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giovedì 17 marzo 2011

Metallica - "Ride The Lightning"

Elektra Records, 1984
Una domanda che prima o poi si sono fatti tutti i fan dei Metallica (perlomeno dei Metallica che furono) è la seguente: è più bello Master Of Puppets, oppure Ride The Lightning? Deciderlo in modo univoco è forse impossibile: per quanto mi riguarda, considero Master Of Puppets un capolavoro dall'enorme importanza storica, ma anche Ride The Lightning, secondo album della band statunitense, contiene alcuni tra i massimi capolavori dei Metallica e che rappresenta un perfetto album di transizione tra la grezza irruenza del primo Kill'Em All e la conquistata maturità tecnico - compositiva del sopracitato terzo masterpiece.

"Ride The Lightning" è un album acido, pesante, ma non più così spiccatamente veloce e cattivo come il suo predecessore: iniziano infatti a trovare posto alcune sezioni acustiche, break di apparente tranquillità, una sorprendente e meravigliosa ballad come "Fade To Black" (se non la migliore, sicuramente una delle più toccanti di tutto il genere metal), brani melodici e quasi easy - listening come "Escape" e perfino un brano strumentale lungo e articolato, il lovecraftiano "The Call Of Ktulu". Ma andiamo con ordine, poichè ogni brano ha il suo punto di forza. L'iniziale "Fight Fire With Fire" si apre con una chitarra acustica solare e positiva, salvo poi trasformarsi in un brano quasi grindcore, teatro di un riffing serrato e cupissimo, sul quale la voce di James Hetfield, posseduta e demoniaca, declama strofe di odio e di violenza, delle quali lui stesso poi si stupirà (ha poi dichiarato di aver scritto la maggior parte dei testi sotto l'effetto dell'alcol, e di essersi sorpreso della violenza che riusciva a imprimergli). Anche la title track "Ride The Lightning", oltre ad essere un brano dal ritmo trascinante e dal riffing stridente e aspro che invoglia subito all'air guitar, ha un testo visionario e paranoico, come non potrebbe essere altrimenti per un condannato alla sedia elettrica, che descrive il momento in cui scopre di stare realmente per morire, e che gli mancano solo pochi minuti per salutare il mondo che lo circonda. Notevole anche l'assolo centrale suonato dal buon Kirk Hammett, vera colonna portante della sezione chitarristica del gruppo. "For Whom The Bell Tolls", dal titolo programmatico, è una cadenzata ed inquietante marcia, che procede con lentezza ma in maniera inarrestabile. (curiosità: notate la somiglianza con "Angel Of Death" degli Angel Witch!). Si arriva dunque a "Fade To Black", dal testo disperato oltre ogni limite, probabile testamento morale di un suicida. Musicalmente, quale fan dei Metallica ai tempi si sarebbe aspettato un brano così sofferto, melodico, popolato da duetti tra chitarra acustica e chitarra elettrica che suona assoli commoventi, nonchè dalla triste cantilena di James, che qui abbandona la durezza del cantato ma non manca di lasciar trasparire una rabbia esistenziale che pare sconfinata? Probabilmente nessuno. Un brano che rimarrà per sempre nel cuore di tutti i fan dei Metallica, per non dire dei metallari in generale. Non ci credete? Ascoltate l'assolo finale. Dopo questa meraviglia è il turno di due brani veloci e più orecchiabili come "Trapped Under Ice" ed "Escape", meno caratteristici e più semplici da assimilare, ma non per questo meno validi: il germe della commercialità non aveva ancora contagiato la band, che qui suonava ancora in maniera completamente spontanea e genuina, quella maniera di suonare che quando viene persa è il disastro. Si torna a pestare duro con la frenetica "Creeping Death", dal ritmo incalzante e distruttivo: anche questo è un grande classico della discografia dei Metallica, riproposta praticamente sempre in sede live, e non potrebbe essere altrimenti vista la devastante carica che sprigiona. Ascoltate anche la versione suonata live dagli Apocalyptica, con i loro violoncelli distorti, e capirete bene cosa intendo. Chiude l'atipica strumentale "The Call Of Ktulu", che si sviluppa lentamente su un tema oscuro ed inquietante, fino ad arrivare al parossismo della tensione che si risolve solo dopo un lungo e sfiancante finale, nel quale lentamente il mostro di Lovecraft si spegne e ci lascia tornare alla vita di sempre.

Che altro dire? Importanza storica indiscutibile, qualità eccelsa per essere solo al secondo disco, violenza perfettamente calibrata e ricca di significato, capacità di songwriting e ispirazione quasi ai massimi livelli. Non è perfetto, ma poco ci manca. Per la cronaca: alla luce di tutto, la mia risposta alla domanda che ho posto all'inizio non può che essere "Ride The Lightning".

01 - Fight Fire With Fire (4:45)
02 - Ride The Lightning (6:37)
03 - For Whom The Bell Tolls (5:11)
04 - Fade To Black (6:55)
05 - Trapped Under Ice (4:04)
06 - Escape (4:24)
07 - Creeping Death (6:36)
08 - The Call Of Ktulu (8:53)