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sabato 18 dicembre 2010

Agalloch - "Tomorrow Will Never Come"

The End Records, 2003
"Tomorrow Will Never Come" inaugura la breve parentesi sperimentale degli Agalloch, grazie alla pubblicazione di alcuni extended play in edizione limitata, di cui questo è il primo. Lo scopo della band, con questa pubblicazione, era di avere uno spazio disponibile per provare nuove sonorità, ma senza marchiarle troppo pesantemente con il nome degli Agalloch: questo disco fu rilasciato infatti solo su vinile, e non è mai stato ristampato negli anni a seguire, facendo sì che diventasse un pezzo da collezione per soli appassionati. Con questo interessante stratagemma, gli Agalloch si poterono permettere di sperimentare tutto ciò che volevano, senza timore di "lordare" in qualche modo la loro discografia, in quanto tali esperimenti sarebbero rimasti comunque confinati e circoscritti.


Questo piccolo album contiene materiale composto ai tempi della stesura di "The Mantle", ma in pratica vi figura una sola canzone inedita: sul primo lato del vinile si trova infatti "The Death Of Man III", che altro non è che la fotocopia di "...A Celebration For The Death Of Man", al quale sono stati aggiunti un pò di rintocchi di campana e un singolo battito di rullante alla fine del pezzo. Quale doveva essere il senso di riproporre un brano quasi esattamente uguale all'originale, non è dato sapere: ma essendo gli Agalloch, possiamo concedere loro la licenza poetica. Sul secondo lato invece troviamo un brano totalmente acustico, che porta lo stesso nome del disco: anche se dura solo cinque minuti, non manca di intensità e ispirazione, due parole che suonano sempre strane e abusate, ma che nella maggior parte dei casi sono la chiave di lettura per comprendere un disco. Tale brano inizia con arpeggi di chitarra tristi e malinconici che catturano immediatamente l'attenzione, per poi perdersi in una cantilena stanca e sofferta, sulla quale una voce psicotica declama assurdi monologhi (in effetti si tratta di una registrazione di una puntata televisiva dedicata alla schizofrenia). Una ronzante fisarmonica si unisce alla chitarra nella parte centrale del brano, ma ciò non aiuta a rendere meno pesante l'atmosfera del pezzo, che anche nei suoi momenti più vivaci lascia comunque una sensazione di smarrimento. Di sicuro, un brano del genere è lontano dalle calde atmosfere create dalle chitarre acustiche nei precedenti lavori, così come è lontano dalle sferzate rocciose e metalliche che sarebbero nate con i successivi album in studio; secondo questo ragionamento, l'intento sperimentale degli Agalloch può dirsi riuscito. 

Tuttavia, più che un EP questo andrebbe considerato come un singolo, e visto lo scarsissimo minutaggio e l'altrettanto scarsa longevità, un lavoro come questo non può che essere destinato unicamente ai fanatici della band, che di sicuro faranno l'impossibile per accaparrarselo. Tutti gli altri possono tranquillamente ignorarlo, specialmente se ancora non conoscono gli Agalloch: in tal caso consiglio sempre di partire dagli esordi, con quel "Pale Folklore" che fa sognare, o con quel "The Mantle" che mette in contatto con la natura nella sua forma più pura. Ci sarà sempre tempo per scoprire le piccole curiosità come questa, in seguito.

01 - The Death Of Man III (2:58)
02 - Tomorrow Will Never Come (4:41)