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sabato 14 maggio 2011

Pain of Salvation - "Remedy Lane"

Inside Out, 2002
“We will always be much more human than we wished to be”

Con queste parole si conclude l'analisi e la ricerca di se portata avanti dagli svedesi Pain of Salvation di Daniel Gildenlow; un'analisi che muove attorno all'intima essenza dell'uomo quale animale dotato di intelletto, dove sono gli errori compiuti nella vita a determinare quella crescita individuale necessaria tanto a noi quanto agli altri. E la coscienza di se stessi si sviluppa in un viaggio che abbraccia l'intera durata della vita, dove la "cura dell'anima" è il viaggio stesso.

Come intuibile dalla meravigliosa immagine di copertina, una versione stilizzata del famoso sarcofago degli sposi di origine etrusca, sono le emozioni a giocare un ruolo fondamentale e i bisogni comportamentali che ne conseguono, prima fra tutte l'amore che è l'esperienza più universale e al contempo più intima di ogni uomo, quello che potrebbe essere definito il riassunto stesso dell'essenza umana. Sono quindi le esperienze sessuali, l'innamoramento, il matrimonio, i figli, a costruire il mondo attorno a noi, risulta quindi fondamentale capire che il senso di fallimento, di errore, di perdizione, ma anche di possessione e di gelosia sono sempre stati al centro dei conflitti dell'uomo di ogni epoca.

Nei tredici brani che compongono il disco ogni aspetto è messo in risalto da un vortice sonoro progressive accompagnato, anzi, complementato da una stesura dei testi di eccezionale valore, al fine di rendere l'avventura nell'inconscio un'analisi psicanalitica. Un commento particolare va, comunque, al comparto musicale; pur essendo una formazione progressive tecnicamente notevole, contrariamente alle aspettative, mai il disco cade vittima della tecnica, ogni sezione è semplicemente funzionale alla canzone, grazie ad un uso estremamente intelligente di costruzioni sonore. Inoltre, a livello musicale, notiamo che il progressive è arricchito e contaminato da incursioni nel rap (“Ending theme”), ruggiti growl (“A Trace of Blood”), atmosfere classiche (“Fandango”) e, non ultimo, sensazioni acustiche (“Dryad of the Woods”). Se questa tendenza porterà i Pain of Salvation a strafare nei lavori successivi, trova in questo album una perfetta sintesi espressiva in tre atti, che segna una delle più alte vette raggiunte dal progressive e che contiene quello che è il miglior brano mai scritto in questo genere, la meravigliosa e commuovente "Beyond the Pale", che possiede una delle più belle e vorticose strutture progressive mai concepite.

In definitiva un disco quasi perfetto, fiore all'occhiello del progressive, che impone questo stile di lettura nel contesto europeo, elevandolo e rendendolo anche più frizzante e ricercato di quello americano delle origini, perché in fondo fare musica è una forma di ricerca che ci rende molto più umani di quello che vorremmo essere.

01 - Of Two Beginnings (2:49)
02 - Ending Theme (4:59)
03 - Fandango (5:51)
04 - A Trace Of Blood (8:17)
05 - This Heart Of Mine [I Pledge] (4:01)
06 - Undertow (4:47)
07 - Rope Ends (7:02)
08 - Chain Sling (3:58)
09 - Dryad Of The Woods (4:56)
10 - Remedy Lane (2:15)
11 - Waking Every God (5:19)
12 - Second Love (4:21)
13 - Beyond The Pale (9:56)