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giovedì 3 marzo 2011

Dark Tranquillity - "Haven"

Century Media, 2000
Secondo disco del periodo "elettronico" e moderno dei Dark Tranquillity, questo "Haven" si configura a tutti gli effetti come uno dei migliori lavori partoriti dalla band svedese, che ci ha abituato negli anni a sfornare (quasi) sempre lavori di ottima qualità, se escludiamo qualche mezzo scivolone come il contestato "The Mind's I" e l'inutile EP "Enter Suicidal Angels". Per il resto, la storia della band ha conosciuto solo lavori di grande intensità e classe come il magistrale "The Gallery" o l'innovativo "Projector", a cui segue questo lavoro, il quale fa proseguire il filone sperimentale coraggiosamente iniziato e ottimamente sviluppato in seguito.

Sono lontani i tempi del glorioso death metal melodico che il gruppo stesso ha contribuito a creare: abbandonati gli intricati intrecci strumentali di "The Gallery", il nuovo filone del gruppo si basa su brani più immediati, semplici e di presa diretta, che però riescono ad essere ancora aggressivi, potenti e variegati quel tanto che basta per non scadere nel banale. L'aiuto dell'elettronica non fa che arricchire ulteriormente il sound, che pur modernizzandosi non dimentica le proprie radici: il meraviglioso growl di Mikael Stanne parla ancora da solo, così come parlano da soli i muri di chitarre e gli splendidi break malinconici che da sempre la band infila ovunque, con grande classe. Ecco quindi una valanga di brani trascinanti e intensi come le opener "The Wonders At Your Feet" e "Not Built To Last", veri e propri assalti sonori che non dimenticano mai di includere una consistente dose di melodia, da sempre presente in tutti i dischi dei Dark Tranquillity, unita alla loro classica aggressività vocale e strumentale. Episodi meno violenti e più tristi sono la title track e l'atmosferica "Fabric", uniti a "Ego Drama", vera vetta dell'album grazie alla sua devastante carica emotiva. La cosa interessante di questo album è che i brani sono tutti bene o male costruiti sul classico schema strofa - ritornello, ma non per questo stancano o sono privi di contenuto: dimostrazione che la musica, per essere buona, non deve per forza essere sempre cerebrale e complessa. Si ritorna poi a picchiare duro con la veloce "Rundown", mentre le eccezioni all'omogeneità generale sono le conclusive "Emptier Still", unica traccia in cui affiora il cantato pulito di Stanne (che aveva spopolato in "Projector"), e "At Loss For Words", quasi psichedelica con i suoi inserti di pianoforte e i suoi tappeti di sintetizzatori che rendono molto bene l'idea di sospensione nell'etere, anche se le ritmiche e le chitarre non scherzano di certo, e ci ricordano che si tratta pur sempre di Death metal: evoluto, raffinato e molto meno grezzo rispetto ai suoi gloriosi esordi, ma d'altra parte io amo ripetere che l'animale che non si evolve muore. Dunque, ancora una volta dobbiamo dire "bravi!" ai Dark Tranquillity, perchè ancora una volta sono riusciti a stupirci con un ottimo lavoro.

01 - The Wonders At Your Feet (3:04)
02 - Not Built To Last (3:40)
03 - Indifferent Suns (3:38)
04 - Feast Of Burden (3:28)
05 - Haven (3:34)
06 - The Same (3:13)
07 - Fabric (3:58)
08 - Ego Drama (4:37)
09 - Rundown (3:55)
10 - Emptier Still (3:42)
11 - At Loss For Words (6:42)