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domenica 21 novembre 2010

Void Of Silence - "Human Antithesis"

Code666, 2004
Negatività, dissonanza, senso di vuoto esistenziale, continua tensione malefica, aggressività repressa. Questo è il superbo cocktail di elementi che si possono trovare in questa formidabile release dei romani Void Of Silence, dopo due ottimi dischi che avevano fatto conoscere la band al pubblico come fautrice di un doom metal apocalittico e pesantemente contaminato dalle sonorità industrial. "Human Antithesis" è un concentrato di rabbia e sfiducia totale nel genere umano, un concept album sulla distruzione dell'umanità (con un occhio di riguardo per il secondo conflitto mondiale: basta ascoltare l'intro del primo lunghissimo brano, consistente in undici messaggi in codice rilasciati ai partigiani tramite Radio Bari nel 1943). Le sonorità sono diventate meno furiose e più ragionate, le atmosfere si sono ulteriormente appesantite e si sono fatte davvero soffocanti, e non meno importante in questo album abbiamo il contributo di Alan Nemtheanga, cantante degli irlandesi Primordial. Cosa ci fa l'evocativa voce di un gruppo black - epic metal in un disco di doom metal freddo e cerebrale come questo? La contraddizione può apparire molto stridente, ma in realtà il nostro Alan rivela di trovarsi perfettamente a suo agio anche in questo contesto, regalando una prova vocale davvero notevole (sia nel clean, stranamente molto frequente, che nel meno usato growl e scream). La musica è come al solito apocalittica, generalmente lenta ma ricca di variazioni e cambi di tempo, ripiena di una grande quantità di campionature e sovraincisioni rumoristiche. Le chitarre, pur potenti e distorte che siano, non sono quasi mai le protagoniste del sound. In primo piano ci sono proprio le campionature e la voce del singer, che declama sfiducia e odio completo verso qualunque forma di vita e in particolare verso Dio, a volte sussurrando così sinistramente da far venire i brividi. Basta ascoltare le prime parole dell'interminabile "Human Antithesis":

This is where the dream ends 
where the soul of every man and woman is broken
where you carry your crippled children in hope of salvation
and you will lay them down to die
for salvation does not come
And the worth you have placed upon your life is finally revealed as nothing

Non traspare nemmeno una traccia di speranza nella musica del gruppo, e come si può facilmente evincere dalla lettura di quanto sopra, i testi non fanno che confermare questa loro attitudine. L'atmosfera è sempre gelida e nichilista, talvolta arricchita sapientemente da qualche nota di pianoforte, cori ecclesiali, serie di arpeggi acustici "metallici" o rintocchi di campane: piccoli ma costanti elementi di abbellimento che fanno la differenza tra un buon disco ed un capolavoro, in quanto un disco come questo non può definirsi altrimenti, se non altro solo per l'eccezionale cura dei dettagli e delle sfumature, che non avrei saputo immaginare in veste più perfetta. A tutto ciò si aggiungono strutture sempre progressive e mutevoli, nelle quali raramente c'è un passaggio ripetuto: i brani rappresentano veri e propri viaggi allucinati all'intero degli orrori umani, sterminati e potenzialmente infiniti, proprio come appaiono le varie tracce

Non voglio citare un brano piuttosto che un altro, vista l'eccelsa qualità di ciascuno di essi: tuttavia merita una citazione la conclusiva "CXVII". Una voce posseduta declama una versione modificata del canto numero 118 di Baudelaire ne "I Fiori Del Male", riguardante il tradimento di San Pietro nei confronti di Gesù. Gelide chitarre acustiche duettano con tastiere distanti e severe, regalandoci una perla di folk apocalittico di notevole spessore, una perfetta dimostrazione conclusiva delle capacità di questa band. Lode agli italiani Void Of Silence!

01 - Human Antithesis (20:15)
02 - Grey Horizon (7:20)
03 - Untitled (1:09)
04 - To A Slicky Child (11:54)
05 - Dark Static Moments (15:36)
06 - CXVIII (4:50)