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sabato 11 dicembre 2010

Shape Of Despair - "Illusion's Play"

Spikefarm Records, 2004
Terzo album in studio per gli Shape Of Despair, band finlandese che si è guadagnata di diritto il titolo di grande nome del funeral doom, anche se non si può di certo dire che sia una band particolarmente produttiva. Da sempre fautori di musica lenta, funerea e malinconica, i nostri proseguono il discorso musicale iniziato con l'ipnotico debutto "Shades Of...", particolarmente sepolcrale e grezzo, e continuato con il mirabile "Angels Of Distress", capolavoro assoluto del genere.

In questo "Illusion's Play" trova spazio un sound meno cupo, meno opprimente e perfino più "leggero", per quanto questo aggettivo non sia applicabile alla musica della band. C'è da dire però che i ritmi non sono più pachidermici e lentissimi come prima, le sonorità delle chitarre sono meno pesanti,  le composizioni si fanno più dilatate e abbondano largamente le parti di pura atmosfera, che lasciano un forte senso di sospensione nell'etere. I brani sono come sempre molto lunghi, non particolarmente complessi a livello di strutture, piuttosto ridondanti e ripetitivi ma sempre carichi di emotività e sentimento. A livello stilistico si può dire che i nostri abbiano mischiato i ritmi ipnotici del primo album con la potenza e l'intensità emotiva del secondo, ma non si tratta di un rifacimento pappagallesco e privo di idee: in "Illusion's Play" si possono notare alcune differenze ed elementi nuovi, come ad esempio il ruolo che qui hanno gli archi e i fiati. Mentre in "Shades Of..." (per quanto riguarda i fiati) e "Angels Of Distress" (per quanto riguarda gli archi) la loro importanza era pari a quella delle chitarre, i primi sono ora ridotti a semplice accompagnamento, i secondi aboliti del tutto. Interessanti anche gli inserti di kantele, tipico strumento a corda finlandese. Inoltre, anche la presenza vocale della brava Natalie è decisamente minore, e le parti vocali ora sono all'appannaggio quasi esclusivo del possente cantato growl di Pasi Koskinen, che se la cava sempre egregiamente nell'esprimere rabbia, disperazione e tristezza. Un cambiamento che a qualcuno potrà non piacere, ma che testimonia il fatto che la band ha comunque cercato di guardare avanti nella propria proposta musicale, variandola anche di poco ma comunque variandola.

L'opener "Sleep Mirrored", interamente strumentale, ricalca un pò quello che fu "Fallen" per "Angels Of Distress": un brano introduttivo che entra già nel vivo del discorso, presentando insistenti riff di chitarra che si intersecano con il tappeto di tastiere in sottofondo, fermandosi e ripartendo in un'alternanza di atmosfera e ritmo. La seguente e lunghissima "Still Motion", nettamente divisa in due parti, è quello che si può considerare il capolavoro dell'album: un'introduzione sofferta, dominata da cori in pulito, ci prende per mano e ci accompagna lentamente verso l'esplosione di rabbia di Pasi, che fornisce qui una delle sue prove vocali più consistenti. Il colpo di grazia lo dà il riff di chitarra  centrale, una vera e propria pugnalata al cuore, assolutamente disarmante per la sua intensità. Mentre il brano continua la sua lenta agonia, rallentando sempre più come ad aumentare la sua drammaticità, di colpo gli strumenti tacciono e lasciano spazio a sette minuti di pura estasi ambient (anche se avrebbero potuto farla durare un pò meno). Il disco prosegue tutto su questa falsariga: "Entwined In Misery" vive di una ritmica particolarmente cadenzata e marziale, "Curse Life" è capace perfino di tenere un ritmo mediamente veloce (sempre in relazione agli standard del gruppo), "Fragile Emptiness"  è ricca di stacchi atmosferici e lavora su interessanti dissonanze che ancora non si erano sentite così prepotenti, mentre la lunga title - track vede Natalie finalmente emergere e prendersi una parte da cantante solista, chiudendo degnamente l'album. I brani non hanno una forte distinzione l'uno dall'altro e tendono ad assomigliarsi tutti, conferendo al disco un'omogeneità simile a quella che si trovava sul loro album di debutto, ma non dotata della stessa carica ipnotica. In conclusione, "Illusion's Play" è sicuramente un buon album, depressivo e intenso quanto basta. C'è da dire che gli manca un pò di quel devastante carattere drammatico di "Angels Of Distress" o dell'atmosfera ferale di "Shades Of...", tuttavia, "Illusion's Play" non sfigura affatto di fronte ai suoi fratelli maggiori e non mancherà di assicurare agli ascoltatori un'ora abbondante di estraniamento e di disperazione gratuita. Per gli Shape Of Despair, una buona prova: ma se l'avesse scritto un'altra band qualsiasi, si griderebbe di sicuro alla pietra miliare del genere. Per cui non abbiate timore, fatelo vostro.

01 - Sleep Mirrored (6:11)
02 - Still Motion (16:31)
03 - Entwined In Misery (8:05)
04 - Curse Life (9:20)
05 - Fragile Emptiness (8:58)
06 - Illusion's Play (12:36)