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sabato 14 maggio 2011

Worship - "Dooom"

Endzeit Elegies, 2007
Quello che mi appresto a recensire è un disco partorito da una band fondamentale della scena doom, vale a dire i Worship, da sempre dediti ad una musica che più underground non potrebbe essere. Nel 1999 diedero vita ad una corrente funeral doom estremamente "di nicchia", grazie alla pubblicazione di un demotape di ascolto davvero difficile come "Last Day Before Doomsday". Atmosfere mortifere e oppressione sonora, elementi tipici del genere, erano spinti ai massimi livelli, ma contemporaneamente non mancava una certa dose di dolcezza e di romanticismo, grazie ad una vena melodica insospettabilmente presente, per essere un gruppo così estremo e intransigente.

Dopo il tragico suicidio del mastermind Max, gettatosi da un ponte dopo essersi ubriacato pesantemente, il gruppo sembrava destinato allo scioglimento, ma ci pensò Doommonger (il secondo componente) a tenere in piedi questo progetto, e diversi anni dopo uscì questo "Dooom", in ricordo dello scomparso artista. Un album che ci regala settanta minuti abbondanti che ricordano davvero un funerale, tanto sono estremi nella loro depressività. Non credo di aver ancora trovato una band che suona più lentamente dei Worship: intendiamoci, tutti i gruppi funeral doom suonano lentamente, ma questi suonano ancora un po' più lentamente di tutti gli altri. Le coordinate sonore sono simili a quelle del demo che aveva fatto conoscere i Worship ad un pubblico di veri appassionati: tempi dilatatissimi, chitarre monolitiche che si limitano praticamente a suonare accordi prolungati all'infinito (ma senza arrivare agli eccessi di gruppi come i Sunn O))), una voce gutturale e ben poco rassicurante, e delle splendide pennellate di chitarra solista che geme, si lamenta e ci ammalia con melodie elementari ma bellissime. Il suono delle chitarre è arido, raschiante, quasi fastidioso: non piacerà a chi nel metal ama la pulizia dei suoni e la loro relativa gradevolezza all'orecchio. Non c'è spazio per cambi di ritmo, per squarci di luce, per un po' di riposo donato alle nostre orecchie: dall'inizio alla fine, il muro sonoro di "Dooom" non ci abbandona mai, e alla fine dell'ascolto (per chi riuscirà ad arrivare in fondo) sfido chiunque a non sentirsi realmente stanco e provato sotto tutti i punti di vista. A mio parere, nessuno è ancora riuscito ad eguagliare i Worship in quanto ad oppressività e pesantezza emotiva: le composizioni sono permeate da una rassegnazione totale, senza via d'uscita. Del resto, i Worship non sono mai stati un gruppo che badasse al riscontro commerciale: il loro intento era ed è tuttora quello di produrre la musica più angosciante possibile, amata solo dal proprio zoccolo duro di fan.

Potrà piacere alla follia oppure disgustare, ma la musica dei Worship è indiscutibilmente autentica: funerea e dilaniante a livelli stellari, pur nella sua estrema elementarietà compositiva. Inutile stare a descrivere brano per brano, data la pachidermica compattezza del disco: mi limiterò quindi a consigliare, all'ardito ascoltatore che volesse cimentarsi con questo "Dooom", della prima traccia, intitolata "Endzeit Elegy". Se il primo brano verrà superato, ci sono buone probabilità che il disco diventi un classico nella propria discografia, ma questa è un'esperienza che deve fare ciascuno di noi. Come diceva Morpheus al tentennante Neo: "Io posso solo indicarti la soglia, sei tu quello che la deve attraversare..."

01 - Endzeit Elegy (8:38)
02 - All I Ever Knew Lie Dead (8:24)
03 - The Altair And The Choir Of The Moonkult (8:11)
04 - Graveyard Horizon (9:41)
05 - Zorn A Rust-Red Scythe (8:06)
06 - Devided (8:17)
07 - Mirror Of Sorrow (9:44)
08 - I Am The End (Crucifixion Part II) (11:50)