Pagine utili del blog

venerdì 11 marzo 2011

Intestine Baalism - "An Anatomy Of The Beast"

Repulse Records, 1997
Il 1997 è un anno in cui le sottocorrenti del Death Metal sono in pieno sviluppo, e stanno ormai esplodendo. Ciò è vero in particolare per il Melodic Death: basti pensare che è proprio questa la data di uscita di Something Wild, il leggendario primo disco dei Children Of Bodom che, bello o brutto che sia, ha cambiato la concezione del metal estremo melodico. Per non parlare poi del successo dei primi Arch Enemy - quelli belli con Johan Liiva al microfono - e dell’esplosione di In Flames e Dark Tranquillity. Ma come sempre anche l’underground ha da dire la sua, e così nel lontano Giappone sembrano sbucare quasi dal nulla questi Intestine Baalism.

Il loro stile è qualcosa di semplicemente unico e, che io sappia, rimane unico ancora oggi: essi uniscono l’Old School Death Metal con la nuova emergente corrente melodica, creando un ibrido che non può essere etichettato con successo in nessuno dei due modi singolarmente. Chiariamo subito un concetto: tante altre band appartenenti all’Old School avevano tratti melodici, basti vedere ad esempio i Pestilence o gli Atheist; ma il punto è che gli Intestine Baalism non hanno semplicemente dei tratti melodici: gli Intestine Baalism incorporano proprio il Melodic Death di band come i Dark Tranquillity o i primi Arch Enemy, il che è ben diverso. Basta ascoltare un brano qualsiasi del disco per rendersi conto da soli della differenza: riff selvaggi Old School improvvisamente lacerati da assoli melodici che non hanno nulla da invidiare a quelli dei più blasonati colleghi citati sopra, poi nuovamente inghiottiti dai riff. Anche le strofe ogni tanto sono una sorta di fusione: se ad esempio quelli di Corporal Celebration e Tyrant sono 100% Old School, in Anatomy Of The Beast si assiste a riff decisamente Melodeath. Tutto ciò oltretutto non è una mescolanza forzata come quella tra acqua e olio, ma si tratta di un amalgama senza grumi. A mio parere due cose che contribuiscono alla piena riuscita di quest’album sono la voce e le registrazioni: queste, pur essendo di buona qualità, è come se fossero fatte in uno spazio aperto come una vallata in cui il suono rimbomba, il che dà una singolare profondità e ariosità al tutto (l’effetto è molto più chiaro ed efficace negli assoli di chitarra); quella invece è grezza ai massimi livelli e si alterna tra un ottimo growl poco comprensibile senza compromessi e uno scream arido, tagliente, lancinante. Tre i brani che consiglio su tutti: il duetto Blasphemy Resurrected - A Place The Gods Left Behind, e Cannibal Sodom.

An Anatomy Of The Beast è un tesoro prezioso nascosto nelle profondità della storia del Death Metal, e forse un tale cimelio è rimasto così nascosto proprio perché ibrido: scade troppo nella melodia per i fan dell’Old School, è troppo brutale e sporco per i fan del Melodeath. Nonostante ciò io credo che sia uno degli album Death più belli di sempre, e non vedo alcun motivo per cui non possa essere paragonato ai grandi nomi quali Suffocation, Morbid Angel, Dark Tranquillity, Pestilence, Atheist. Capolavoro.

01 - Corporal Celebration (05:15)
02 - Anatomy Of The Beast (04:28)
03 - Alastor Possess (03:54)
04 - Cannibal Sodom (05:43)
05 - Energumenus (The Birth Of The Cursed Creations) (04:48)
06 - Blasphemy Resurrected (03:40)
07 - A Place The Gods Left Behind (06:11)
08 - Burn Thou In Effigy (01:10)
09 - Tyrant (04:47)