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mercoledì 26 gennaio 2011

Raventale - "After"

BadMoodMan Music, 2010
L'avevamo lasciato con il buonissimo "Mortal Aspirations", ed ecco che Astaroth si rifà vivo dall'Ucraina con i suoi Raventale, nome fittizio dietro il quale si nasconde solo lui, essendo l'unico componente della band. Il disco odierno, complessivamente il quarto nella discografia della band, è ancora una volta piuttosto breve: i suoi trentacinque minuti scarsi di musica potrebbero far pensare ad un EP, ma i fan storici sanno che Astaroth ama pubblicare album brevi, intensi ed incisivi, che non si perdono in troppe divagazioni e vanno sempre diritti alla meta.

"After" non fa eccezione: anche qui, come nei suoi predecessori, troviamo un'interessante mix di black - doom metal grezzo e minimale, perennemente in movimento e con pochi momenti di pausa, i quali fungono da spartiacque in mezzo a cavalcate di chitarra e batteria lunghe e sognanti. La varietà compositiva non è mai stato il punto forte dei Raventale, e anche qui si nota una certa staticità nel songwriting; tuttavia, devo dire che da questo punto di vista il nostro Astaroth è molto migliorato, confezionando pezzi lievemente più vari e dinamici rispetto al solito. Non che i precedenti fossero brutti, anzi: semplicemente erano molto ripetitivi, ma questo faceva parte della loro intima essenza, ed era giusto così. Per quanto ciò si riscontri anche in questa release, quest'aspetto è stato smussato e ciò dimostra che Astaroth è stato capace di evolvere il proprio sound senza snaturarlo nemmeno in minima parte.

"After" potrebbe essere la colonna sonora di un viaggio a cavallo lungo una steppa, o comunque un luogo sufficientemente desolato e spoglio: il punto forte della musica dei Raventale, infatti, rimane l'alone onirico, la capacità di prendere per mano e condurre lungo un viaggio che annulla i pensieri e trasporta in un mondo quasi rilassante, seppur espresso per mezzo di chitarre distorte e voce growl. Un plauso è da fare anche per quanto riguarda proprio il cantato: finalmente emerge come si deve dal tappeto strumentale, non più sepolto come nei precedenti lavori, nei quali era praticamente un ronzio di fondo, che avrebbe potuto benissimo non esserci. Vedo ora di analizzare un pò i cinque brani che compongono l'album: l'opener "Gone" consiste in dieci minuti di triste rabbia, con poche variazioni nello sviluppo del brano ma con un finale ambient - atmosferico davvero pregevole, in piena tradizione Raventale: non possono non tornare in mente le brevi sezioni strumentali prive di distorsioni che troviamo in ogni loro album, pochi minuti capaci di evocare beatitudine con una facilità enorme. La title - track "After" è anch'essa oscura e molto doomish, richiamante un po' le atmosfere degli Anathema di "The Silent Enigma" e un po' il black metal di artisti come Burzum, lancinante e vagamente epicheggiante. L'ottima strumentale "Youth", è costruita su progressioni di accordi classiche ma sempre efficacissime nel ricreare atmosfere malinconiche, e intervallata da altri sprazzi di atmosfera creati dai sintetizzatori, abilmente amalgamati nel generale contesto doom metal. Solo cinque minuti, ma molto intensi. Stupisce invece la presenza di "Flames", praticamente una cover di un loro stesso brano, che si trovava sul primo album: non si capisce perchè abbiano voluto registrarla nuovamente, dato che l'originale non era affatto male. Ma i Raventale ci hanno abituato anche a queste stranezze, come quando misero in mezzo al loro album "Long Passed Days" la cover di "Sunset Of Age" degli Anathema, in posizione centrale rispetto alle altre tracce, e dunque assolutamente atipica.

La traccia conclusiva, senza titolo, è il brano più duro e dissonante dell'album, il più legato alla matrice strettamente black metal di gruppi come i Satyricon, anche per quello che riguarda le linee vocali. L'album è consigliato a chi nella musica non ricerca troppi fronzoli ma ama il minimalismo e l'immergere le proprie orecchie in un flusso sonoro continuo e con poche interruzioni. Forse alcune soluzioni avrebbero potuto essere sfruttate meglio, ma in definitiva ci troviamo davanti ad un lavoro sicuramente meritevole, fresco e piacevole quanto basta per non cadere facilmente nel dimenticatoio. Ancora una volta, ottimo lavoro, caro Astaroth.

01 - Gone (10:05)
02 - After (5:01)
03 - Youth (5:10)
04 - Flames (6:52)
05 - Untitled (7:20)