sono finite: nella parte centrale il brano prende improvvisamente quota, le chitarre si ingrossano, i ritmi diventano veloci al punto di inserire la doppia cassa (!), la voce esprime un misto di rabbia e tristezza mirabile: ed infine scolliniamo dolcemente, andando a morire in un finale acustico di chitarra e violino, ancora una volta dalla bellezza disarmante.

Il disco ufficiale sarebbe finito qui, e il materiale che abbiamo ascoltato finora sarebbe già sufficiente per renderlo un capolavoro: ma non è finita. Chi è stato così fortunato da procurarsi la versione rimasterizzata, che include le bonus track, scoprirà che esse non sono semplicemente dei riempitivi, ma sono altri due bellissimi pezzi. "Under A Dying Sun" è una lunghissima composizione di oltre quindici minuti, dalla struttura variegata e in costante evoluzione, tanto che si potrebbe quasi parlare di progressive doom: nonostante non ci siano mai particolari soluzioni a livello tecnico. In questo lungo brano troviamo davvero di tutto: accelerazioni in doppia cassa, rallentamenti, sezioni acustiche, melodie distorte e sognanti, come in un connubio di tutto quello che abbiamo ascoltato nei tre brani precedenti. E non dimentichiamoci che è una sola persona a comporre e suonare tutti gli strumenti: un'ulteriore nota di merito va a Niclas per il suo lavoro. Dopo aver attraversato paesaggi ed emozioni di ogni genere, è giunto il momento di concludere il disco con "The Silent Cry", introdotta da un malinconico pianoforte che in meno di un minuto potrebbe nuovamente commuovere gli animi più sensibili. Altri cinque minuti di melodie eleganti e distorsioni "gentili", se così possiamo chiamarle, ma anche di sezioni più violente e veloci, che non diventano mai sguaiate, perchè sempre controbilanciate dalla delicatezza intrinseca della musica. Con una progressione dissonante si chiude finalmente il disco, e a questo punto le parole che posso dire sono terminate: non mi resta che consigliare caldamente a tutti di procurarsi questo dischetto, che saprà essere la perfetta colonna sonora delle vostre stagioni fredde, e che vi farà più volte provare la sensazione di trovarvi in una foresta, senza nessuno attorno, circondati unicamente da foglie bagnate e rami secchi. E di scoprire che è un'esperienza meravigliosa.

01 - Eternal Autumn (9:26)
02 - Wish (8:24)
03 - Of Sorrow Blue (11:30)
04 - Under A Dying Sun (Bonus Track) (15:36)
05 - The Silent Cry (Bonus Track) (5:20)