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giovedì 18 novembre 2010

Pain Of Salvation - "BE"

InsideOut Music, 2004
Non si sa mai cosa aspettarsi dai Pain Of Salvation. Nel corso di una carriera ormai lunga e ricca di soddisfazioni, costellata di ottimi dischi e perfino qualche vero e proprio album - icona del progressive metal, gli svedesi hanno cambiato costantemente direzione, evolvendo il loro sound e talvolta arrivando perfino a stravolgerlo, come abbiamo potuto notare specialmente negli ultimi anni. Questo "BE", datato 2004, è un concept album che segna una nettissima svolta stilistica da parte della band, dopo che aveva partorito due eccellenti dischi progressive metal vario, elaborato ed emozionale come "The Perfect Element pt.1" e "Remedy Lane". Dopo quest'ultimo era logico aspettarsi una continuazione della serie, ma il mastermind Daniel Gildenlow ha optato per un cambiamento radicale, che ha fatto storcere il naso a non pochi fan storici. Vediamo perchè e vediamo innanzitutto di che cosa tratta questo "BE", dato che nella musica dei Pain Of Salvation non si può mai scindere il contesto dalla musica (praticamente ogni loro disco è un concept album, ossia un album con un filo conduttore comune).

"BE" si presenta come album che vuole indagare le profondità della vita, del rapporto dell'uomo con Dio o più in generale con la divinità, e lo fa presentando una storia piuttosto semplice ma di grande effetto: una nuova divinità scopre di essere venuta al mondo, non riesce a ricordarsi di non essere mai esistita, quindi deve esserci sempre stata. Ma cosa fare ora? Semplice: passare tutto il resto della vita a scoprire chi è. Per farlo crea gli uomini, a sua immagine e somiglianza, sperando che essi possano aiutarla a capire meglio, ma gli uomini non faranno che distruggersi a vicenda e rovinare il pianeta in cui vivono, fino al completo annichilimento dell'umanità, che rinascerà poi per effetto di un altro Dio, in un ciclo apparentemente senza fine. Questo a grandi linee: il concept è vasto, in alcuni punti molto nebuloso, e questa è solo una delle interpretazioni che si possono dare. Numerosi personaggi si susseguono nell'album: Animae, la divinità neoformata; Imago, la personificazione dell'anima di gruppo terrestre; Mr. Money e Dea Pecunia, che incarnano il lato più materialistico e spregevole dell'umanità; Nauticus, satellite artificiale superintelligente che cerca di salvare l'umanità da se stessa. Un concept in ogni caso molto ambizioso e profondo. E la musica com'è, visto che ha fatto tanto discutere?

Bisogna dire subito che con "BE" i Pain Of Salvation si distaccano quasi totalmente dal metal propriamente detto. Le chitarre distorte e i pesanti riff che contraddistinguevano "One Hour By The Concrete Lake", ad esempio, sono ancora presenti ma occupano solo una piccola parte della totalità del disco. In questo album ci sono influenze da quasi ogni genere musicale esistente: dal gospel al folk, dalla musica sacra al rock, dal blues al musical in stile hollywoodiano. C'è il rischio di perdere un pò la bussola, essendo costretti a destreggiarsi tra così tanti generi diversi, ma gli svedesi sanno fare bene il loro lavoro e confezionano un album curatissimo, di livello qualitativo eccelso, vario come pochi e mai pacchiano. Vediamo di analizzare traccia per traccia l'album, così da rendere meglio l'idea. "Animae Partus" (belli i titoli in latino!) è un semplice preludio parlato dove Animae spiega all'ascoltatore le sue origini divine e ciò che ha cercato di fare creando l'umanità. "Io sono!" afferma con protervia. Presto gli strumenti iniziano a parlare in "Deus Nova", accompagnati dai musicisti dell' "Orchestra Of Eternity" che per buona parte dell'album suonano insieme alla band. Un intro epico, potente e ben ritmato, con una voce in sottofondo che declama l'evoluzione della popolazione mondiale nel corso dei secoli. Quando arriviamo ai sei miliardi e ottocento milioni di persone odierni, la musica improvvisamente tace e riprende la parola Animae, per poi introdurci nella splendida ballata folk "Imago", dove protagonista è il mandolino. Una vera sorpresa per chi si aspettava un'altra "Inside". Daniel canta con voce allegra e giocosa, presentandoci le quattro stagioni dell'anno su una base ritmica ricchissima e sincopata. "Pluvius Aestivus" è invece un brano di solo pianoforte, dolce e sognante, perfettamente adatto ad interpretare la pioggia che cade incessantemente e piano piano forma oceani, laghi e fiumi in una Terra ancora primordiale. Dopo questo intermezzo pianistico, superbamente accompagnato da sezioni di archi, arriviamo alla prima vera canzone "metal" dell'album, "Lilium Cruentus". Gli uomini iniziano a rendersi conto che non è tutto rose e fiori, ma esiste anche la morte. "La vita pare sempre troppo breve quando la Morte richiede il suo obolo". Ciò viene espresso da un riffing piuttosto appesantito, mentre Daniel regala un'ottima prova vocale (come è suo solito) dimostrando grande espressività e perfino un certo gusto "rap" e crossover. Il finale accelera e diventa roboante, ma ciò che ci aspetta dopo è invece mesto e cantilenante: "Nauticus" è infatti un brano per sola chitarra acustica, volutamente sgraziata e approssimativa, accompagnata da cori gospel distorti. Sia la musica che la voce comunicano un grande senso di precarietà e incertezza: "Oh Signore, ascolterai la preghiera di un peccatore?". Non è dato sapere. Dopo una breve parte recitata, inizia il brano più lungo dell'album "Dea Pecuniae". Un brano gospel di dieci minuti, riccamente elaborato e diviso in tre parti, nel quale Daniel si prodiga in un'interpretazione superba del ricco e spocchioso Mr. Money, convinto di poter dominare il mondo intero grazie ai suoi soldi e all'ibernazione, per cui spende e spande sperando di diventare un giorno immortale. Nessuna chitarra distorta, ma tantissimi strumenti e voci che si intersecano uno sull'altro in un crescendo magistrale, dal sapore apparentemente scherzoso ma in realtà drammatico. "Ho un team vincente: Me, Me Stesso ed Io". Simbolo del materialismo odierno. Il breve intermezzo interno "Permanere" introduce al finale, talmente esagerato e funambolico da far quasi perdere la bussola all'ascoltatore. E improvvisamente...la calma. "Vocari Dei" è un dolcissimo brano per pianoforte, chitarra classica e batteria, che in sottofondo reca numerose telefonate di persone che cercano di parlare con Dio (nella fase di preparazione del disco, infatti, i fan sono stati invitati a telefonare ad un numero e dire tutto quello che avrebbero voluto dire a Dio. I risultati sono stati poi incisi su "BE"). C'è chi piange, chi ride, chi si lamenta, chi fa domande esistenziali. Notevole idea e notevole anche il brano, che pur nella sua semplicità risulta molto toccante. Cambiamo decisamente registro con "Diffidentia", toccando il lato più oscuro dell'umanità: ecco, Dio, come hai ridotto il mondo! Un riff pesantissimo e dissonante, accompagnato da archi inquietanti, esprime rabbia e sfiducia da ogni poro. "Se mi vuoi morto, sono qui, Dio!". L'uomo ha perso la strada, ha abbandonato il contesto della vita, riducendosi ad un insieme di "pezzi di pezzi, impossibili da rimettere assieme". Canzone non particolarmente varia, ma di grande impatto. La seguente e metallica "Nihil Morari", che vive su uno spettacolare riff di basso e sullo stesso tema di "Deus Nova", rappresenta invece l'inizio della consapevolezza che il mondo sta per finire, che di questo passo "non rimarrà nulla". Brano potente, giostrato tra accelerazioni parossistiche e momenti più riflessivi. Si giunge quindi a due tracce quasi strumentali, "Latericius Valete" e "Omni": la prima basata su un piacevole riff acustico, la seconda su un eccezionale organo ecclesiale (vero!) accompagnato da un breve ma intensissimo canto di Daniel, che spera che almeno il satellite artificiale Nauticus possa salvare l'umanità dalla deriva in cui si è cacciata. La storia sta per concludersi e arriviamo al capolavoro "Iter Impius", una semi - ballad per pianoforte e chitarra elettrica, nella quale Daniel realmente supera se stesso interpretando Mr. Money, che si sveglia dopo il coma criogenico e si accorge di essere diventato sì immortale, ma anche di essere rimasto da solo sulla Terra a governare polvere e rovine. "Ruler of Ruin". Incredibile il sentimento che Daniel mette nella voce, ora esprimendo tristezza, ora disperazione, ora rabbia impotente "Non attraverserò mai quella linea, rimarrò qui, da solo, a governare queste rovine". Il brano cresce lentamente nella sua drammaticità, fino ad esplodere in una parte elettrica memorabile e in un finale in crescendo che assicura numerosi brividi lungo la schiena. Uno dei migliori pezzi, se non il migliore, partoriti dai Pain Of Salvation. E dopo quest'epopea cosa arriva? Difficile dirlo. "Martius Nauticus II" riprende i temi di "Imago" e "Pluvius Aestivus" su una base fortemente ritmica e folkloristica, declamando la nascita di un nuovo Dio, che ora vede tutto, è ogni cosa, è tutta la viva ESSENZA. L'umanità che rinasce dalla sue ceneri. Dopo un brano così drammatico come "Iter Impius", questo appare quasi come uno scherzo. Ma non c'è trucco: una volta dato l'ultimo battito sui tamburi, Animae declama nuovamente "Io Sono!". E si riparte da capo...

Che dire in estrema sintesi? Sicuramente "BE" è un album complesso, controverso, molto difficile da capire e da assimilare, che rompe qualsiasi schema precostituito e riporta la musica sui binari dell'espressione artistica libera. Mischiare così tanti generi musicali diversi, abbandonando in gran parte il metal, è una scelta sicuramente coraggiosa, che ha esposto il gruppo a numerose critiche ma che gli ha anche permesso di esprimere al meglio la loro vena sperimentale e innovativa. Un album da vivere e da scoprire, meditando sui testi (cosa assolutamente indispensabile se si vuole capirlo) e assaporando ogni suono, gustandone l'incredibile qualità e ricercatezza. Per farla breve, non posso fare altro che etichettarlo come Capolavoro con la C maiuscola. E per chi non ne fosse convinto, consiglio di guardarsi il DVD, registrato dal vivo insieme all'orchestra. Le sorprese non mancheranno...

01 - Animae Partus (I Am) (1:48)
02 - Deus Nova (3:18)
03 - Imago (Homines Partus) (5:11)
04 - Pluvius Aestivus (5:00)
05 - Lilium Cruentus (Deus Nova) (5:28)
06 - Nauticus (Drifting) (4:59)   
07 - Dea Pecuniae (10:10)   
08 - Vocari Dei (3:50)
09 - Diffidentia (Breaching the Core) (7:37)
10 - Nihil Morari (6:21)
11 - Latericius Valete (2:28)
12 - Omni (2:37)
13 - Iter Impius (6:21)
14 - Martius Nauticus II (6:41)
15 - Animae Partus II (4:09)