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venerdì 17 dicembre 2010

Estatic Fear - "Somnium Obmutum"

CCP Records, 1996
Gli austriaci Estatic Fear non sono stati un gruppo molto fortunato: si sono sciolti nel 1999 dopo appena tre anni di attività e due album pubblicati, e sono rimasti sempre nell'underground, sconosciuti alla maggioranza del pubblico metal. Sarà per le loro sonorità molto ricercate e per l'osticità delle loro lunghissime composizioni, sarà per la sfortuna, il fatto è che sembra che nessuno si ricordi delle due gemme che sono riusciti a partorire nella loro breve carriera. "Somnium Obmutum" è la prima delle due, e rappresenta una mirabile fusione tra il classicismo e le sonorità metal.

Diversamente dai Therion, che preferiscono infarcire la loro musica di elementi sinfonici, gli Estatic Fear traggono ispirazione dalla musica classica più pura, con l'uso di strumenti molto poco comuni per il panorama metal, come il liuto, il flauto e l'organo. Non è solo una questione di strumenti usati, tuttavia: il sound è estremamente melodico ed elegante, anche se spesso e volentieri le chitarre spingono potentemente i distorsori e la voce del singer si trasforma in uno screaming acidissimo, quasi black metal. Maggiormente grezzo e acerbo del superbo successore "A Sombre Dance", questo "Somnium Obmutum" si compone di due lunghissime tracce, la prima di trentadue minuti e la seconda di diciotto, più due brevi intermezzi strumentali che hanno il compito rispettivamente di introdurre il disco e di dividere le due composizioni cardine. Nei due brani lunghi, come si può immaginare, si trova un pò di tutto: mille volte cambia no i temi portanti, le armonie, le linee melodiche, il tipo di voce utilizzata (maschile e femminile, growl, scream, pulito, parlato, canto lirico). Un continuo intrecciarsi di riff doom metal, che una produzione migliore avrebbe probabilmente valorizzato molto di più, e suggestive melodie di pianoforte, archi e strumenti classici che stupiscono per l'eleganza con la quale si uniscono a chitarre ruvide e voci lancinanti, senza per questo motivo risultare fuori luogo. I due brani sono molto affini l'uno all'altro, al punto da essere considerati un unico pezzo (che poi coincide quasi col disco intero), ma la cosa più importante è che non hanno mai un momento statico o noioso, ma riescono ad ogni minuto a proporre qualcosa di nuovo, melodie sognanti e strappalacrime (ma mai pacchiane), lunghe divagazioni ad opera del solo liuto, accelerazioni improvvise dal sapore spiccatamente black, e mille altre variazioni al punto da non riuscire più a definire nettamente di che tipo di musica si stia parlando. Qualche aspetto discutibile c'è, come la scelta di non dividere i pezzi lasciandoli volutamente lunghissimi, oppure la scarsa coesione delle parti all'interno degli stessi brani: più che uniche ed organiche suite, i pezzi sembrano un collage di tanti piccoli episodi, in quanto tra uno e l'altro c'è sempre un momento di completo silenzio. Ma sono difetti assolutamente trascurabili, poichè la bellezza delle melodie e gli intrecci strumentali sono talmente belli da far presto dimenticare delle questioni formali.

Emozionalmente, troviamo di tutto: passaggi maestosi, momenti di quieta riflessione, velocità e rabbia allo stato puro, giocosi scherzi strumentali, malinconia profonda, melodie che arrivano dritto al cuore. Non tutto è facile da digerire, anche e soprattutto per via dell'estrema lunghezza delle tracce, ma è evidente che "Somnium Obmutum" è un album ricco di idee e di passione, suonato bene (ma prodotto un pò maluccio) e destinato a diventare un must per gli amanti del metal più raffinato, ricercato e oserei perfino dire colto. Chi riuscirà ad arrivare in fondo al disco, e sentirà per intero la conclusiva e meravigliosa "Ode To Solitude", avrà una sorpresa che difficilmente potrà dimenticare.

01 - Dess Nachtens Suss Gedone (1:49)
02 - Somnium Obmutum (32:15)
03 - As Autumn Calls (4:17)
04 - Ode To Solitude (18:32)