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domenica 20 marzo 2011

Frozenthia Depresis - "Margot"

Label sconosciuta, 2007
Dolce delizia sprofondare il proprio Io nella fredda malinconia, nel sentirsi a terra e nel provare un intimo desiderio di non volersi rialzare, nel sentirsi confinati dietro un vetro solcato dalle tante piccole gocce d’acqua che ti raggiungono al suolo, bagnandolo e facendoti sprofondare nel fango. “La malinconia è la felicità di essere tristi” [cit. Victor Hugo], e la felicità è ciò che ogni essere umano a suo modo insegue...

...come nella vita, così in musica: sicché, vagando a caso su Youtube alla ricerca di nuove band, mi capita di imbattermi nella demo di questi Frozenthia Depresis, band esordiente francese che cattura l’attenzione per il nome molto evocativo e per la cover fortemente empatica. Quando però do il via al primo brano, Introversion, nome e cover passano subito in secondo piano: le immagini che mi circondano escono lentamente dal mio cono visivo, svaniscono poco a poco come se divergessero all’infinito, l’atmosfera intorno a me si fa via via più spessa e intensa, la mia attenzione è completamente risucchiata da qualcosa che si percepisce ma che non si vede con gli occhi, né col cuore. La musica dei Frozenthia Depresis mi ha ormai fatto prigioniero, e mi fa galleggiare mandandomi alla deriva nelle profondità più recondite del mio inconscio. Depressive Black Metal? Ambient Black Metal? Depressive/Ambient e basta? Non ha importanza. Si tratta di una musica minimale ai massimi livelli, completamente priva di basso e batteria, dove solo una chitarra graffiante usata sapientemente raschia contro uno scream freddo come lo zero assoluto. Le atmosfere che ne scaturiscono sono stupefacenti - in entrambi i sensi - grazie anche all’assenza delle inutili odiose contaminazioni elettroniche. Margot non è un album musicale, Margot è un viaggio, ma non tanto per dire come si usa ormai fare un po’ con tutti i dischi...Margot è un viaggio per davvero, e come tale è composto da momenti diversi: Introversion e Azacachia Tepiseuth sono l’incarnazione musicale della copertina, piovose e tutte all’insegna della solitudine, interamente giocate sulla dualità scream/chitarra. Con Abstract cala il gelo: se prima piovigginava ora nevica leggero, la voce si fa più rarefatta e la chitarra si limita a pungolare il silenzio con note acute, leggeri fiocchi di neve. Verloren invece si concentra sulla voce, ed è un lento sfumare in un amplesso di soli scream, una versione sublimata dei Neri per caso. Poi l’amplesso ha fine e il sogno svanisce, e dopo quaranta minuti intensissimi torno nel mondo reale.

Non ha senso chiedersi cosa si sta ascoltando, non ha nemmeno senso cercare di riportarlo ai canoni del Black Metal o della musica in generale. Margot è una donna platonica, iperuranica, che vi conduce impreteribilmente al mondo delle idee pure in cui siete liberi di riabbracciare voi stessi: tristezza dalla malinconia, malinconia nella tristezza. Ma, come ho sentito dire, la tristezza è un sentimento necessario per godere della felicità...e i Frozenthia Depresis dimostrano quanto questo sia vero. Band da tenere d’occhio, può creare dipendenza.

01 - Introversion (05:41)
02 - Azacachia Tepiseuth (13:43)
03 - Abstract (10:01)
04 - Verloren (09:39)