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domenica 12 dicembre 2010

Ikuinen Kaamos - "Fall Of Icons"

Maddening Media, 2010
Secondo full - length per i finnici Ikuinen Kaamos, gruppo che piano piano si sta affermando come erede degli Opeth, proponendo un black - death metal molto affine alle sonorità della famosa band svedese. L'intenso debutto "The Forlorn" faceva del grezzume il suo punto di forza, andando a pescare da dischi come "Orchid" e "Morningrise" ma rendendo il proprio sound più veloce, duro e drammatico, utilizzando la lezione dei maestri come un trampolino di lancio per suonare musica assolutamente rielaborata e personale. "Fall Of Icons", invece, strizza l'occhio a "Ghost Reveries" e "Watershed", ultime produzioni degli Opeth. Forse troppo: mi duole abbastanza dirlo, ma l'ottima dimostrazione di personalità che c'era nel debut - album e nel piccolo ma significativo EP "Closure" ora si è abbastanza appiattita, e il gruppo propone musica veramente molto simile a quella dei maestri svedesi. Intendiamoci, non che ci sia qualcosa di particolarmente sbagliato: assomigliare ad un gruppo come gli Opeth è già un lusso, visto il livello tecnico e compositivo necessario per suonare in quel modo, tuttavia "Fall Of Icons" manca un pò di carattere proprio, quello che faceva vibrare le note di brani superlativi come "Grace" e "The Absence".

Il disco è sicuramente ottimamente suonato, ottimamente prodotto, capace di trasmettere notevoli emozioni e sensazioni: il sound si è molto alleggerito rispetto al passato, lasciando alle spalle buona parte del carattere "black" che aveva contraddistinto i primi lavori, e le venature progressive metal si fanno molto più consistenti. Tuttavia, già ascoltando la prima "Indoctrination Of The Lost" sembra di avere nelle orecchie l'ultimo disco degli Opeth: stesso gusto melodico vario ed elaborato, stessi assoli e stesse strutture, stessi stacchi acustici cantati con voce pulita che ricorda Mikael Akerfeldt in maniera quasi imbarazzante, stesse ritmiche in evoluzione e mai statiche. La differenza principale è uno stile di canto più vicino al lancinante screaming tipico del black metal, piuttosto che al profondo ed espressivo growl di Mikael, anche se a tratti la voce si abbassa di tono. Per il resto, nonostante la musica sia obiettivamente ottima, le somiglianze sono davvero tante e si ha l'impressione che il gruppo si sia lasciato prendere un pò troppo la mano, ripetendo pedissequamente gli schemi dei loro "predecessori". Anche "Statues" è un brano che strizza molto l'occhio agli Opeth, alternandosi tra ritmiche tecniche e delicati arpeggi di chitarra. Non per questo la musica è banale o scontata, anzi è quanto mai complessa e difficile da assimilare, richiedendo parecchi ascolti prima di essere compresa. Le ultime tre tracce sono sicuramente le migliori del disco: "In Ruins" si fa notare per un fantastico cantato pulito, ricco di espressività e sentimento; "Condemned" è dominata da riff dissonanti e funambolici uniti a melodie molto sofferte e decadenti; infine, la conclusiva e lunghissima "Apart" vede come protagonista il singer Risto Herranen, autore di uno screaming disperato, feroce, che spazza via qualsiasi sentimento positivo e mette davanti alla pura disperazione (meraviglioso il "Goodbye..." finale, ripetuto più volte come un ultimo addio). Un tristissimo assolo di chitarra chiude l'album in maniera magistrale, testimoniando che la musica degli Ikuinen Kaamos sia sempre ricca di passione e sentimento, anche se abbastanza derivativa in quanto a stile.

Per chi ama gli Opeth, sicuramente i finnici sono un gruppo da non perdere: gli altri potrebbero essere infastiditi da questa eccessiva somiglianza, anche se tutto si può dire sugli Ikuinen Kaamos fuorché che siano un gruppo scadente e inutile. Personalmente, ritengo quest'album comunque molto valido, complesso e longevo quanto basta per essere ricordato. E se poi hanno un pò scopiazzato...pazienza!

01 - Indoctrination Of The Lost (10:55)
02 - Statues (9:00)
03 - In Ruins (7:46)
04 - Condemned (9:48)
05 - Apart (16:43)