Orcynia Records, 2009 |
I Lethian Dreams in realtà non sono altro che un progetto parallelo dei più conosciuti doomsters Remembrance. Entrambi i gruppi, provenienti dalla Francia, suonano un onesto doom metal melodico e ricco di atmosfera; ma mentre i Remembrance spesso e volentieri ingrossano notevolmente i suoni di chitarre e voce, estremizzando la propria proposta (con risultati a dire il vero poco entusiasmanti), i Lethian Dreams rappresentano la vena più "pacata" del gruppo, esplorando sonorità differenti: più introspettive, malinconiche, dimesse, come foglie d'autunno che cadono stancamente. Nemmeno a farlo apposta, il risultato è decisamente migliore, confermando le impressioni che avevo avuto ascoltando i Remembrance, vale a dire che la loro velleità di estremismo (in massima parte dal punto di vista del growl) fosse un po' fuori luogo e in contrasto con la natura melodica della loro proposta.
Nello specifico, il trio capitanato dall'eclettica Carline Van Roos ci propone un album piuttosto omogeneo, ben suonato (la batteria è programmata, ma non ce ne si rende quasi conto) e piuttosto ispirato, anche se i brani tendono ad assomigliarsi più o meno tutti, con poche variazioni significative. Il sound è fortemente debitore a gruppi come My Dying Bride, November's Doom e Mourning Beloveth, ma a differenza di questi ultimi i Lethian Dreams usano tempi più dilatati, ritmi quasi mai aggressivi, chitarre meno abrasive. Le poche parti veloci vengono soffocate da una produzione che non riesce a valorizzarle appieno, ma essendo una ristretta minoranza dell'album, l'effetto è trascurabile. Predominano infatti le parti lente, ariose e dilatate, perennemente interpretate dal duo vocale. La voce di Carline è dolce, eterea e ipnotica, mentre il buon Mathieu Sachs si occupa delle parti in growl (mai troppo profondo e mai troppo spinto, come invece accade nei Remembrance), alternando anche qualche riuscito passaggio in pulito e qualche spezzone "recitato". Il duo svolge bene il proprio lavoro, anche se una critica che si può muovere alle parti vocali è quella della loro staticità: il timbro di Carline è sicuramente molto piacevole, ma alla lunga può stancare, in quanto il cantato non è mai agile e spigliato, ma sempre piuttosto cantilenante. Anche Mathieu, che pur qui mostra di impegnarsi molto di più rispetto a quanto fa con i Remembrance (nei quali il growl è perennemente identico a se stesso), talvolta stona nella composizione generale, risultando troppo pesante e monotematico. Ciò non toglie che il gruppo riesca a creare delle atmosfere molto malinconiche e suggestive, avvalendosi spesso di tastiere e orchestrazioni di buon gusto che impreziosiscono i brani e regalano momenti molto intensi. L'opener "Elusive" è un'ottima summa del suono del gruppo: melodie semplici ma coinvolgenti, commistione di voci che prendono a turno la parola a mano a mano che il brano cresce, stacchi atmosferici dominati da vocalizzi prolungati e sognanti, pochi cambi di ritmo. Qualche accenno di velocità lo possiamo trovare nelle tracce conclusive, le due "Severance" e "For A Brighter Death", che rappresentano un pò il risollevamento del gruppo e il loro riscatto per quanto riguarda la velocità e l'aggressività, seppur in termini relativi. A qualcuno il suono potrà apparire eccessivamente mieloso, ma va riconosciuta ai Lethian Dreams un'ottima capacità di trasporre i loro sentimenti in musica, e questa non è una cosa da sottovalutare.
Di sicuro l'album non brilla per originalità, in quanto riprende bene o male tutti i clichè del genere, e ha qualche pecca specialmente per quanto riguarda il songwriting, ma dimostra comunque quel minimo di personalità ed ispirazione da renderlo non un classico, ma un album perfettamente godibile e adatto a riempire qualche pomeriggio in cui il sole non ne vuole sapere di farsi vedere. Non un capolavoro, ma sicuramente un album dignitoso.
Nello specifico, il trio capitanato dall'eclettica Carline Van Roos ci propone un album piuttosto omogeneo, ben suonato (la batteria è programmata, ma non ce ne si rende quasi conto) e piuttosto ispirato, anche se i brani tendono ad assomigliarsi più o meno tutti, con poche variazioni significative. Il sound è fortemente debitore a gruppi come My Dying Bride, November's Doom e Mourning Beloveth, ma a differenza di questi ultimi i Lethian Dreams usano tempi più dilatati, ritmi quasi mai aggressivi, chitarre meno abrasive. Le poche parti veloci vengono soffocate da una produzione che non riesce a valorizzarle appieno, ma essendo una ristretta minoranza dell'album, l'effetto è trascurabile. Predominano infatti le parti lente, ariose e dilatate, perennemente interpretate dal duo vocale. La voce di Carline è dolce, eterea e ipnotica, mentre il buon Mathieu Sachs si occupa delle parti in growl (mai troppo profondo e mai troppo spinto, come invece accade nei Remembrance), alternando anche qualche riuscito passaggio in pulito e qualche spezzone "recitato". Il duo svolge bene il proprio lavoro, anche se una critica che si può muovere alle parti vocali è quella della loro staticità: il timbro di Carline è sicuramente molto piacevole, ma alla lunga può stancare, in quanto il cantato non è mai agile e spigliato, ma sempre piuttosto cantilenante. Anche Mathieu, che pur qui mostra di impegnarsi molto di più rispetto a quanto fa con i Remembrance (nei quali il growl è perennemente identico a se stesso), talvolta stona nella composizione generale, risultando troppo pesante e monotematico. Ciò non toglie che il gruppo riesca a creare delle atmosfere molto malinconiche e suggestive, avvalendosi spesso di tastiere e orchestrazioni di buon gusto che impreziosiscono i brani e regalano momenti molto intensi. L'opener "Elusive" è un'ottima summa del suono del gruppo: melodie semplici ma coinvolgenti, commistione di voci che prendono a turno la parola a mano a mano che il brano cresce, stacchi atmosferici dominati da vocalizzi prolungati e sognanti, pochi cambi di ritmo. Qualche accenno di velocità lo possiamo trovare nelle tracce conclusive, le due "Severance" e "For A Brighter Death", che rappresentano un pò il risollevamento del gruppo e il loro riscatto per quanto riguarda la velocità e l'aggressività, seppur in termini relativi. A qualcuno il suono potrà apparire eccessivamente mieloso, ma va riconosciuta ai Lethian Dreams un'ottima capacità di trasporre i loro sentimenti in musica, e questa non è una cosa da sottovalutare.
Di sicuro l'album non brilla per originalità, in quanto riprende bene o male tutti i clichè del genere, e ha qualche pecca specialmente per quanto riguarda il songwriting, ma dimostra comunque quel minimo di personalità ed ispirazione da renderlo non un classico, ma un album perfettamente godibile e adatto a riempire qualche pomeriggio in cui il sole non ne vuole sapere di farsi vedere. Non un capolavoro, ma sicuramente un album dignitoso.
01 - Elusive (9:09)
02 - In Seclusion (8:12)
03 - Under Her Wings (9:17)
04 - Requiem (8:03)
05 - Severance (9:15)
06 - For A Brighter Death (9:55)