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sabato 12 marzo 2011

Mournful Congregation - "The Monad Of Creation"

Weird Truth, 2005
"Macrocosmic Doom for Microcosmic Beings". Così recita una frase all'interno del booklet di questo lungo, sfiancante album degli australiani Mournful Congregation. In effetti, la loro musica può dare la sensazione di infinito: costantemente sospesa, mai troppo corposa, sempre in attesa di risolvere su note più sicure e riposanti.

Quella degli australiani è una musica dotata di un certo minimalismo ma contemporaneamente molto articolata e in costante, anche se lenta, evoluzione. Solo quattro tracce di lunghezza biblica (un paio si aggirano sui 18 e sui 20 minuti di durata) suonate nello stile che ha reso celebri gli australiani (perlomeno nell'underground): riff di chitarra estremamente dilatati, atmosfere ridondanti ma pronte a cambiare di scatto, buona presenza di inserti acustici e parti squisitamente melodiche, scarsissima enfasi data alle tastiere e all'organo ecclesiale, a favore di un quasi totale sbilanciamento verso le melodie di chitarra. Non è un Funeral Doom mostruosamente oppressivo come potrebbe essere quello degli Esoteric o dei primi Shape Of Despair: non è nemmeno un doom - death granitico e oscuro come quello degli Evoken. Si tratta di uno stile a parte, che prima mette angoscia con un growl aspirato e profondissimo, davvero da oltretomba, e poi ammalia con passaggi melodici di sconvolgente bellezza, che squarciano il velo e ci regalano perfino dei momenti sereni, cosa rara da trovare in un disco di questo genere. Se si esclude la pacata e rassegnata "When the Weeping Dawn Beheld Its Mortal Thirst" (notare la lunghezza e la visionarietà dei titoli!), la quale è totalmente acustica, i rimanenti brani sono piuttosto omogenei nelle loro distorsioni ed atmosfere oniriche e tese (ma spesso intervallate da break acustici che spezzano la tensione), e non si discostano mai dallo stile canonico della band, seppure siano molto ricchi di variazioni, cambi di tema e decise virate melodiche che li rendono mai troppo schiaccianti, nonostante l'estrema lentezza. "The Monad Of Creation" è un album che fa viaggiare con la mente, da non ascoltare con troppa attenzione, ma semplicemente lasciando che il fiume strumentale entri poco alla volta nel cervello, a volte a tentoni, a volte in maniera irruenta, a volte dolcemente. C'è sicuramente qualcosa di "cosmico" in queste note, una perfetta rappresentazione dell'enormità dell'universo, resa pienamente da queste chitarre così spaesate ma al contempo così consapevoli di ciò che vogliono fare, ovvero rapire l'ascoltatore e trasportarlo in un mondo quasi lovecraftiano.

Non ha senso citare brano per brano, ma non posso non considerare la conclusiva "The Monad Of Creation" come il punto più alto toccato dal disco, con i suoi venti minuti di durata: venti minuti di epiche melodie che non mancheranno di far sognare. In conclusione, definirei tutto quest'album un unico, lunghissimo sogno ad occhi aperti, adatto solo ad un pubblico di nicchia, ma che saprà regalare enormi soddisfazioni a chi riuscirà a capirlo e a farlo proprio.

01 - Mother Water, The Great Sea Wept (18:21)
02 - As I Drown In Loveless Rain (11:21)
03 - When the Weeping Dawn Beheld Its Mortal Thirst (10:03)
04 - The Monad Of Creation (20:53)