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mercoledì 15 dicembre 2010

Dream Theater - "Metropolis pt. 2: Scenes From A Memory"

Elektra Entertainment Group, 1999
Qualcuno li dava per finiti dopo il mediocre "Falling Of Infinity", e invece loro, i Dream Theater, che cosa fanno? Pubblicano l'album che li riporta sulla cresta dell'onda, un album estremamente elaborato e vario, che dà finalmente il seguito a quella che era stata la prima parte di Metropolis sul loro seminale album "Images And Words". In realtà, la traccia numero 5 di quel fantastico album era poco più di uno scherzo, e infatti il gruppo ha sempre affermato che non sarebbe mai esistito un seguito a quella Parte 1: e invece, sette anni dopo, eccolo qui. Spiegare chi sono i Dream Theater è abbastanza superfluo, dato che ormai sono diventati un'icona del progressive metal più tecnico e virtuosistico, passando per alcuni cambi di line - up ma mantenendo sempre una direzione musicale forte e stabile. Ingredienti storici della loro musica sono le melodie elaborate e tecniche, ritmiche pazzesche, dischi interminabili e grande lunghezza e complessità delle composizioni, che non di rado superano abbondantemente i 10 minuti di durata. Di solito o li si ama o li si odia, difficile che ci sia una via di mezzo: per alcuni il loro virtuosismo è la massima espressione musicale possibile, per altri è solo un freddo sfoggio di capacità che lasciano il tempo che trovano. Sta agli ascoltatori giudicare, su questo tema si sono dette fin troppe parole.

Primo concept album della storia della band statunitense, "Metropolis pt. 2" è un album che più che essere un disco è una vera e propria opera, curatissima in ogni minimo dettaglio. Il pop - rock di "Falling Into Infinity" è scomparso, qui si ritorna al progressive più puro, fedele alle loro origini. L'album narra la storia di un uomo che ricorre allo psicanalista per cercare di capire chi è Victoria, ragazza che affolla i suoi sogni e che lo sta ossessionando. Non sto a descrivere tutta la storia per non annoiare chi legge, anche perchè è piuttosto complessa e intrecciata, dunque mi limiterò solo agli elementi principali per quanto riguarda la tematica dei brani. Fin dalle prime dolci note acustiche di "Regression" capiamo che questo sarà un viaggio all'interno della nostra mente, un viaggio lungo e complicato, ma che porterà sicuramente ad una conclusione importante. Lo psicanalista ci dice di rilassarci: tra poco ci sentiremo serafici e pronti ad intraprendere l'avventura di scavare nella nostra mente. "Ouverture 1928" (l'anno in cui la storia è ambientata) inizia aggredendoci con un vortice sonoro piacevolissimo e inarrestabile, tra le consuete ritmiche dispari di Portnoy, la gentile irruenza della chitarra di Petrucci, le funamboliche evoluzioni del tastierista Rudess e le solide pulsazioni del basso di Myung. Sulla stessa falsariga prosegue la movimentata "Strange Deja Vu", dominata da un James LaBrie veramente in forma, che timbricamente riesce ad interpretare benissimo sia i personaggi maschili sia femminili (Victoria, la protagonista). Il breve intermezzo conduce a "Fatal Tragedy", brano altamente drammatico e ricco di orchestrazioni, nel quale James dà inizialmente luogo ad una strana cantilena, melliflua e quasi immobile di tono, raccontando la scoperta di un terribile delitto nel quale una giovane ragazza è stata assassinata. Con il passare dei minuti le ritmiche si evolvono, le chitarre diventano pesanti e aggressive e fanno capolino assoli funambolici e parti jazz di ottima fattura. Niente stona: tutto è perfettamente consonante, amalgamato in un insieme sonoro che non può non stupire per la qualità con cui è assemblato. La storia prosegue con "Beyond This Life", brano dalle tinte rock, potente e veloce, molto debitore alle atmosfere del prog settantiano, anche se rielaborate in chiave ben più aggressiva. Tutt'altra musica invece nella ballata "Through Her Eyes", dolce e romantica: chitarra acustica, basso e pianoforte regalano cinque minuti e mezzo strappalacrime, ma non eccessivamente mieloso come si potrebbe pensare. Spettacolare la vocale di James, capace di infondere alla propria voce un calore unico, oltre che una tecnica superba. Arriviamo dunque alla lunghissima "Home", dall'introduzione molto orientaleggiante, che lentamente prende vigore e si trasforma in una potentissima cavalcata elettrica, dove il suono del wah - wah di Petrucci si fa sentire prepotentemente. L'atmosfera è tesa, le distorsioni potenti: sta per succedere qualcosa di grave. "The Dance Of Eternity", che riprende in parte il tema di "Metropolis pt.1", è un brano strumentale frenetico ed estremamente tecnico, ricchissimo di virtuosismi da lasciare a bocca aperta. Fa da preludio alla romantica "One Last Time", che rappresenta l'ultimo atto d'amore dei due amanti prima di essere spazzati via dalla furia omicida del fratello di lui: prima dell'epilogo abbiamo anche modo di ascoltare la stupenda "The Spirit Carries On", dove una melodia meravigliosamente malinconica, una voce al colmo dell'espressività e un azzeccato coro gospel creano un brano semplicemente memorabile, tra i migliori mai scritti dal gruppo. La melodia però finisce e siamo destinati ad arrivare all'estremità amara: in "Finally Free" si consuma l'omicidio, ma contemporaneamente il protagonista capisce che Victoria è vera ed è legata a lui da un potente filo conduttore. Un introduzione ricca di pathos ci porta alla parte centrale, dove colpi di pistola e rintocchi di campana si aggiungono alle chitarre mai come ora aggressive e schiacciasassi, come a sottolineare l'estrema tragicità del momento. Un barlume di speranza riaffiora poi, ma è destinato ad essere definitivamente distrutto da un finale angoscioso, dove sullo stesso riff di chitarra il batterista compie evoluzioni spettacolari, quasi volesse lasciarci distruggendo tutto quello che la musica ha creato finora. Ma non è finita...la storia ha ancora da riservare il suo colpo di scena. Sta a voi scoprirlo! In sintesi, con questo album i Dream Theater hanno raggiunto l'apice della loro creatività e capacità compositiva, ma anche della tecnica, del songwriting e della capacità di amalgamare al meglio suoni e strumenti diversi, creando una mistura sonora mai prevedibile ed estremamente longeva. Condite tutto con una storia coinvolgente e drammatica, un'interpretazione magistrale del cantante LaBrie, e avrete un vero e proprio capolavoro di fine millennio, imperdibile sia per i fan sia per chiunque ami la buona musica. Strepitoso!

01 - Regression (2:08)
02 - Ouverture 1928 (3:33)
03 - Strange Deja Vu (5:14)
04 - Through My Words (1:04)
05 - Fatal Tragedy (6:51)
06 - Beyond This Life (11:04)
07 - Through Her Eyes (5:31)
08 - Home (12:55)
09 - The Dance Of Eternity (6:17)
10 - One Last Time (3:48)
11 - The Spirit Carries On (6:40)
12 - Finally Free (12:00)