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martedì 29 marzo 2011

Sigh - "Gallows Gallery"

Candlelight / Baphomet, 2005
L’antefatto. A quanto pare l’ultimo sperimentalissimo Imaginary Sonicscape non è piaciuto alla Century Media, nemmeno dopo essersi permessa di tagliare due brani dei dodici originali. Non contenta, la casa discografica non ha concesso ai Sigh di pubblicare Gallows Gallery perché richiedeva alla band qualcosa di più Black-oriented. Così i giapponesi, al termine di un irrisolvibile braccio di ferro, hanno dovuto cercarsi una nuova label trovandola nella Candlelight Records. Finalmente poterono pubblicare il nuovo album, ma sembra che sia apparso con un sound deplorevole e con un ordine diverso della tracklist. Così due anni dopo, accasatisi alla The End Records, è arrivata la ristampa rimasterizzata, con copertina azzurra invece che arancione e nuovo ordine della tracklist. Nella presente recensione faccio riferimento a questa seconda edizione dato che è quella in mio possesso, e dato che è quella che si trova sul mercato.

Le novità. Buone nuove dal fronte Sigh. Prima buona notizia: i Sigh hanno finalmente cambiato batterista! Il vecchio Satoshi Fujinami si defila al basso lasciando spazio al nuovo Junichi Harashima - che, sia chiaro, non è niente di eccezionale, ma se non altro è veloce e ogni tanto si ricorda che esiste la grancassa. Seconda buona notizia: il lucido delirio di grandezza di Mirai è andato scemando, e il leader della band ha optato per tornare a comporre musica con un indirizzo preciso. Terza buona notizia: i Sigh hanno cambiato batterista! Ah no, l’ho già detto...ma le ottime notizie si ripetono volentieri.

Il disco. Credo si tratti del genere musicale più difficile da inquadrare che io abbia mai sentito: se infatti le strutture dei brani rimandano in parte all’Heavy Metal classico, e se la loro sostenuta andatura ricorda in alcuni istanti il Punk, dall’altro lato il sound della chitarra ritmica è molto sporco - ma è uno sporco strano, nulla a che vedere col Black Metal, il quale è qui presente solo sotto forma di lontana eco in una percentuale inferiore all’1%. In aggiunta a tutto ciò il disco è disseminato di euforici assoli in organo hammond in stile Deep Purple che fanno molto anni ’70, e di assoli di chitarra che invece coi Deep Purple non c’entrano niente. A tali irrefrenabili duetti si aggiunge di tanto in tanto un piacevole sax, e altre volte ancora sono gli inserti di musica elettronica a tener banco; ma una volta tanto abbiamo delle contaminazioni elettroniche fatte bene: molto defilate, relegate solo a qualche apparizione, e soprattutto prive di quell’insopportabile sound gommoso tipico dell’Industrial. E la voce? La voce...non saprei descriverla. Per la prima volta non c’è traccia del classico scream dei Sigh, qui trova spazio solo un clean mediamente alto spesso ricavato mediante la sovrapposizione di più voci - non so per quale assurdo motivo, ma mi fa pensare tanto agli Aristogatti! Al di là di questa breve divagazione, se questo disco non fosse Metal si potrebbe parlare addirittura di Art Rock. Brani forsennati costruiti su strutture semplici Heavy/Punk con un sound inqualificabile, parti soliste in organo, chitarra e sax, inserti di musica elettronica - una sorta di meeting tra l’avanguardia e il retrò: when Avantgarde and Classic unite. Cosa ci si potrebbe aspettare da un simile pazzesco guazzabuglio, soprattutto alla luce dell’ultimo Imaginary Sonicscape? Uno stile sonoro altrettanto ampio e sterminato che ci porta in crociera in ogni angolo della musica. E invece no! La cosa più straordinaria è proprio che lo stile musicale di Gallows Gallery è perfettamente lineare, in pieno contrasto con Imaginary Sonicscape. E non solo, è persino incredibilmente semplice e diretto! La naturalezza dei brani è così esagerata che questo disco sembra il risultato di parecchi anni di studio e tentativi, sembra il culmine di un’estenuante carriera spesa per conciliare l’inconciliabile...e invece è un fulmine a ciel sereno, un disco arrivato quasi per caso senza che nessuno potesse sospettarlo, oso addirittura azzardare che si tratti di un mero tentativo - del tutto riuscito.

Conclusione. Un po’ forse per l’andamento molto sostenuto, un po’ forse per l’euforia dei brani, un po’ sicuramente per la straordinaria abilità di Mirai nell’accostare l’inaccostabile - sta di fatto che Gallows Gallery colpisce in positivo, pur staccandosi decisamente da tutto quello che sono stati i Sigh in passato. Gallows Gallery è la dimostrazione definitiva che i Sigh sono una band alla costante ricerca delle novità, una band che dopo più di un decennio di sperimentazioni non ha ancora trovato - o non ha ancora voluto trovare - un proprio stile preciso. Insomma, i Sigh sono l’incarnazione musicale della filosofia di vita “vivere alla giornata”, e nella giornata odierna si vive di Gallows Gallery. Enjoy!

01 - Pale Monument (03:53)
02 - In A Drowse (03:27)
03 - The Enlightenment Day (03:33)
04 - Confession To Be Buried (06:21)
05 - The Tranquilizer Song (03:20)
06 - Midnight Sun (03:45)
07 - Silver Universe (03:51)
08 - Gavotte Grim (07:27)
09 - Messiahplan (03:47)