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giovedì 25 novembre 2010

Anathema - "The Silent Enigma"

Peaceville Records, 1995
Siamo nel 1995, la scena gothic - doom è nascente e inizia ad essere presa in considerazione. Quattro giovanissimi ragazzi britannici, dopo aver rilasciato alcuni album promettenti (in particolare l'ottimo Pentecost III), arrivano al compimento di quello che probabilmente è il capitolo migliore della loro discografia, e contemporaneamente un'icona del gothic - doom metal inglese, quella che li vedrà entrare come mostri sacri alla pari di gruppi come Paradise Lost e My Dying Bride.

"The Silent Enigma" è un album malato, oscuro, aggressivo e rabbioso in ogni nota, che trascina inesorabilmente in un vortice di nero pessimismo. Non si può definire altrimenti la musica degli Anathema (almeno quella che suonavano in quel periodo, avendo poi cambiato totalmente genere). La musica del gruppo è piena di dolore, sia fisico sia esistenziale, spoglia e cruda come poche. Ce ne accorgiamo subito dall'opener "Restless Oblivion", un'icona del doom metal nonchè uno dei migliori pezzi mai partoriti dal gruppo. Chitarre potentissime e un basso prepotente si fanno strada lentamente ma inesorabilmente macinando riff dalla pesantezza e cattiveria inaudite, mentre la voce dell'ottimo Vincent Cavanagh urla tutta la sua sofferenza animica con un timbro a metà tra il pulito e il growl. Timbri pesanti, dissonanti, incapaci di mediazione. "A bleak garden to cry, when my inamorato die". Questa frase potrebbe ben riassumere quello che si trova in questo "The Silent Enigma": un giardino spoglio nel quale disperarsi e dal quale assistere alla rovina del mondo e delle aspirazioni mortali, destinate allo sfacelo più totale. Un inquietante stacco, che vede protagonista un basso davvero malefico, non fa che aumentare la tensione, già palpabile, finchè uno straziante grido ci riporta in un marasma sonoro terrificante, che prosegue per la sua strada imperterrito e non lascia scampo. La disperata rabbia esistenziale è trasmessa dal giovanissimo cantante Vincent in una maniera straordinamente espressiva e genuina, senza inutili forzature o effetti. Il brano si conclude con un crescendo parossistico dell'ormai celebre ritornello, e finalmente gli strumenti e la voce tacciono, lasciandoci storditi da una tanto ragionata violenza. Restless Oblivion Forever. Non abbiamo molto tempo per riposarci, tuttavia: "Shroud Of Frost" ci porta in un mondo onirico e vacuo, sebbene espresso da altre chitarre pesantemente distorte. "Help me to escape from this existence". Quasi un universo lovecraftiano, a metà tra il reale e l'irreale, e ciò si nota anche dai testi, estremamente visionari. Assolutamente mirabile il finale, nel quale un muro chitarristico freddo e impenetrabile è accompagnato da cori angelici ed effetti elettronici pregevoli. Chiudete gli occhi mentre lo ascoltate, e vi sembrerà di fluttuare in un'altra dimensione spazio - temporale.

L'intenso finale sfuma introducendoci senza soluzione di continuità alla triste "Alone", brano acustico perduto in un abisso nero senza ritorno, dal quale giungono solo poche e deboli note più un'evanescente voce femminile, anch'essa smarrita irrimediabilmente. Un intermezzo inquietante che porta ad un altro dei cavalli di battaglia della band, "Sunset Of Age": arpeggi sognanti si uniscono ad una pesantezza ritmica e chitarristica invidiabile, che continuamente si azzittisce e riprende vigore, alternata a sezioni atmosferiche inquietanti. Con il duo "Nocturnal Emission" e "Cerulean Twilight" esploriamo lidi ancora più malati e stranianti, lisergici e altamente instabili. Grida di terrore, voci ansimanti, lunghe sezioni in contrattempo che non lasciano mai risolvere la tensione. La dolce "The Silent Enigma" interrompe il cortocircuito regalandoci un brano estremamente malinconico, dalle note vibranti, nel quale Vincent dà il meglio di sè con un cantato stanco e rassegnato, quasi piangente. Nella parte centrale di nuovo si ingrossano voce e strumenti, per poi allontanarsi progressivamente in modo incerto e confuso, come vagabondi. La magistrale "A Dying Wish" tinge la musica di grandeur epica, con la musica che parte in sordina e cresce sempre di più tra intrecci di arpeggi sempre più vicini ad esplodere in una cavalcata elettrica eccezionale, che travolge tutto. Una colonna sonora perfetta per annunciare la fine del mondo e il ritorno all'età della pietra, come declamato tristemente dallo stesso Vincent. Chiude l'album la nerissima strumentale "Black Orchid", funerea e straziante, la massima espressione musicale di angoscia e disperazione.

Quando l'ultima traccia smette di scorrere e sentiamo il rumore del lettore cd appena spento, non può non rimanerci addosso una sensazione di malessere generale, la sensazione che la musica abbia toccato le corde più profonde della nostra anima e ci abbia resi consapevoli del lato oscuro di ogni cosa. Disco semplicemente superlativo, che può piacere alla follia oppure essere odiato per la sua natura sfibrante e negativa, ma che indiscutibilmente trasmette emozioni vere in ogni singola nota.

01 - Restless Oblivion (8:01)
02 - Shroud Of Frost (7:31)
03 - Alone (4:24)
04 - Sunset Of Age (6:55)
05 - Nocturnal Emission (4:20)
06 - Cerulean Twilight (7:05)
07 - The Silent Enigma (4:25)
08 - A Dying Wish (8:11)
09 - Black Orchid (3:40)