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martedì 15 marzo 2011

Candlemass - "Dactylis Glomerata"

Music For Nations, 1998
Dopo il primo scioglimento dei Candlemass nel 1994 il loro ex-leader Leif Edling si dedicò ad un progetto chiamato Abstrakt Algebra, che vide la pubblicazione di un ottimo album omonimo nel 1995, soltanto un anno più tardi. Ma questa sua nuova band venne accolta in maniera molto fredda...e le case discografiche di punta non se ne interessarono. Così, nell’impossibilità di pubblicare come previsto un secondo album chiamato Abstrakt Algebra II, Leif decise nel 1997 di riunire i Candlemass – una riunione di nome, ma non di fatto: infatti Leif reclutò dei nuovi musicisti che nulla avevano a che vedere coi precedenti gloriosi Candlemass, musicisti tra cui figurava anche Michael Amott, ai tempi da poco uscente dai defunti Carcass e ancora alle prime armi coi suoi Arch Enemy. Il tutto si concretizzò nell’album Dactylis Glomerata, uscito un anno più tardi, in cui venne fatto uso parziale del materiale che avrebbe dovuto comporre Abstrakt Algebra II (nella fattispecie i brani Dustflow, Cylinder, Abstrakt Sun, Lidocain God).

Anzitutto lasciatemi dire che questa reunion puzza tanto di non saper accettare la sconfitta: io sono sovente in malafede, e a mia detta pur di rilanciare il suo nuovo materiale Leif ha deciso di sfruttare il sacro nome dei Candlemass. Ma va beh, poco male, dato che l’album sembra suonare davvero bene: Wiz è un ottimo brano di apertura, cupo e opprimente, e le successive I Still See The Black e Dustflow sono due piccole perle: tetre, avvolte nell’ombra, ma comunque sognanti e sperimentali, grazie all’ottima prova canora di Bjorn Flodkvist e a delle tastiere gestite magistralmente. Il disco prosegue bene con il curioso intermezzo Cylinder e Karthago, un altro buon brano. Fino qui fila via tutto liscio, e, se non a gonfie vele, quasi: abbiamo di fronte una versione “Matrix” dei vecchi Candlemass, una versione che ha sostituito l’epicità e la teatralità con un che di astratto in giacca lunga di pelle e occhiali neri a specchio. Ma qualcosa si inceppa. Apathy sembra un brano rimasto in fase di bozza, mentre Abstrakt Sun e Lidocain God - entrambe provenienti dal materiale di Abstrakt Algebra II - sono semplicemente orribili: suonano come due brani Hard Rock caduti in quest’album per caso, probabilmente al contrario di Dustflow non sono state rimodellate coerentemente col resto del materiale; sembrano un errore di stampa. Niente contro l’Hard Rock, per carità, il fatto è che in questo contesto è come un broccolo nel caffelatte. L’outro Molotov non può nemmeno essere valutata, sarebbe stata al posto giusto se avesse chiuso un finale degno, ma messa lì così dopo due fallimenti e un brano insapore non ha proprio alcun senso. Male, molto male...ma la cosa brutta non è tanto il fallimento in sé, quanto ciò che ci sta dietro: l’impressione è infatti che questo disco sia un lavoro sbrigativo e arraffazzonato, come se Leif si fosse stancato di lavorarci su dopo essere arrivato a metà e avesse deciso di completarlo con le prime idee venutegli in mente, col primo materiale capitatogli in mano. Oltretutto questo materiale non sarebbe stato all’altezza nemmeno del progetto Abstrakt Algebra, dato che il primo ed unico album dato alle stampe è decisamente migliore. E’ tutto questo che fa più rabbia, è questo ad essere intollerabile.

Dactylis Glomerata è un album concepito bene ma portato a termine da cani, un album che non aveva nessunissimo motivo di uscire sotto il nome dei Candlemass. Forse sarebbe bastato che Leif si fosse accontentato di qualche label di fama minore...non l’ha fatto, e il risultato è fango gettato sulla storia del Doom Metal.

01 - Wiz (04:05)
02 - I Still See The Black (06:19)
03 - Dustflow (09:24)
04 - Cylinder (01:23)
05 - Karthago (06:38)
06 - Abstrakt Sun (06:40)
07 - Apathy (04:07)
08 - Lidocain God (03:31)
09 - Molotov (01:30)