Pagine utili del blog

martedì 15 marzo 2011

Sigh - "Imaginary Sonicscape"

Century Media, 2001
Premessa: la presente recensione è riferita alla ristampa del disco ad opera della The End Records (2009), che riproduce la tracklist completa così come la band l’aveva concepita, ma che la Century Media purtroppo non le permise di realizzare. In questa nuova tracklist figurano i brani aggiuntivi Voices e Born Condemned Criminal, assenti nella versione originale del disco.

I giapponesi Sigh, guidati dal vulcanico Mirai Kawashima, sono una band che contrariamente a quanto si dice talvolta non ha mai realmente suonato Black Metal. Questo è sì sempre stato al centro delle loro influenze, ma più che altro a livello sonoro; dal punto di vista compositivo troviamo da sempre delle contaminazioni con vari generi, provenienti anche da oltre il mondo del Metal. Ma fu in particolare quell’EP del 1997, Ghastly Funeral Theatre, che inaugurò l’era espressamente Avantgarde della band: il qui presente Imaginary Sonicscape non è altro che la continuazione di Scenario IV: Dread Dreams nonché di questa era, sebbene si tratti di una continuazione che era del tutto imprevedibile, una continuazione che ha un che di visionario.

Imaginary Sonicscape è un vortice sonoro dove incredibilmente compare ogni genere musicale possibile immaginabile: oltre al solito Metal, che di Black qui ha conservato solo lo scream, troviamo musica classica, accenni di musica sinfonica, blues, rock anni ’70, spunti jazz, reggae, elettronica, caraibica, mid-tempo in stile pop, toni epici oscuri - giusto per citare solo quelli che ho riconosciuto io. La cosa interessante però non è tanto questa pantagruelica abbondanza, quanto il fatto che siffatti generi vengono accostati in modo così spontaneo che sembra quasi che siano nati apposta per essere posti vicini. Tanto per fare qualche esempio: Dreamsphere ed Ecstatic Transformation sono due brani tutti all’insegna dei Deep Purple, ma nel primo si stagliano alla perfezione passaggi dai toni oscuri su un arpeggio reggae (!!) - la stessa soluzione che si ritrova anche in Scarlet Dream. Nietzschean Conspiracy e Voices ci mostrano invece quanto possa essere feconda la musica elettronica se usata con giudizio e creatività: nella prima emerge all’improvviso un assolo magnifico in organo hammond (!) che pur non c’entrando nulla con l’elettronica vi si sposa benissimo, e nella seconda si passa da placidi gorgheggi digitali a terrificanti apprensioni che sembrano tratte da un incubo, fino ad erompere all’improvviso in un assolo di chitarra mozzafiato (!). Oppure potremmo parlare del riff melodico molto pop (!) di A Sunset Song, un brano che colpisce anche per i suoi momenti ora blues e ora caraibici (!!), o ancora dell’intermezzo in stile far west (!!) di Bring Back The Dead. Anche la musica classica si ritaglia un buono spazio: basti citare il brillante Impromptu in pianoforte, oppure il Requiem conclusivo. In mezzo a questo caos fanno capolino Born Condemned Criminal, una specie di ballad dal sapore tipicamente ottanti ano (!), e Slaughtergarden Suite, un brano progressivo dalle tinte molteplici che non saprei catalogare. L’artwork e il booklet sembrano riflettere questa attitudine inqualificabile: da un lato abbiamo degli accostamenti cromatici ilari ed acidi come verde chiaro, bianco e arancione, con delle foto ridicole dei componenti della band vestiti con camicie colorate e circondati da enormi fiori variopinti - della serie: abbiamo bisogno di una vacanza alle Hawaii, comprate questo disco affinché possiamo permettercela. D’altro canto compaiono numerose immagini inquietanti tratte - suppongo - da qualche periodo storico dell’affascinante arte giapponese, raffigurazioni di draghi nauseabondi, uomini dai volti distorti, scimmie che divorano le budella di una donna, e una serie di altre immagini minuziosamente ermetiche dai tratti grafici tipicamente nipponici.

In altre parole non possiamo nemmeno parlare di Metal a tutti gli effetti, il quale qui è solo una base sonora comune: qui c’è tutto, questo disco abbatte le differenze musicali unificando tutto ciò che c’è tra il lontano ‘800 fino all’elettronica più moderna. Il modo migliore per descrivere questo album è interpretarne il titolo: Imaginary Sonicscape, un paesaggio sonoro immaginario, e ascoltarlo è un po’ come spalancare una finestra, appoggiarsi assopiti sul davanzale e da lì ammirare l’intero panorama musicale. Esso pare irreale, come se vedessimo la neve che cade su una spiaggia soleggiata, è come la realtà vista però nel mondo dei sogni: scene così reali e impossibili al tempo stesso, collegamenti insensati che nondimeno ci fanno star bene oppure ci suscitano angoscia, accostamento spontaneo di particolari presi da contesti tra loro lontanissimi. Ecco, Imaginary Sonicscape è questo: non è musica, è l’attività onirica della musica stessa, e Mirai è riuscito a strapparla al mondo della visionaria fantasticheria facendone un oggetto reale, ben delineato, immanente.

Alla luce di quanto detto rimane un solo dubbio: ma Imaginary Sonicscape è un bel disco? Quando lo ascoltai per la prima volta rimpiansi fortemente di averlo acquistato, e così fu per parecchio tempo; oggi posso invece dire che è uno dei dischi più strabilianti della mia collezione. Sicuramente soffre di alcuni difetti, come il ritmo eccessivamente banale e ripetitivo - a furia di mid-tempo la batteria pare più un metronomo - o la struttura dei brani, a tratti fin troppo semplicistica. Ci si potrebbe chiedere come mai con questa mirabolante messe di influenze diverse i Sigh abbiano deciso di impostare buona parte del loro lavoro su banali mid-tempo in strofa e ritornello, ma si può anche obiettare che simili punti di riferimento aiutano ad apprezzare la sterminatezza musicale del disco. Tuttavia, prescindendo da queste considerazioni stilistiche, dal punto di vista della coerenza musicale e dell’abilità compositiva Imaginary Sonicscape è un capolavoro colossale: Mirai ci mostra la sua strabiliante padronanza di tutti i generi musicali nonché delle tastiere di ogni tipo, ostentando una naturalezza compositiva nel mescolare i generi più disparati che ha dell’incredibile. Mirai compone la musica con la facilità con cui Ronaldinho calcia il pallone. Quindi in conclusione la bellezza di questo disco dipende dalla vostra capacità di tollerare una simile mole di diversi generi musicali: se il vostro gusto artistico non è limitato da angusti limiti, se amate la musica a 360 gradi nel vero senso della parola e se godete nell’apprezzare l’abilità compositiva dei musicisti, allora Imaginary Sonicscape diventerà il vostro disco preferito che custodirete gelosamente e nel quale vi tufferete ogni volta che avrete voglia di contemplare la grandezza delle capacità artistiche umane.

01 - Corpsecry - Angelfall (06:42)
02 - Scarlet Dream (05:11)
03 - Nietzschean Conspiracy (05:24)
04 - A Sunset Song (06:49)
05 - Impromptu (Allegro Maestoso) (01:24)
06 - Dreamsphere (Return To The Chaos) (06:51)
07 - Voices (07:03)
08 - Ecstatic Transformation (05:35)
09 - Born Condemned Criminal (05:43)
10 - Slaughtergarden Suite(10:57)
11 - Bring Back The Dead (06:40)
12 - Requiem - Nostalgia (07:58)