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mercoledì 1 dicembre 2010

Pantheist - "Journey Through Lands Unknown"

Firedoom Records, 2008
I belgi Pantheist possono essere considerati come la mosca bianca della scena Doom metal. Questa poliedrica band ha stupito non poco i fan del genere nel corso degli anni, pubblicando lavori sempre innovativi e caratterizzati da un'inesauribile vena creativa e sperimentale, che li ha portati ad immettere nei propri album le influenze più disparate. Suoni caleidoscopici e dal gusto talvolta retrò, atmosfere cangianti e sulfuree, melodie di una bellezza indescrivibile, brani lunghi e dall'evoluzione imprevedibile: i Pantheist sono famosi per questo, e possono annoverare ben pochi rivali capaci di seguirli su tali territori.

"Journey Through Lands Unknown" è a mio parere la summa compositiva del gruppo, che consacra definitivamente l'abilità di questa band e la fa emergere con prepotenza dal substrato underground nel quale è rimasta intessuta per anni. Nonostante i Pantheist siano spesso classificati come gruppo Funeral Doom, è bene dire che ciò è vero soltanto per quello che riguarda la base sonora e l'attitudine generale: per il resto, i nostri spaziano tra sonorità di vario tipo. Appricci death, ritmiche che a tratti ricordano addirittura il rock anni 70, l'uso di decine di strumenti diversi (campionati dalla tastiera), la comparsa di improvvise accelerazioni che appaiono spiazzanti eppure mai fuori luogo: insomma, creatività senza limiti. Il tutto senza mai perdere l'alone "religioso" e spirituale che da sempre caratterizza la musica del gruppo: pur non essendo associati ad alcuna religione, come del resto s'intende dal loro nome, i Pantheist hanno sempre puntato molto sulle atmosfere sacrali, a metà tra una messa cristiana e una rituale oscuro. Atmosfere blasfeme e profondamente ispirate nello stesso tempo, capaci di scavare nell'anima e mettere i brividi. Questo si era visto in particolare nel loro ottimo full - length "Amartia", un intenso concept album sui sette vizi capitali; un pò meno nel loro album di debutto "O Solitude", che mostrava un doom metal molto cupo e vicino ai canoni del genere, seppur già molto creativo e variegato. Dopo la pubblicazione dell'eccellente EP "The Pains Of Sleep", che con sole due tracce inedite meritava tuttavia l'acquisto, ecco che questo ultimo album ha il compito di spiazzare nuovamente, di far smarrire l'ascoltatore in un mondo sconosciuto e nuovo, come per l'appunto recita il titolo dell'album. "Journey Through Lands Unknown" è un vero viaggio, che tratta mille stati d'animo diversi e lo fa con l'uso di mille soluzioni sonore diverse.

Risulta piuttosto difficile giudicare in modo univoco un lavoro di tale portata, data per l'appunto la sua estrema varietà. Già l'opener "Deliverance" lascia stupiti: un inizio sussurrato e arpeggiato, che cresce lentamente immerso in un'atmosfera rilassante, si trasforma in una cavalcata metallica martellante, che aumenta sempre più la velocità fino a che un sorprendente organo Hammond interviene a spezzare la tensione. Nella seconda parte ecco di nuovo ritmiche tecniche e frenetiche, sostenute da un growl possente e aggressivo, e di nuovo il brano si calma in un'eterea rassegnazione, mentre la voce ritorna pulita e solenne, come se stesse partecipando ad un magico rituale. Ed è solo l'inizio. Memorabile è anche l'inizio di "Unknown Land", con i suoi passaggi di pianoforte cromatici e insistenti e gli arrangiamenti di tastiera che ricordano moltissimo la musica araba...ma cosa troviamo a metà brano? Una ritmica tipicamente thrash metal, con una voce che ricorda quasi Phil Anselmo! E ancora una volta i nostri ci hanno lasciato parecchio incuriositi. La successiva "Dum Spiro Despero" è un brano più cadenzato, ancora una volta impreziosito da un organo Hammond che svirgola a destra e a manca in modo quasi beffardo. I cori in pulito che troviamo a metà canzone hanno anch'essi un carattere quasi goliardico, e se non ci fossero le chitarre potentemente distorte in sottofondo potremmo pensare quasi ad un brano giocoso e trascinante. Ora è il momento di un breve ma toccante brano acustico, "Haven": suoni di chitarra pulitissimi e armoniosi si intrecciano in maniera molto semplice, ripetendo accordi e arpeggi meravigliosi che vengono affiancati successivamente da un'armonica, uno tra i tanti strumenti che il gruppo usa per arricchire le proprie composizioni. Tre minuti di assoluta beatitudine che conducono a "Oblivion", brano soffuso e malinconico, che si regge su un giro di chitarra e tastiera iniziale da brivido, probabilmente il momento migliore dell'intero album. La meravigliosa melodia però non viene sfruttata ulteriormente, preferendo spaziare su altri lidi, e il brano prosegue marziale verso la lunga "The Loss Of Innocence", vera epopea all'interno della morale umana. Si tratta di un brano epico e solenne , giostrato tra un profondo growl e cori spirituali, caratterizzato da una progressione lenta e sfiancante e da splendide aperture melodiche di solo pianoforte. Un meraviglioso finale ci conduce all'ancor più lunga "Eternal Sorrow", brano oscuro e potente, dove i riff di chitarra acquistano notevole importanza, le ritmiche si fanno nuovamente trascinanti e gli assoli di chitarra finalmente danno un contributo significativo. Chiude l'album la particolarissima "Mourning The Passing Of Certainty", basata unicamente su cori di varia natura, accompagnati da un tappeto di violini e da un tamburello che batte un ritmo dal sapore tribale e ritualistico.

L'album è molto complesso e richiede molto più di pochi ascolti per essere compreso: e anche allora non sono sicuro che possa essere capito del tutto. La grande eterogeneità può risultare fuorviante e dispersiva, ma di sicuro i Pantheist hanno messo in questo lavoro tutta la loro passione, un'estrema attenzione ai dettagli e alle sfumature, e soprattutto la volontà di creare qualcosa di originale e personale. Direi che ci sono riusciti, e per questo motivo li promuovo a pieni voti, raccomandandoli a tutti gli amanti della buona musica (e non solo del buon metal). La classe non è acqua, diceva qualche saggio...

01 - Deliverance (9:00)
02 - Unknown Land (7:42)
03 - Dum Spiro Despero (8:38)
04 - Haven (3:02)
05 - Oblivion (5:43)
06 - The Loss Of Innocence (11:14)
07 - Eternal Sorrow (12:01)
08 - Mourning The Passing Of Certainty (5:23)