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martedì 16 novembre 2010

Scald - "Vermiculatus"

Code666, 2006
Una prestazione davvero inusuale quella degli irlandesi Scald, formazione doom - sludge metal formatasi nel lontano 1991. Quello che partoriscono con questo "Vermiculatus" esula dai canoni di qualsiasi genere e si fa notare immediatamente per la sua originalità: si tratta infatti di un'unica traccia, dalla ragguardevole durata di 47 minuti e 30 secondi, interamente strumentale ed intricatissima, senza che mai un singolo passaggio si ripeta all'interno della canzone (o sarebbe più giusto chiamarla composizione, dato che non si può assolutamente parlare di "forma canzone"). Apparente insensatezza, ma in realtà precisione assoluta nel descrivere i propri intenti, ovvero quelli di non avere confini musicali e di spaziare dove la pura creatività vuole andare.

Per via della sua eterogeneità, non ha senso tentare di descrivere ogni minuto della composizione, anche perchè è talmente mutaforma e poliedrica da sfuggire da qualsiasi facile classificazione. Posso però identificare il sound degli Scald come un interessante misto tra le sonorità sinistre dei Dolorian, le atmosfere grigie degli Isis, l'attitudine ambient - drone dei Sunn 0))) e perfino un certo gusto progressive metal, seppur da prendere molto alla lontana. La tecnica gioca un ruolo importante, non essendoci alcuna voce ad impreziosire il tutto: scelta a mio avviso azzeccata, perchè sposta l'attenzione unicamente sull'intreccio strumentale, che è davvero pregevole e vario. Sono frequenti stop and go, passaggi molto distorti alternati ad arpeggi inquietanti, muri di chitarre che si ergono improvvisamente, ritmi cadenzati che accelerano  furiosamente e poi si fermano di nuovo. Possiamo sentire echi death metal, passaggi pesantissimi e allucinati, scenari a dir poco apocalittici. Il tutto però non in maniera completamente slegata, ma mantenendo sempre un certo ordine nella musica, cosa che non è facile da ottenere quando ci si dedica al sincretismo musicale. Non si tratta di mere divagazioni strumentali fini a sè stesse come quelle che possiamo trovare in alcuni album dei Dream Theater, dove la tecnica ha spesso (purtroppo) il ruolo di stupire gli ascoltatori con sterili masturbazioni agli strumenti, che dopo un ascolto hanno già stancato. Gli Scald invece scelgono una strada diversa, piuttosto ostica, ma in ultima analisi sicuramente sincera e interessante nella sua cripticità.

Finora ho descritto solo la prima parte del brano: ma non mancano le sorprese improvvise, dato che verso metà il suono cambia e diventa puro ambient, dominato da rumori e campionature distorte, davvero inquietanti nel loro minimalismo e nella capacità di creare un'atmosfera post - disastro nucleare. E così si procede fino alla fine. Denominatore comune presente in tutto l'album, sia nella parte metal che nella parte ambient, è un certo senso di malattia, di schizofrenia, di malessere generale che non si spegne mai: ascoltarlo tutto di fila è una prova di resistenza, per via della sua forte carica psichedelica che potrebbe disturbare le menti più sensibili, ma l'ascolto è contemporaneamente molto interessante per chi è alla ricerca di sonorità "diverse" e di sperimentazione nella musica. Gli Scald la incarnano perfettamente, senza scadere mai nella sperimentazione fine a sè stessa, quella che non porta a nulla di memorabile. Attenzione solo a conservare la vostra sanità mentale!

01 - Vermiculatus (47:30)