Pagine utili del blog

domenica 28 novembre 2010

Ea - "Au Ellai"

Solitude Productions, 2010
Con questo album si chiude la trilogia "ancestrale" inaugurata nel 2006 dagli Ea, misterioso gruppo russo dalle caratteristiche totalmente sconosciute. Di loro conosciamo la provenienza, ma non i nomi dei componenti, nè il loro numero, nè altre informazioni. Sappiamo solo che pubblicano per l'etichetta Solitude Productions, la quale ha avuto un fiuto davvero magistrale nell'individuarli (ammesso che il gruppo non rappresenti lo sfogo artistico di qualche membro della label...). Non abbiamo i loro testi, poichè sono scritti in quella che a detta loro è un'antica lingua morta riscoperta dopo ricerche archeologiche.

Con la pubblicazione di "Ea Taesse" e di "Ea II", rispettivamente nel 2006 e nel 2009, gli Ea sono riusciti a ritagliarsi  per sè un'importante fetta della scena Funeral Doom Metal underground, costruendo un sound estremamente elaborato e ricchissimo di atmosfere sepolcrali e antiche. Ecco che ora, con questo terzo album in studio, si conclude finalmente il trittico, tematizzato sulle civiltà antiche. Se i primi due album seguivano una linea comune, fatta di inusitata e monolitica pesantezza sonora unita ad orchestrazioni ferali e oscure dotate di una forza evocativa spaventosa, "Au Ellai" rappresenta un netto cambio di stile: già dalla prima traccia, la lunghissima "Aullu Eina", possiamo sentire come l'atmosfera si sia fatta meno pesante e meno opprimente, le chitarre soliste abbiano guadagnato un posto di rilievo e il suono appaia più luminoso e melodico, pur mantenendo sempre un carattere solenne e severo. Un'evoluzione musicale interessante, che rende il disco sicuramente più fruibile e meno ostico, senza che per questo si snaturi il carattere musicale degli Ea: a parte alcune eccezioni (come nella seconda parte di Taela Mu) i ritmi sono comunque molto lenti e l'alone "sacrale" che da sempre contraddistingue la band non è affatto stato abbandonato.

Le parti di chitarra sono diventate pregevolissime e in molti tratti protagoniste: lunghi e melodici assoli, ovviamente rallentati all'estremo, occupano buona parte delle canzoni. Se nel precedente "Ea II" le chitarre avevano il compito di creare muri sonori quasi impenetrabili tramite accordi prolungati quasi all'infinito e saturati di riverbero, qui invece le medesime si occupano di tessere melodie tristi e malinconiche, non dimenticando però un ottimo sottofondo orchestrale e tastieristico, alleggerito anch'esso e dal carattere più celestiale che infernale. Il mood malinconico è un qualcosa che gli Ea non avevano ancora esplorato, e rappresenta una piacevolissima variazione all'austerità del suono che contraddistingueva specialmente il roccioso "Ea Taesse". Un'altra novità è la presenza sempre più massiccia di parti cantate, anche se, come al solito, non si può capire assolutamente nulla dei testi, e il growling non è certo molto articolato a livello tonale, rimanendo sempre un sussurro rauco di sottofondo che accompagna la musica, più che guidarla. Meno importanza hanno i cori femminili, l'organo ecclesiale che non appare quasi più, il pianoforte che torna ad essere un fioco accompagnamento (ma dalla bellezza sconvolgente), la parte spiccatamente atmosferica ed eterea sulla quale il precedente full - length si era basato. Un pezzo come "Taela Mu", basato su un riffing di chitarra quasi "convenzionale" (in termini relativi!), non sarebbe mai potuto stare su nessuno degli album precedenti. A qualcuno questo album potrà far storcere il naso, e probabilmente i fan storici stenteranno a riconoscere la band che fino a qualche anno prima annichiliva le orecchie con chitarre mostruosamente potenti e atmosfere da messa nera, ma ciò non toglie che "Au Ellai" sia un album godibilissimo ed elaborato, melodico ma nello stesso tempo profondo e sentito. Difficile non riconoscere la qualità di questo lavoro, curato nei minimi dettagli e perfettamente bilanciato in ogni sua componente, con originalità e personalità da vendere.

Un ultimo plauso va all'artwork, semplicemente meraviglioso: al di là della solita frase che troviamo all'interno dei loro vuoti booklet, e che qui è peraltro quasi illeggibile, le splendide immagini di colate laviche sormontate da stormi di uccelli in volo non possono fare altro che confermare il carattere inusuale di questo album, una degnissima conclusione di una trilogia di capolavori. Per chi volesse farsi un'idea di come suonano gli Ea, consiglio di ascoltare l'ultima traccia "Nia Saeli A Taitalae", la più legata al passato della band, ideale ponte di collegamento tra i vari albumi. Non a caso rimane per ultima, come a simboleggiare la più perfetta conclusione che poteva esserci per questa storia, che merita davvero di essere raccontata. Anche questo è un album da avere, senza mezzi termini.

01 - Aullu Eina (23:47)
02 - Taela Mu (10:00)
03 - Nia Saeli A Taitalae (18:07)