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martedì 17 maggio 2011

Unexpect - "In A Flesh Aquarium"

Label sconosciuta, 2006
Gli Unexpect sono una band che praticamente non è esistita fino al 22 Agosto 2006. Prima di questa data si segnalano un full-length del 1999 autofinanziato e limitato ad appena cento copie, la cui proposta musicale indecifrabile sicuramente non li aiutava a trovare una label, ed un EP del 2003 che, in quanto EP, non catturò molta attenzione. Poi però arriva il 22 Agosto 2006: viene pubblicato In A Flesh Aquarium.

Quello che sono riusciti a partorire gli Unexpect, questa band fantasma che improvvisamente ha assunto una propria consistenza materica, è qualcosa che non può non incontrare la resistenza di molti ascoltatori, non può fare altro che scontrarsi contro le barriere del senso comune, e come tutte le grandi intuizioni inizialmente troverà molti detrattori che lo derideranno. C’è una forte presenza di violini usati in modo terrificante, di tastiere nevrotiche, di chitarre isteriche, la batteria è inafferrabile, le voci passano dal growl maschile al clean femminile senza preavviso, e l’approccio musicale a tratti clownesco è completamente fuori da ogni tipo di convenzione: a mio avviso è molto vicino alla musica classica. Questo è uno di quegli album sui quali si potrebbe scrivere un libro. Una recensione che si limiti ad esaltare un simile lavoro non servirebbe a nulla...preferisco pertanto intraprendere due riflessioni differenti mettendomi in panni di persone diverse.

Prima riflessione: C’è la persona abituata ad un tipo abbastanza standard di Metal che sentendo la musica qui proposta potrebbe restare indignata, incredula, disgustata. Le impressioni suscitate a pelle dopo pochi ascolti sono: ma cos’è questo schifo? Dov’è la musica? Cosa significa tutto ciò? Che senso ha? Questo album che pretende di essere musicale non è altro che una selva di accostamenti sgangherati, dissonanti e incoerenti, un coacervo di delirante pazzia e schizofrenia. Questa non è musica, questo è caos, solo caos, nient’altro che folle caos. Queste riflessioni che si affollano spontanee alla nostra coscienza sono spesso accompagnate da varie sensazioni fisiche come ad esempio nervoso, senso di disagio, oppure aumento della temperatura corporea dovuto al disappunto, o ancora generale malessere legato alla realizzazione semiconscia che può essere più o meno espressa come: ma perché c’è gente che fa queste cose? L’hanno fatto davvero? Com’è possibile? E’ quella sorta di terrore per la diversità comune a tutta l’umanità che si palesa maggiormente nei costumi e nell’etica corrente, quell’essere spaventati non tanto dal percepire qualcosa per cui non siamo preparati, quanto dal realizzare che c’è chi questo qualcosa lo adora e lo pratica.

Seconda riflessione: Tuttavia, per mio merito e mia fortuna, sono riuscito col tempo a distruggere completamente questo terrore traumatico per la diversità, e questa mia libertà si ripercuote anche nell’apprezzamento musicale: io sono uno di quelli che ama quest’album alla follia. All’inizio non piaceva neanche a me, non ne ero spiazzato ma mi rendevo conto che questa musica non mi piaceva, nel senso che non mi arrecava alcuna sensazione gradevole. Tuttavia mi rendevo conto delle sue immense potenzialità e mi rendevo conto che esse erano occultate da uno spesso strato di complessità strumentale; e dato che amo le sfide decisi di prendermi il tempo necessario per perforare tale strato, per penetrare in profondità. Quando finalmente questa corazza cede si dischiude come un nuovo mondo e la musica di In A Flesh Aquarium inizia a scorrere nelle vene come una droga. Una volta che questa musica vi entra sotto la pelle non potete più farne a meno, finalmente si riescono ad apprezzare le geniali composizioni e le toccanti melodie, e una volta che i brani vengono memorizzati - il che è meno difficile di quanto possa sembrare - ci si accorge di quanto siano spontanei. Ogni uscita in violino è al posto giusto, ogni sgangherato giro di basso ed ogni impennata delle chitarre imbizzarrite va a creare un tutt’uno col resto: una volta che queste improbabili composizioni vengono assimilate divengono perfettamente naturali alle proprie orecchie, prive di qualsiasi forzatura compositiva. A questo punto ogni brano sarà un successo: Chromatic Chimera, Feasting Fools, Summoning Scenes, il trittico The Shiver, tutto sarà perfettamente in armonia con sé stesso e con ciò che lo circonda.

Arrivare ad apprezzare un album come questo non è compito facile per svariati motivi, e me ne rendo conto. Ma posso assicurarvi che ne vale la pena. In principio era il caos: ma dove inizialmente giaceva un ammasso informe di suoni ora prende forma l’ordine supremo, dove giaceva il rumore ora fluisce la melodia, dove sgorgavano il disagio e il disappunto ora zampilla l’estasi...

01 - Chromatic Chimera (05:52)
02 - Feasting Fools (06:17)
03 - Desert Urbania (07:29)
04 - Summoning Scenes (07:46)
05 - Silence_011010701 (05:13)
06 - Megalomaniac Trees (05:57)
07 - The Shiver - Another Dissonant Chord (03:00)
08 - The Shiver - Meet Me At The Carrousel (04:07)
09 - The Shiver - A Clown's Mindtrap (03:41)
10 - Psychic Jugglers (11:10)