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lunedì 9 maggio 2011

Colosseum - "Chapter II: Numquam"

Firebox Records, 2009
Una copertina davvero inquietante per il secondo album dei Colosseum, formazione funeral doom finlandese scioltasi dopo la morte del leader Juhani Palomaki, recentemente rinvenuto privo di vita per cause ancora da chiarire. "Numquam" prosegue il discorso iniziato con il precedente e acclamato "Delirium", e non sposta di molto le coordinate sonore: si potrebbe quasi dire che questo album sia un disco fotocopia, dato che non c'è nessuna rilevante innovazione e la musica non fa altro che ricalcare gli schemi che avevamo trovato sul primo lavoro. Eppure, nonostante questa staticità compositiva e il permanere degli stessi elementi già sentiti in precedenza, "Numquam" è un album che colpisce nel segno: la funerea disperazione, la malinconia inguaribile e le atmosfere allucinate e visionarie non hanno perso nulla della loro potenza espressiva, così come è vero che le composizioni sono ancora una volta di ottima caratura. Come dire: un buon piatto di pasta al sugo è sempre  desiderabile quando è cucinato a dovere, anche se la ricetta è la stessa.

Chi già conosce i Colosseum sa dunque cosa aspettarsi: per chi non li conoscesse, posso dire che i finlandesi amano trasformare l'esperienza dell'ascolto di un disco in un qualcosa "di più", come se volessero veramente risucchiare l'ascoltatore e farlo penetrare nel loro mondo oscuro. Questo obiettivo viene facilmente raggiunto con il mescolarsi di atmosfere talvolta demoniache ma contemporaneamente maestose, orchestrazioni maligne e sinistre che però mantengono un tocco di tristezza inconsolabile, ritmi ultralenti che costituiscono una vera prova di resistenza, fisica e psicologica: completa poi il quadro la possente voce di Juhani, un rauco grugnito che viene costantemente raddoppiato per sembrare ancora più disumano mentre declama scenari funesti e situazioni terribilmente angosciose, con un tono di voce monocorde ma di sicuro effetto. Ecco quindi giungere alle nostre orecchie indifese altri capolavori mastodontici come "Towards The Infinite", "The River" e "Prosperity": tutti brani che lasciano col fiato sospeso grazie alla loro gigantesca potenza cosmica, che invade l'animo senza la possibilità di essere fermata. Qualche piccolo elemento in più si rintraccia qua e là nei brani, come il flauto magico che accompagna "Demons Swarm By My Side", ma per il resto è cambiato davvero poco: laddove perdurano le megalitiche e tragiche atmosfere del precedente "Delirium", perdura anche la lieve staticità del sound e delle composizioni, con il risultato che ancora una volta alcuni brani rimangono in testa più di altri, che invece tendono a scorrere senza troppi sussulti di novità, ma semplicemente confermando quello che è un mood ormai consolidato e collaudato.

In definitiva, "Numquam" è un altro ottimo disco dei Colosseum, nulla più e nulla meno. Chi si aspetta grosse innovazioni rispetto a "Delirium" rimarrà piuttosto deluso: è più logico pensare a questi due album come ad un disco solo, semplicemente pubblicato in due momenti diversi. Ciò verrà confermato anche con il terzo capitolo, "Parasomnia": ma per ora fermiamoci qui e gustiamoci questa discesa nella tetraggine più nera, consapevoli che potremo sempre schiacciare stop qualora la musica penetrasse troppo a fondo nell'abisso del nostro inconscio. E per fortuna che possiamo farlo, altrimenti l'ascolto sarebbe un qualcosa di veramente insostenibile per molte persone.

01 - Numquam (7:31)
02 - Towards The Infinite (6:56)
03 - Demons Swarm By My Side (9:56)
04 - The River (7:07)
05 - Narcosis (9:52)
06 - Prosperity (11:10)
07 - Outro (5:31)