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venerdì 18 marzo 2011

Unleashed - "Shadows In The Deep"

Century Media, 1992
Attenzione: questa è una recensione retrospettiva che vale per l’intera carriera della band.

L’insalata è un rebus al quale non riuscirò mai a venire a capo. Io amo la verdura di ogni tipo, potrei definirmi un quasi-vegetariano, e credo che non esista ortaggio che non apprezzi; tranne l’insalata. Che poi il punto è che non si può dire che l’insalata non mi piaccia, perché il problema è proprio che non sa di niente: la metti in bocca e sembra di masticare il nulla. Mastichi, mastichi e mastichi...ma nulla, non ne esce neppure il più vago sapore. L’insalata è erba.

Gli Unleashed sono esattamente come l’insalata: freschi e genuini? No, insapori e insignificanti. Per chi non lo sapesse stiamo parlando di una band venuta fuori nel momento di piena esplosione del Death Metal, che ha esordito nel 1991 e che a un anno di distanza si ripresenta sulla scena con Shadows In The Deep, da alcuni considerato un capolavoro. Io lo considero esattamente l’opposto: un disco-spazzatura. Ci troviamo davanti ad una band che suona in modo privo di qualsivoglia ispirazione, inventiva, ferocia o cattiveria, che costruisce un album di nove canzoni usando sì e no una dozzina di riff, e per di più rimanendo drammaticamente inchiodata allo schema strofa-ritornello. Il tutto intrappolato in un sound piatto, sottile e superficiale che riesce nella proibitiva impresa di rendere ancora più banale un disco completamente banale. Ci sono altre band che suonano con questo schema, ad esempio i Grave; e anche lasciando la cerchia Old School Death Metal troviamo nomi illustri come Candlemass, In Flames, Hypocrisy, Kataklysm. Ma nessuno di questi lo fa in modo così blando e scontato! E dire che l’esordio Where No Life Dwells non era così malvagio...disco discreto, ma se non altro manifestava un minimo di ferocia e inventiva nelle strutture. Invece qui non c’è niente...niente di niente, e più la carriera della band si allungava più si assisteva al nulla più totale: miriadi di canzoni mono-riff clonate una dall’altra sul modello di Shadows In The Deep. E non sto parlando di due o tre album...no, perché ridendo e scherzando gli Unleashed hanno trascinato la loro carcassa fino al presente - cioè per ben vent’anni! - arrivando addirittura a firmare per la Nucelar Blast. Un successo costruito sul nulla. Riassumere la storia degli Unleashed è semplice: la parte brillante della loro carriera inizia con Where No Life Dwells, la triste e bellissima intro in arpeggio del loro omonimo primo disco, e si chiude esattamente 46 secondi dopo, con la fine della stessa. Segue la parte mediocre della loro carriera, che coincide coi restanti 36 minuti dello stesso disco. Tutto ciò che viene dopo, dal 1992 fino ad oggi, è il nulla più profondo e vorace. WOW, ben 46 secondi di gloria e 36 minuti di mediocrità! Una band che ascoltata da CD non comunica proprio nulla, proprio come se lasciaste spento lo stereo. E non credo nemmeno che una simile musica spenta e disinteressata sia utilizzabile per pogare, quindi a conti fatti degli Unleashed non si salva niente. Oppure no, forse si salva il logo. Ahah.

Shadows In The Deep potrebbe essere usato come il manifesto della banalità musicale, e tutti gli album successivi della band continuano questa tradizione. Pessimi, senza dubbio la band peggiore che io abbia mai sentito. Da evitare come la peste. Se però doveste mai ritrovarvi tra le mani un disco degli Unleashed non disperatevi del tutto: potete sempre utilizzarlo come sottobicchiere per una buona birra, oppure come frisbee per far correre un po' il vostro cane.

01 - The Final Silence (02:55)
02 - The Immortals (04:23)
03 - A Life Beyond (04:49)
04 - Shadows In The Deep (05:02)
05 - Never Ending Hate (02:33)
06 - Onward Into Countless Battles (04:15)
07 - Crush The Skull (03:36)
08 - Bloodbath (04:09)
09 - Land Of Ice (04:32)