Pagine utili del blog

lunedì 20 dicembre 2010

In Flames - "Subterranean"

Wrong Again Records, 1994
Padri costituenti del death melodico svedese di scuola Goteborg, genere che si è affermato sia per la provenienza geografica che per la particolarità del sound, gli In Flames non hanno certamente bisogno di presentazioni. Anche se ultimamente paiono aver smarrito un po' la bussola, essendosi allontanati moltissimo dal sound che li ha resi famosi ed apprezzati, rimangono pur sempre un gruppo intramontabile, che come pochi ha saputo unire aggressività feroce e uno splendido gusto melodico quasi mai oscuro ed anzi molto luminoso. 

Dopo l'acerbo ma interessante debutto "Lunar Strain", molto ricco di richiami alla musica popolare svedese, i nostri pubblicano questo EP "Subterranean", gemma dimenticata nella loro discografia, anche per via di una produzione piuttosto scadente che non ne ha mai valorizzato il contenuto. Solo cinque tracce, ma di qualità sopraffina: in questo dischetto il quintetto svedese pesta duro sull'acceleratore, ma con un ottimo gusto melodico che rende ogni canzone assolutamente coinvolgente e fruibile anche da orecchie non avvezze alle sonorità death metal. L'opener "Stand Ablaze" inizialmente ci ammalia con un pianoforte, che presto lascia però spazio ad un brano veloce e virtuoso, in cui le due chitarre si danno battaglia per vedere quale riuscirà a creare le migliori linee armoniche e melodiche. Lo screaming di Henke Forss, antico cantante della band, è tagliente e rabbioso al punto giusto, senza risultare eccessivo. Dopo un'opener così entusiasmante, ci si aspetterebbe una caduta di tono, e invece no: "Everdying" riesce ad essere ancora più bella, tra ritmi spezzati, vocals davvero demoniache ed evoluzioni chitarristiche imprevedibili, che sfociano in parti acustiche meravigliose. La title track "Subterranean" è un brano più cadenzato, dal ritmo semplice e scherzoso e sempre estremamente melodico nella sua pacata aggressività, caratteristica distintiva degli In Flames. Le linee melodiche non sono mai particolarmente complicate, ma nel contempo sono molto elaborate, che non è un sinonimo: su poche note i nostri riescono sempre a costruire temi convincenti, che fanno battere il piede e tengono sempre alta l'attenzione. Dopo il breve intermezzo acustico "Timeless" arriviamo alla conclusiva "Biosphere", altro brano solare ed altamente melodico, introdotto da un riff particolarmente giocoso che si sviluppa in modo convincente supportato da frequenti cambi di ritmo. Pochi minuti di musica, ma la garanzia di goderseli al massimo, in quanto estremamente facili da assimilare e carichi di metallica potenza, quella che fa muovere le membra a tempo di musica e fa scatenare in camera propria mimando il gesto di suonare la chitarra. Di fronte ai blasonati lavori successivi della band, in particolare gli splendidi "The Jester Race" e "Whoracle", questo piccolo gioiellino non sfigura affatto.

01 - Stand Ablaze (4:34)
02 - Everdying (4:22)
03 - Subterranean (5:46)
04 - Timeless (1:46)
05 - Biosphere (5:10)